Gesellschaft | Integrazione

Una scuola per soli migranti?

Secondo il Landeshauptmann il modo migliore per integrare nella nostra società i bambini provenienti da contesti migranti sarebbe quello di isolarli dal resto della popolazione scolastica. Il professor Siegfried Baur (LUB) non è di questo avviso.

“A Bolzano ci sono asili tedeschi nei quali ormai solo il personale parla tedesco. I bambini, invece, sono di madrelingua italiana, mistilingui [gemischsprachig] oppure provengono da famiglie di immigrati”. In un articolo pubblicato oggi, 3 giugno, sul quotidiano Dolomiten e su stol.it, Luis Durwalder torna ad affrontare il problema dell’integrazione. E lo fa proponendo un modello che pare andare esattamente in una direzione opposta: “Per i figli degli immigrati vedrei bene il modello scolastico ladino. La scuola paritetica prevede che si faccia lezione in entrambe [sic!] le lingue parlate in provincia, incluso l’inglese come lingua straniera”. La cosa curiosa è che da un lato il Landeshauptmann riconosce l’importanza di far apprendere ai ladini e agli immigrati (singolarmente accomunati) quelle che a suo avviso sono le “due” lingue della provincia, però ritiene che ciò possa avvenire meglio in scuole apposite, frequentate per così dire da persone dello stesso “tipo”. In questo modo – conclude Durnwalder – “alle scuole italiane e tedesche sarebbe tolta pressione” e l’integrazione potrebbe riuscire meglio, come avviene in periferia, dove “ci sono meno bambini di immigrati”.

Siegfried Baur, professore di Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Bolzano, è autore di diverse pubblicazioni riguardanti l’educazione interculturale, la pedagogia della relazione e dell’incontro e l’educazione plurilingue. Nell'intervista con salto.bz critica la proposta di Durnwalder

Professor Baur, come giudica la proposta di creare un’apposita scuola per bambini provenienti da contesti familiari migranti sul modello della scuola paritetica ladina?
Siegfried Baur: La giudico in modo totalmente negativo. Prima di tutto è assurdo chiamare un simile modello “scuola paritetica”. La scuola dei ladini ha tutt’altra funzione, fu scelta liberamente per consentire a chi la frequenta di apprendere meglio l’italiano e il tedesco, lingue non parlate dalla maggioranza delle popolazione che vive nelle valli ladine. Ma il ladino è presente nella vita quotidiana delle ragazze e dei ragazzi e, almeno formalmente, è considerata la terza lingua ufficiale della provincia (anche se Durnwalder ne riconosce solo due, ndr).

E allora come lo si potrebbe chiamare, un simile modello?
Lo chiamerei “segregazionista”. Se il fine volesse davvero essere quello dell’integrazione si otterrebbe esattamente l’effetto contrario. In classi del genere i bambini svilupperebbero la percezione di essere un gruppo marginale, tenuto distante dagli altri. Così il problema, da complesso, diventerebbe presto ingestibile.

Ma tecnicamente sarebbe possibile creare classi separate a quel modo?
Neanche per sogno. Una proposta del genere cade completamente fuori dallo spazio legislativo italiano, che non solo non prevede l’istituzione di simili percorsi formativi differenziali, ma suggerisce di fare esattamente l’opposto: dal punto di vista pedagogico non può darsi integrazione senza cooperazione.

Eppure le difficoltà sussistono, una presenza eccessiva di bambini provenienti da contesti migranti non mette anche a repentaglio la qualità dell’insegnamento nella madrelingua?
Beh, intanto cominciamo col dire che nessuno si preoccupa della madrelingua di quei bambini. Ed è una cosa piuttosto grave, volendo tematizzare l’integrazione in modo minimamente serio. Poi, in base alla mia esperienza sia teorica che pratica, ho notato spesso che – a parte alcuni casi afferenti per l’appunto a comunità molto distanti culturalmente da noi e comunque più strutturalmente “chiuse” all’incontro – i bambini di questo tipo non solo apprendono con grandissima facilità l’idioma prevalente parlato in classe, ma sono anche più veloci degli altri ad apprendere la cosiddetta “seconda lingua”. Mentre i “nostri” fanno molta più fatica, perché spesso manca completamente la motivazione.

