Spiace sinceramente dover infliggere, con questa piccola cronaca, una sofferenza agli untorelli del fanatismo nazionalista (italiano e tedesco in eguale misura) che hanno visto come il fumo negli occhi l'inaugurazione, esattamente due anni fa, del percorso espositivo con il quale il monumento alla vittoria di Bolzano è stato tolto dal novero degli emblemi della discordia, dello scontro, dell'inimicizia tra i gruppi linguistici convenienti in Alto Adige ed è stato collocato invece tra i luoghi dove quella memoria contrastata viene opportunamente ricostruita e raccontata.
Spiace sinceramente dover comunicare anche a coloro che si sono virtuosamente indignati per il commosso omaggio tributato a questa bella operazione di pacificazione storica dal presidente uscente della repubblica austriaca Heinz Fischer, che il capo del governo di Vienna è stato sicuramente più importante, ma anche solo uno degli 85.286 visitatori che nel giro di soli due anni hanno varcato la soglia della cripta sotterranea. In tanti, infatti, hanno scelto di imboccare il percorso che ricostruisce la storia del monumento in trasparenza rispetto a quella del fascismo che lo volle come simbolo dell'italianizzazione dell'Alto Adige, ma anche dell'altra dittatura, quella nazista, complice efferata nel tentativo di snazionalizzazione della minoranza sudtirolese.
Un risultato numerico di tutto rispetto che testimonia della bontà di un progetto voluto fortemente, contro molte resistenze, dal Comune di Bolzano guidato dai sindaci Salghetti e Spagnolli , dalla Provincia, dal ministero dei Beni Culturali che del monumento è il proprietario. Due anni fa, si diceva, l'inaugurazione con qualche assenza significativa (gli esponenti della Suedtiroler Volkspartei bolzanina ad esempio) e molte speranze, ma anche qualche fondato timore. Per troppo tempo il monumento era stato solamente simbolo di scontro e di divisione. Ed invece l'idea ha funzionato in pieno. Sono arrivati i bolzanini (ancora pochi purtroppo) e sono arrivati molti turisti che da quella visita hanno riportato con sé i luoghi d'origine una visione forse più completa della storia recente di una terra tanto particolare tormentata come l'Alto Adige. Sono arrivate le scolaresche con gli insegnanti, quasi 180 in due anni, ed anche qui non sarebbe male che maestri e professori fossero stimolati di più ad approfittare di questa possibilità per fare una lezione di storia locale.
Un bilancio comunque più che positivo come hanno messo in luce i responsabili politici e scientifici dell'operazione, in occasione della presentazione del catalogo che riprende i temi della mostra. Il libro, edito da Folio, era stato chiesto a più riprese dagli stessi visitatori, interessati a poter portare con sé alcune immagini e testi fondamentali che vengono proposti durante la visita. Pubblicato in tre lingue, italiano, tedesco e inglese, ora diviene anche uno strumento prezioso proprio per gli insegnanti che volessero utilizzarlo come ausilio didattico.
Dentro la cripta del monumento a presentare il volume, davanti a una piccola platea di giornalisti, il sindaco di Bolzano Caramaschi, il Commisario del Governo Margiacchi, l'assessore provinciale Mussner. Presente anche la presidente della commissione cultura del Comune, la consigliera Sylvia Hofer della SVP. Fa piacere poterlo sottolineare.