Politik | Verso il 4 dicembre

Molto semplicemente, votate "NO"

Grande successo a Bolzano dello spettacolo di Marco Travaglio allestito per sostenere il fronte di chi si oppone alla riforma costituzionale.
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Foto: salto

Nel mondo di Marco Travaglio non esistono certo troppe sfumature. Ci sono i sapienti (tra i quali ovviamente lui stesso) e i cialtroni (grandissima parte dei politici). L'unica ombreggiatura rimasta, l'unica incertezza superstite è quella tra il suo ruolo di giornalista, il “guardiano del potere”, e quello di attore istrionico sempre più consumato, che egli alterna e quindi riunisce mediante l'allestimento di spettacoli ricavati dai suoi libri, nei quali le sue tesi vengono semplificate per strappare anche cospicue risate.

Davanti alla platea di un Teatro Cristallo gremito, ieri sera (2 ottobre) Travaglio ha dunque impostato la sua argomentazione martellando per quasi due ore su protagonisti e spirito della riforma costituzionale, sottoposta – come noto – al giudizio popolare il prossimo 4 dicembre. Ad aiutarlo, in un lungo siparietto centrale, l'attrice Giorgia Solari, la quale ha interpretato la Ministra Maria Elena Boschi, ovvero colei che viene considerata una delle “procreatrici” della riforma.

Rimpiangerete i Testimoni di Geova”, ha esordito il giornalista/attore per stigmatizzare l'attivismo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei suoi comitati per il “sì”. Come dire: siete e sarete sempre più sottoposti a un bombardamento propagandistico che si fonda su un kit quasi religioso, perché in buona sostanza ogni discussione nel merito è oltrepassata dallo slancio fideistico coagulato nel dogma: “O cambiamo adesso la Costituzione o non lo faremo mai più”. Per questo occorre resistere e affidarsi anche allo sbeffeggiamento irriverente di siffatto intento. Travaglio ha avuto così buon gioco nel maramaldeggiare sulle contraddizioni a suo giudizio più evidenti dei riformisti. La più eclatante: perché cambiare la Costituzione, definita solo fino a poco tempo fa “la più bella del mondo”, ricorrendo a un progetto che in pratica fallisce in modo sistematico tutti gli obiettivi di semplificazione che vorrebbe invece proporsi?

La decostruzione del mito della “semplificazione” è stata affidata in particolare alla caricatura della Boschi, ridotta a una “belloccia cretina toscana”, in un tripudio di “c” aspirate e battute al limite del Bagaglino (“Quando lavoravo a Firenze mi dicevano tutti: vieni avanti aretina...”). Ritmato sul tic linguistico boschiano (“molto semplicemente...”), dipanato per mettere in luce la sprovvedutezza della Ministra, l'esame dei capitoli salienti della riforma è risultato funzionale a corroderne soprattutto i capisaldi ritenuti più popolari. “Ma davvero vogliono farci credere che eliminando appena duecento parlamentari sia possibile anche solo intaccare il numero delle persone che oggi in Italia vivono di politica, visto che si tratta di un milione e centomila individui?”. In modo ancora più ruvido: “Il Senato verrà trasformato in una specie di albergo a ore, con i sindaci e i consiglieri regionali, emanati da votazioni sfasate, che costituiranno di volta a volta maggioranze variabili e dunque sostanzialmente a cazzo”. Insignificante persino per quanto riguarda il tema della riduzione dei costi della politica, le pecche della riforma sono state poi illustrate assumendo il punto di vista dei costituzionalisti inopinatamente definiti da Renzi “ansiogeni” (a cominciare da Gustavo Zagrebelsky), al fine di ristabilire una narrazione ritenuta più vicina ai fatti: “Non è vero che il bicameralismo perfetto rallenta il processo decisionale. In questi anni sono state fatte leggi importanti anche molto velocemente. E quando non sono state fatte non era per colpa dell'ostacolo costituito dal Senato, ma perché avevamo una classe politica inefficiente. Non c'è dunque nessun bisogno di intervenire in questo senso”. Applausi scroscianti.

Al termine dello spettacolo è salita sul palco Lidia Menapace, la partigiana che incarna la radice ancora vitale di una Costituzione da applicare e non da rottamare, e se occorre da difendere anche utilizzando i mezzi forniti dalla cultura dell'intrattenimento: “Oggi molte persone, soprattutto giovani, si sono allontanate dalla politica, e forse un modo per riavvicinarle è proprio questo, facendo spettacoli che raccontano storie e storielle”. “Se comunque dovessi cambiare un articolo della Carta – ha concluso Menapace –, vorrei che fosse il settimo, quello che cita i Patti Lateranensi”. Il pubblico intanto cominciava ad abbandonare le proprie postazioni per radunarsi nel foyer del teatro, dove Travaglio è comparso poco dopo a firmare le copie del suo libro di grande successo sotto lo sguardo compiaciuto dei locali appartenenti al Comitato del “NO”.  

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Massimo Mollica Di., 04.10.2016 - 08:17

Tralasciando la becera comicità maschilista sulla "belloccia cretina toscana", tipica di chi disprezza la democrazia e il rispetto di chi la pensa diversamente, il POLITICO Travaglio vuole passare come mentore della verità, ma adotta la tecnica classica propagandistica. Ne più e ne meno come fanno tutti. Il punto vero è che in Alto Adige Südtirol se passa o meno la riforma non cambierà nulla. Rappresentavamo un modello di organizzazione della cosa pubblica e lo saremo anche in futuro, indipendentemente dalla riforma.
Comunque auguro a chi vota NO ti trascorrere altri vent'anni con Brunetta, Dalema e company, semplicemente perché questo è successo negli ultimi vent'anni e questo è quello che si meritano.

Di., 04.10.2016 - 08:17 Permalink