Quindi non c’è alternativa alla via della pedagogia interculturale?
Non c’è altra via, no. A meno che non si voglia procedere verso la segregazione, come le dicevo, spacciandola assurdamente come una scorciatoia per l’integrazione.

 

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senad kobilic Mo., 03.06.2013 - 16:29

incredibile...ma è possibile che un uomo che si spaccia per uno che ha lavorato per la convivenza in Sudtirol possa dire una cosa del genere....ma in fondo non mi stupisce ne anche così tanto, se ci penso a quello che hanno fatto, in effetti è l'unico metoso che conosce, ci conosceremo meglio se ci separiamo, più o meno era così una famosa frase di qualche politico locale....passano gli anni, però le cose rimangono sempre uguali...non bisogna mischiarsi, perderemo le radici, la cultura ..non sapremo più chi siamo.. mhhh che rabbia, per questa gente che non riesce ad aprire gli occhi e a essere un pò lungimirante, ogn'uno nel proprio recinto..

Mo., 03.06.2013 - 16:29 Permalink
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Harald Knoflach Mo., 03.06.2013 - 17:16

schnapsidee - oder weinidee, oder bieridee

jedenfalls ein vorschlag, der unter einwirkung fragwürdiger substanzen zustandegekommen sein muss.

Mo., 03.06.2013 - 17:16 Permalink
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Salto User
Sepp.Bacher Mo., 03.06.2013 - 18:00

Nun ich habe auch heute auf Stol und in der Dolomiten von diesem Vorschlag gelesen. Ich habe mich auch gewundert, dass Durnwalder das machen will, aber im konträren Sinn. Ich glaube auch, dass viele Zuwanderer-Familien Interesse haben, dass ihre Kinder beide Landessprachen paritätisch erlernen. Das Ladinische Schulmodell sieht auch den Unterricht in der Muttersprache Ladinisch vor. In diesem Falle müsste man dann eben – so gut als möglich und mit Kreativität – die Kinder in ihrer Muttersprache unterrichten. Ich habe diesen Vorschlag auch schon in meinem salto-Beitrag www.salto.bz/de/article/06042013/zweisprachige-schule-und-autonomiestat… gemacht. Fachlich kann ich Prof. Bauer nicht widersprechen, da ich nicht von Fach bin. Ich glaube aber, dass er in diesem Interview auch überinterpretiert und über reagiert hat.
Nun besser fände auch ich, diesen Schultyp angepasst für alle Interessierten anzubieten mit besonderer Förderung der Einwanderer-Kinder. Aber auch dieser Vorschlag könnte ein Fortschritt sein, wenn man ihn auf die Theorie-Fächer begrenzt, und die Praxis-Fächer: Kunst, Werken, Singen und Turnen kooperativ mit den anderen Kindern unterrichtet.

Mo., 03.06.2013 - 18:00 Permalink
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Gabriele Di Luca Mo., 03.06.2013 - 18:05

Antwort auf von Sepp.Bacher

"In diesem Falle müsste man dann eben – so gut als möglich und mit Kreativität – die Kinder in ihrer Muttersprache unterrichten". Quindi avendo magari una decina di bambini di tre o quattro lingue diverse come immagini che potrebbe funzionare? E che tipo di socializzazione si avrebbe mantenendo gli "stranieri" separati dagli altri?

Mo., 03.06.2013 - 18:05 Permalink
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Salto User
Sepp.Bacher Mo., 03.06.2013 - 19:11

Antwort auf von Sepp.Bacher

@Metteo Taibon: Es gibt zwei Realitäten: die dreisprachige im Gröden und Gadertal und in begrenzten Bereichen der Verwaltung, und die zweisprachige. Oder kennst du viele deutsche oder italienische Südtiroler, die Ladinisch sprechen und schreiben?
@Gabriele: Man muss eben die verschiedenen Ethnien mit einbeziehen. Wir wissen, dass bei fast allen auch Menschen mit mittlerer oder höherer Bildung dabei sind, die das gerne machen und auch Geld dazu verdienen würden. Die deutsche Volksgruppe musste auch kreativ sein bezüglich des Spracherlernens: zuerst in den Katakombenschulen, dann die vielen Hilfslehrer, die es viele Jahre nach dem Krieg in der deutschen Schule gab: Ich wurde noch in den 70-er-Jahren - noch während ich die Abendmittelschule besuchte - von einem Direktor angeworben. Drei Jahre später, als ich dann die Abend-LBA besuchte, habe ich mich dann herangewagt. Besagte Abendschule besuchten vorwiegend solche Hilfs-Lehrpersonen ohne Ausbildung.
Übrigens: Eltern, die noch Analphabeten sind, könnte man gemeinsam mit ihren Kindern beibringen, ihre gesprochene Sprache auch schreiben und lesen zu können.

