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Edificabile, inevitabile, ineluttabile

In che senso l'episodio della monaca di Monza raccontato dal Manzoni ci può spiegare l'evoluzione del progetto Benko? Un esercizio intellettuale per pochi.

Dopo essere stata benedetta dall'esito dell'atipico referendum d'inizio aprile, l'evoluzione positiva del cosiddetto progetto Benko, vale a dire la sua realizzabilità, è rientrata nella zona d'ombra dei passaggi burocratici. Un momento chiave dell'iter, comunque, si è avuto lunedì 22 agosto, allorché la Giunta di Bolzano ha posto la firma sulla delibera che di fatto rende possibile il bando del quale tutti conoscono già il nome del vincitore. Non si è trattato però di un momento privo di emozioni. Durante la tradizionale conferenza stampa del sindaco, sia la faccia di Renzo Caramaschi che quella del suo vice Christoph Baur esibivano il significato che siamo soliti dare all'espressione “obtorto collo”. Il collo più storto, peraltro, era quello dell'assessora dei verdi Marialaura Lorenzini, la quale, dichiarandosi affranta, ha chiuso gli occhi davanti all'inevitabile e ha pronunciato il suo “amen” astenendosi dal voto.

A proposito di “inevitabile” - o almeno di ciò che appare tale – è utile interpretare l'umore di questa Giunta, fotografata a ratificare di malavoglia quel che non poteva non ratificare, per riflettere più in generale sulle dinamiche decisionali alle quali siamo tutti sottoposti, persino chi, in teoria, di tali decisioni dovrebbero essere l'oppositore. Il caso Benko, da questo punto di vista, è molto istruttivo e meriterebbe un narratore ispirato dal famoso episodio della monaca di Monza, ovviamente attenendoci al commovente ritratto che ne ha dato Alessandro Manzoni nei Promessi sposi: “Per decidere della sua sorte non occorre il suo consenso, ma solo la sua presenza” (cap. IX).

“Inevitabile” è allora questo scivolare quasi inavvertito verso l'“ineluttabile”, che non è solo un sinonimo, ma ne accelera per così dire il percorso scosceso, come mosso dalla forza di un destino al quale non ci si può più sottrarre. Nessuno, a un certo punto, può più dire di no, neppure chi in teoria potrebbe trarre ancora un barlume di visibilità e un luccichio di ribellione dalla nobile (e inutile) testimonianza dei propri ideali calpestati. Caramaschi, parlando della sua assessora sinora renitente (al fato) ma astenuta (al voto) ha citato il suo “grande senso di responsabilità”. Una responsabilità, anche nel modo con il quale pronunciava la parola, che faceva però molto rima con impossibilità, e dunque impotenza, costernazione.

Si tratta forse dell'ultima versione possibile del dissidio insanabile tra la lotta e il governo, sul quale si andò a schiantare la Giunta precedente. Spenti adesso gli ardori, calmate le grida, il destino, come si diceva, si svolgerà senza clamore da una firma all'altra, su carte inappariscenti, noiose da leggere, spostate da impiegati fruscianti, in uffici poco soleggiati.

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luigi spagnolli Fr., 26.08.2016 - 11:33

Solo una precisazione: la Giunta precedente non si è affatto schiantata. Né sul PRU né su altri procedimenti. Ciò perché non ci sono mai state, al suo interno, divergenze tali da creare fratture. Il sottoscritto ha mandato a casa Giunta e Consiglio, 11 mesi fa, perché in Consiglio non poteva contare di una maggioranza coesa e solida, e quindi la Giunta, che invece era coesa e solida, avrebbe lavorato inutilmente non trovando nel Consiglio il necessario consenso per vedersi approvare gli atti. Cercare parallelismi tra presente e passato anche con espressioni forzate è nella natura del giornalismo: se però il giornalismo rappresenta un passato che non c'era, falsa la storia. Sul presente non mi esprimo, ma in quel passato c'ero, e - cordialmente - smentisco.

Fr., 26.08.2016 - 11:33 Permalink
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luigi spagnolli Fr., 26.08.2016 - 11:33

Solo una precisazione: la Giunta precedente non si è affatto schiantata. Né sul PRU né su altri procedimenti. Ciò perché non ci sono mai state, al suo interno, divergenze tali da creare fratture. Il sottoscritto ha mandato a casa Giunta e Consiglio, 11 mesi fa, perché in Consiglio non poteva contare di una maggioranza coesa e solida, e quindi la Giunta, che invece era coesa e solida, avrebbe lavorato inutilmente non trovando nel Consiglio il necessario consenso per vedersi approvare gli atti. Cercare parallelismi tra presente e passato anche con espressioni forzate è nella natura del giornalismo: se però il giornalismo rappresenta un passato che non c'era, falsa la storia. Sul presente non mi esprimo, ma in quel passato c'ero, e - cordialmente - smentisco.

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