Mo., 03.06.2013 - 19:11 Permalink
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Sybille Tezzele Mo., 03.06.2013 - 18:18

Per quanto ne so la nostra Costituzione dice che in Italia abbiamo tutti il diritto di scegliere se e in quale scuola andare, punto.

Mo., 03.06.2013 - 18:18 Permalink
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gorgias Mo., 03.06.2013 - 18:21

per questa proposta è solamente di levare il peso alle scuole togliendo persone che spesso non parlano bene la lingua in cui viene fatto lezione.

Dire che questo sistema avrebbe dei vantaggi per gli alunni che frequentano queste scuole è veramente meschino. per imparare bene una lingua il modo migliore è avere contatti con persone di madrelingua. questa opportunità così verrà tolta sistematicamente a un gruppo di persone che ne avrebbe più bisogno ma anche in modo più ampio di poter conoscere costumi e cultura del paese dove si dovrebbero integrare.
una soluzione che darebbe l'opportunità di imparare le lingue in un contesto vivo sarebbe stabilire una quota massima di persone che possono frequentare una classe con capacità minore nella lingua d'insegnamento.
questo sarebbe anche un sacrificio perché ci sarebbero quelli che non potranno frequentare la scuola più vicina a casa loro.
un sacrificio che ne valerebbe la pena.

Mo., 03.06.2013 - 18:21 Permalink
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gorgias Mo., 03.06.2013 - 18:21

per questa proposta è solamente di levare il peso alle scuole togliendo persone che spesso non parlano bene la lingua in cui viene fatto lezione.

Dire che questo sistema avrebbe dei vantaggi per gli alunni che frequentano queste scuole è veramente meschino. per imparare bene una lingua il modo migliore è avere contatti con persone di madrelingua. questa opportunità così verrà tolta sistematicamente a un gruppo di persone che ne avrebbe più bisogno ma anche in modo più ampio di poter conoscere costumi e cultura del paese dove si dovrebbero integrare.
una soluzione che darebbe l'opportunità di imparare le lingue in un contesto vivo sarebbe stabilire una quota massima di persone che possono frequentare una classe con capacità minore nella lingua d'insegnamento.
questo sarebbe anche un sacrificio perché ci sarebbero quelli che non potranno frequentare la scuola più vicina a casa loro.
un sacrificio che ne valerebbe la pena.

Mo., 03.06.2013 - 18:21 Permalink
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Profil für Benutzer Sylvia Rier
Sylvia Rier Mo., 03.06.2013 - 18:24

Mir fällt da alleweil dieser Satz ein (aus einem Kommentar von Harald Knoflach): "denn menschen nach einem unveränderlichen merkmal zu unterteilen ist immer falsch und diskriminierend". Jedenfalls sagt diese Geschichte in meinen Augen sehr viel aus auch über den Menschen, der in unserem LH steckt, und überhaupt über das Land, in dem wir leben. Trotzdem würden mich eigentlich die entsprechenden Positionen (oder auch die Meinungen in/zu dieser Sache) mehr von jenen Personen interessieren, die auch noch am Ruder sein bzw. dorthin gelangen werden, wenn er es nicht mehr ist. Denn auf die wird's doch wohl ankommen, oder?

Mo., 03.06.2013 - 18:24 Permalink
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Profil für Benutzer Elisabeth Oberrauch
Elisabeth Oberrauch Mo., 03.06.2013 - 20:07

Ich unterrichte in einem Wohnviertel von Bozen, in dem das Italienische vorherrscht. Mit der deutschen Sprache kann man hier nirgends landen...weder im Lebensmittelladen, noch in der Apotheke, noch im Gasthaus. Um so erfreulicher, aber deshalb auch nachvollziehbarer ist die Tatsache, dass viele Familien beschließen, ihr Kind in die deutsche Schule zu schicken. Kinder aus italienischsprachigem Elternhaus, aus gemischtsprachigem Elternhaus und aus Familien mit Migrationshintergrund kommen zu uns, um die deutsche Sprache hier zu lernen, denn in ihrem Umfeld ist das schlecht möglich. Ich denke, dass bei vielen der Wunsch, deutsch zu lernen sehr stark ist, was der Politik ja eigentlich recht sein müsste. Ich denke da an den Proporz...Wir Lehrerinnen und Lehrer brauchen, um unsere Aufgabe gut machen zu können, Hilfe und Unterstützung- auch in Form von Personal. Als Mathematiklehrerin ist für mich klar: 60 Minuten geteilt durch 20 Schüler...ergibt eine Redezeit von 3 Minuten, wenn die Lehrerin gar nichts sagt...wenn, was der Normalfall ist, die Lehrerin doch spricht, verringert sich die Redezeit der Schüler beträchtlich. Wir müssen mit den Umständen zurechtkommen, aber wir könnten sie verbessern mit kleinen Lerngruppen und mehr gutem Willen von Seiten der Erwachsenen. Die Kinder leisten Enormes! Die Erwachsenen weniger...Tatsache ist, dass bei uns Elterngespräche und andere Gespräche in italienischer Sprache ablaufen -wir leben eben in einen vorwiegend italienischen Viertel. Was bei uns Lehrerinnen und Lehrer leisten ist unbezahlbar :-).

Mo., 03.06.2013 - 20:07 Permalink
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Salto User
Sepp.Bacher Mo., 03.06.2013 - 21:53

Neue Meldung auf Stol: "Um die deutschen und italienischen Schulen und Kindergärten schlägt Durnwalder eine paritätische Schule für Einwanderer-Kinder vor. Diesen Vorschlag sollen die drei Schullandesräte Sabina Kasslatter Mur, Christian Tommasini und Florian Mussner nun prüfen" , das hat anscheinend die Lanndesregierung heute beschlossen. Es scheint also konkret zu werden. Ich befürchte leider, dass der Unterricht in der Muttersprache der Kinder - wie in der ladinischen Schule vorgesehen - nicht so selbstverständlich durchgeführt werden wird.
Ich glaube nicht, dass man mit dieser Idee - wie von einigen befürchtet - die Trennungs-Philosophie von Anton Zelger wieder beleben und eine Art Schul-Apartheit einführen will, sondern dass man auf eine Not reagiert. In der Pestalozzi-Schule in Bozen gibt es ja schon einen solchen Schulversuch. (Wurde schon auf diesem Portal diskutiert). Es gab in Bozen ja schon in Vergangenheit - zwar in anderen Zusammenhängen - Integrationsklassen.
Nur weil Durnwalder es will und Bauer es kritisiert muss es nicht von vorneherein schlecht sein. Wir Linken haben Jahrzehnte lang eine Uni gefordert. Durnwalder hat entschieden sie zu machen und jetzt haben wir sie. Vielleicht hat ihn noch einmal der Ehrgeiz gepackt und er realisiert durch die Hintertür die paritätische Zweisprachige Schule. Wollen wir mal optimistisch sein!

Mo., 03.06.2013 - 21:53 Permalink
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Profil für Benutzer Giovanna Arminio
Giovanna Arminio Mo., 03.06.2013 - 23:11

A mio parere si dovrebbero percorrere due strade per realizzare una vera integrazione tra le persone, soprattutto in un territorio complesso come l'Alto Adige: creare una scuola unica trilingue (pari ore di italiano e tedesco ed almeno 4 ore di inglese settimanali già dalla prima elementare) e trasmettere il piacere e la curiosità per la lingua, anzi le lingue, diverse dalla propria. Questo, secondo me, manca a a Bolzano perché la maggior parte dei genitori trasmettono ai figli l'apprendimento della seconda lingua come qualcosa di utile solo a fini lavorativi e di obbligatorio, perché senza patentino non lavori. E, di fronte alla pura imposizione, scatta il meccanismo più antico del mondo: il rifiuto. Come mamma di tre bambini che frequentano le scuole di Bolzano e che si confronta spesso con altri genitori, denuncio con dispiacere la stupidità e inutilità di un simile approccio alle lingue. L'Alto Adige dovrebbe uscire da se stesso e sentirsi parte di una comunità più ampia, nazionale ed europea. Allora, come dice mia figlia Maria di sei anni, se conosci più lingue, puoi parlare con più persone. Le lingue servono per comunicare, non per farti prendere un patentino! Dopo quello che ho appena detto, non spreco una sola parola per commentare l'assurda, impraticabile e giuridicamente infondata, proposta d'integrazione del Presidente D. Buona notte a tutti. Giovanna

Mo., 03.06.2013 - 23:11 Permalink
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Profil für Benutzer Alberto Stenico
Alberto Stenico Di., 04.06.2013 - 00:00

Dobbiamo garantire a tutti nostri giovani una educazione ed una formazione interculturale. Dare loro la cultura/le culture necessarie per affrontare il futuro e per essere protagonisti attivi dei cambiamenti della società. Non si tratta solo di conoscenza di diverse lingue, ma anche di tutto di cui esse sono espressione. Quindi le nostre scuole hanno bisogno di avere il massimo sostegno da parte della Provincia, ma non solo, per affrontare questa sfida. A noi famiglie "locali", lo sforzo di accettare positivamente la presenza di bambini di diverse culture nelle classi. Non è facile e non ci siamo ancora; lo dimostra la "fuga" verso le scuole private e pubbliche a basso o nullo tasso di immigrati.

Di., 04.06.2013 - 00:00 Permalink
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Profil für Benutzer no name
no name Di., 04.06.2013 - 07:08

Hab irgendwie den Eindruck als wolle der Luis mit allen Mitteln die Hypothek, die er hinterlässt, lastenvoller gestalten, so nach dem Motto "die werden sich no wundern..." Er kann nicht loslassen und er kann nicht gehen, jetzt gibts sogar noch die Hochzeit, anscheinend..traurig aber wahr. Wie meinte das wohl Andreotti?

Di., 04.06.2013 - 07:08 Permalink
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Profil für Benutzer Sergio Sette
Sergio Sette Di., 04.06.2013 - 08:46

Non capisco tutto questo stupore. Viviamo pacificamente da sempre in quello che il Prof. Baur chiama modello "segregazionista" accettando che, contro la volontá espressa da un'ampia fetta di utenza, sia vietata una scuola paritetica ad eccezione di quella ladina, e ora ci scandalizziamo per questa cosa ?
La proposta di Durnwalder é assolutamente in linea e coerente con quello che esiste da sempre qui: scuole a base etnica, normalmente con insegnamento nella sola lingua madre salvo appunto l'eccezione ladina dove comunque permane la base dell'uniformità etnica degli iscritti.
Ora che una nuova "etnia" si affaccia (gli extracomunitari appunto) si va ad applicare il solito schema: nuova etnia, nuova scuola dedicata. Non parlando la nuova etnia le due lingue ufficiali si applica il modello ladino. Molto logico, molto coerente.
Se ci si scandalizza per questo ci si dovrebbe, per coerenza, scandalizzare per l'intero assetto della scuola in alto adige.

Di., 04.06.2013 - 08:46 Permalink
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Brigitte Foppa Di., 04.06.2013 - 09:59

Buffo che si pensi che una lingua (o 2 lingue) la impari meglio se non sei in classe con quelli che la parlano, ma tra "stranieri".
Forse l'idea che sta dietro è che in una scuola così, gli "immigrati" stanno tra di loro e poi ci facciamo andare anche i "mistilingue" e tutti quelli che da anni rompono le scatole con quella scuola plurilingue.
Vai, segreghiamoli tutti!

Di., 04.06.2013 - 09:59 Permalink
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francesca de angeli Di., 04.06.2013 - 12:01

premesso che la proposta fatta dal nostro landeshauptmann è, prima di tutto sbagliata ed inefficace, oltre ad essere scandalosamente segregazionista, credo che sia necessario pensare a soluzioni pratiche che permettano: a) a chi parla una lingua e per questo ha scelto una certa scuola di non vedere un "rallentamento" nelle lezioni perchè alcuni compagni hanno difficoltà linguistiche; b) a chi invece sceglie una scuola proprio per imparare una lingua di imparare questa lingua innanzitutto proprio grazie all'utilissimo schema dell'integrazione quotidiana. FORSE un'idea potrebbe essere un test linguistico iniziale, a seguito del quale si decide poi quali alunni necessitano di ore supplettive (fuori dagli orari scolastici) per poter recuperare il gap linguistico. In altre parole l'alunno viene comunque ammesso alla scuola che ha scelto, ma per un determinato tempo si prende l'impegno di "lavorare un po sul suo deficit linguistico". è giusto un'idea......

Di., 04.06.2013 - 12:01 Permalink
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Profil für Benutzer Irene Cennamo
Irene Cennamo Di., 04.06.2013 - 20:06

Heterogen und mehrsprachig sind alle SchülerInnen, auch vermeintlich einsprachige!
Alle Kinder verfügen über mehrsprachige und metalinguistische Kompetenzen und kommunizieren im Web mit der ganzen Welt, sind kognitiv und sprachlich vernetzt! Sie, wir, alle lernen vernetzt! Auch sprachlich! Warum sollte man diese Ressourcen nicht endlich im Bildungssystem und in der Gesellschaft als Sozialkapital wertschätzen und "kapitalisieren", verwerten eben! Naja, wir wissen, es geht in diesem politischen Diskurs wohl immer um die Erhaltung von Macht, Privilegien, um (sozial ungerechte) Verteilung der Ressourcen! Usw. In den Beiträgen - und da wäre von Seiten der Textvefasser mehr Sprachreflexion gefragt - wird aber u.a. auch in den LeserInnenkommentaren ebenso sprachlich unbedacht mit den Wörtern und Definitionen von Zwei- bzw. Mehrsprachigkeit umgegangen. Der sprachliche Höhepunkt war die Kombination von "gemischtsprachiger Migrantenschule" zu lesen!!! Wohl unbewusst werden hier dieselben Festschreibungen und DIFFERENZdiskurse betrieben wie in der Politik! Wir und die Anderen! die Einsprachigen und die Nicht-Einsprachigen! Die bilingualen 'Kinder der Südtiroler Autonomie' werden immer noch mit 'gemischtsprachig' etikettiert - auch 'mistilingui' genannt - ma non se ne può più!!! - und bei 'Mehrsprachigkeit' wird immer von den lernenswerten "Prestigesprachen" Englisch, Deutsch, Italienisch ausgegangen, als brächten weitere Sprachenkenntnisse (Arabisch, Russisch, Albanisch, ecc.) keine Vorteile!
Ja! Ein Umdenken wäre ganz gut, denn - ob wir es wahrhaben wollen oder nicht - , 25% der Weltbevölkerung ist unter 25 Jahre alt und man höre - mehrsprachig!!! Unumkehrbar mehrsprachig! Aber mir scheint, die Zeit ist jetzt auch in S-Tirol reif, um aus diesem Durnwalderexploit das Positive zu entnehmen: Parliamone!!! Wissenschaftlich, zuschreibungsreflexiv, fachlich fundiert! Durch Debatten, Tagungen können wir die Diskussion anregen, Verlustängste der 'Einsprachigen' verstehen, Interkulturelles Denken fördern, Stereotype hinterfragen! Usw. Aber bitte: 'ich bin eine bilinguale Südtirolerin' weder gemischt, noch 'mista'! Ganz typisch südtirolerisch! Vi siete accorti che siamo in tanti? Chi per nascita e chi per scelta .... prendiamone finalmente atto e almeno su Salto favorirei un linguaggio più politically correct rispetto a temi così decisamente caldi ... Inklusion und Wertschätzung!!! Das sind die Schlagwörter!!

Di., 04.06.2013 - 20:06 Permalink
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Profil für Benutzer Sylvia Rier
Sylvia Rier Fr., 07.06.2013 - 09:58

... dass wir mehr auf die Meinung/Position jener achten sollten, die bleiben bzw. kommen, wenn Luis Durnwalder sich in den wohl verdienten Ruhestand zurück gezogen hat. So meldet die NSTZ heute, dass Arno Kompatscher sich klar gegen diese Idee des (Noch-)LH ausspricht: http://www.tageszeitung.it/2013/06/07/durnis-sommerloch/
Jetzt muss A. K. nur noch lernen, nicht mehr von "Ausländern" zu sprechen ;-)

Fr., 07.06.2013 - 09:58 Permalink
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Salto User
Sepp.Bacher Fr., 14.06.2013 - 11:18

Als ich mir erlaubt habe, den Vorschlag von Durnwalder nicht nur negativ zu sehen, wurde ich mit dislikes abgestraft und erhielt dadurch die rote Laterne in diesem Forum. Dabei wurde außer Acht gelassen, dass sogar Prof. Bauern folgendes äußerte (oben): "Beh, intanto cominciamo col dire che nessuno si preoccupa della madrelingua di quei bambini. Ed è una cosa piuttosto grave, volendo tematizzare l’integrazione in modo minimamente serio."
Als ich meinen Vorschlag der Lad. Schule mit Muttersprachen-Unterricht für Zuwanderer-Kinder auf einem eigenen Blog www.salto.bz/de/article/06062013/zweisprachige-schule-fuer-und-auslaend… präzisierte, erhielt ich zwar drei Herzelen, aber keinen Kommentar.
Auf Tageszeitung-online fanden sich zu meiner Überraschung einige User, die bereit waren, mit mir darüber zu diskutieren. Eine Auswahl in der Folge. Inzwischen hat auch Tribus in einem Kommentar nach einem Leserbrief von mir, der heute auf der TAZ erscheint, in seiner Kolumne das Thema aufgegriffen. Und ganz stolz macht mich, dass auf den heutigen Corriere dell' Alto Adige, dass Prof. Drumbl in einem Leitartikel in etwa meine Position vertritt. Nach einem ersten Sturm der Entrüstung, scheinen sich die Gemüter zu beruhigen und ein differenzierte Diskutieren wird möglich. Zur Problematik der Zuwanderer habe ich meine Erfahrung, meine Wissen und meine Philosophie in einem neuen Blog zusammengefasst. Hoffentlich habe ich diesmal mehr Glück mit der Diskussionsbereitschaft auf diesem Portal! www.salto.bz/de/article/14062013/biodiversitaet-bei-uns-menschen

Fr., 14.06.2013 - 11:18 Permalink
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Salto User
Sepp.Bacher Fr., 14.06.2013 - 11:20

• Eine Bekannte von mir hat einen Italiener geheiratet und ist weiter in den Süden gezogen. Sie spricht mit den Kindern deutsch, der Vater und das restliche das Umfeld natürlich nur italienisch. Wenn sie zu Besuch bei uns kommen, sprechen die Kinder so gut wie kein deutsch aber sie verstehen alles was man sagt. Was ich damit sagen will ist, dass die Kinder die Sprache der Eltern immer lernen, wenn auch vielleicht nur mündlich. Wenn den Eltern das wichtig ist, dass sie die Herkunftssprache auch schriftlich können sollten, dann müssen sich aus meiner Sicht die Eltern selbst darum kümmern oder sich organisieren.
Und wenn diese Kinder später als Erwachsene ins Herkunftsland zurückgehen möchten, müssen sie die Sprache eben dann lernen. Alle anderen müssen das auch, wenn sie in ein Land mit einer fremden Sprache ziehen – wobei die Sprache in diesem Moment dann gar nicht mehr so fremd ist, sondern nur zu verbessern wäre..

• Das von Ihnen beschriebene Modell hat nur ein Manko, wir haben ca. 160 verschiedene Nationen in Südtirol, d.h. es ist schwer bis gar nicht machbar, diese Kinder in einem Vorschuljahr in Ihrer Muttersprache zu unterrichten, das würde nur für noch mehr Verwirrung sorgen. Ich finde die Migranten sollten eine der beiden Landessprachen lernen, am besten beide. Schade für die Ladiner, manche würden sich vielleicht damit leichter tun als mit deutsch oder italienisch. Weiters sollte den Migranten auch verständlich gemacht werden, dass hier andere Regeln gelten. Frauen gelten hier als gleichberechtigte Menschen, anders als in Ihren Herkunftsländern. Nur so kann Integration funktionieren.

• 160 Nationen heißt nicht 160 Sprachen: mit Spanisch und Portugiesisch ist ganz Lateinamerika abgedeckt. Nehmen wir noch Englisch und Französisch dazu, dann ganz Amerika inkl. die Karibik. Dazu noch mehrere schwarz-afrikanische Länder, die noch die Sprache der Kolonialmächte als ihre Amts- und Schulsprache haben. Ganz Nordafrika und der fordere Orient ist mit Arabisch bedient. Die Länder des früheren Jugoslawien können sich alle mit Serbo-Kroatisch verständigen. Also es schränkt sich ein. Alle sind vielleicht auch nicht daran interessiert. Und nicht bei allen wird es sich machen lassen. Wenn man nicht auf die 100%-Igkeit setzt um es zu verhindern, spricht nichts dagegen.
Meine Putzfrau ist eine Kurdin aus der Türkei. Ich habe nicht den Eindruck, dass sie unterdrückt ist. Mir scheint sie sehr selbstbewusst. Ihre Kinder gehen in die deutsche Schule, sie kann ihnen dabei aber nicht helfen. Oft fragt sie mich. Ihre Kinder können aber nicht türkisch oder kurdisch lesen und schreiben. Wir kennen ja die Situation mit den Türken in Deutschland. Viele Junge würde jetzt in die Türkei ziehen, um zu arbeiten und um respektiert zu werden (Türkei hat höchstes Wirtschaftswachstum in Europa). Sie haben keine Chance: sie können oft nicht richtig Türkisch reden, geschweige lesen und schreiben. In Deutschland habe sie oft ein niederes Schulniveau erreicht, was möglicherweise anders wäre, wenn sie zuerst ihre Muttersprache in der Schule erlernt hätten.

• Unbestritten ist aber, dass das Beherrschen von (möglichst vielen) Sprachen mehr denn je in Zukunft in unserer globalisierten Welt eine der wesentlichen Schlüsselqualifikationen sein wird.
So gesehen wäre es sehr erstrebenswert, dass die Migrantenkinder auch die Sprache der Herkunftsländer ihrer Eltern sehr gut lernen und beherrschen. Die Studien über die Wichtigkeit des Erlernens der eigenen Muttersprache als Basis für das Erlernen von Fremdsprachen wurden in vielen anderen Beiträgen bereits hinlänglich erwähnt.
Wer diesen Unterricht finanzieren soll, ist für mich nicht ganz klar. Klar ist nur, dass dieser Unterricht Sinn machen würde, und vielleicht langfristig auch für Südtiroler Unternehmen von Nutzen sein könnte.
Wenn sich vielleicht auch eine gewisse Anzahl von Südtiroler Kinder (also Einheimischen) zum jeweiligen Sprachunterricht anmelden würden, könnte man eine Finanzierung dieser aus der öffentlichen Hand vielleicht eher vertreten.

• Sie könnten kulturelle Vereine gründen oder Sozialgenossenschaften mit diesem Ziel. Sie müssten dabei unterstützt werden. Als solche könnte sie genau wie andere beauftragt und finanziert werden: Für eine Art Vorschule und für den Muttersprachenunterricht im Rahmen der Zweisprachigen Pflichtschule (analog zur Lad. Schule).

• Ihren Vorschlag finde ich brauchbar und würde ihn aufgreifen, wenn ich Politiker wäre …. Leider kenne ich die Ladinische Schule im Detail nicht, aber so gesehen sollte der Vorschlag des LH gar nicht mal so daneben sein ….man muss sich halt einen wirklich guten Namen dafür einfallen lassen, damit sich vielleicht auch einheimische Kinder vermehrt angesprochen fühlen
Man könnte diesen extra-Vorschultypus von Sprachschule mit Muttersprachunterricht für Migranten und Einheimische (wie oben von Joseph beschrieben) zB “Erfolgsschule” nennen, oder “Fortschrittsschule”, “Entfaltungsschule”, “Wachstumsschule” oder “Anerkennungsschule”

Fr., 14.06.2013 - 11:20 Permalink