“Non sappiamo più dove metterli”
A Laives la popolazione di madrelingua tedesca è in leggero calo, a fronte invece di un forte aumento degli iscritti alle scuole materne di lingua tedesca ed una corrispondente forte diminuzione di bambini nella scuola d’infanzia italiana. Di questo si occupa un articolo uscito oggi sul quotidiano Alto Adige e che vede protagonista il vicesindaco SVP Giovanni Seppi. Che invita ad evitare allarmismi proponendo alle comunità italiana e tedesca di affrontare la situazione, cercando soprattutto di individuare le molteplici motivazioni che portano molte famiglie italiane ad iscrivere i loro figli alla scuola tedesca.
salto.bz : Lei sul quotidiano Alto Adige affronta la situazione con grande serenità. Dicendo che senz’altro una soluzione verrà trovata facendo dialogare tra loro i dirigenti delle scuole dell’infanzia in lingua italiana e tedesca. Rispetto a Laives la SVP di Bolzano sembra un po’ più in ansia, a quanto pare.
Giovanni Seppi - In realtà sul quotidiano Dolomiten lunedì scorso avevo espresso le uguali ed identiche preoccupazioni registrate dalla SVP a Bolzano. La domanda di fondo che ci poniamo è dove andremo a finire se andiamo avanti così. La tendenza è quella di una continua crescita delle iscrizioni agli istituti tedeschi, dalla scuola dell’infanzia alle medie. E viceversa una continua diminuzione nelle scuole italiane. Oggi a Laives abbiamo le strutture sia delle materne che delle elementari di fatto stracolme. E se anche aumenteremo le sezioni ampliando le strutture non verrano sicuramente a capo di questo fenomeno. Dobbiamo porci una serie di domande, insomma.
Quali?
I responsabili della scuola italiana e tedesca dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo e cercare di capire qual è l’origine di questo fenomeno. Ok al fatto che la frequenza in un scuola tedesca aiuta i bambini italiani ad imparare la seconda lingua. Ma di fatto non devono essere gli istituti tedeschi a risolvere il problema di apprendimento della seconda lingua nella scuola italiana.
Insomma: secondo lei gli italiani dovrebbero proporre un metodo migliore di apprendimento della L2 nelle scuole italiane.
Sì. Se il tema è davvero la lingua. Io non so se ci sono altri motivi che portano all’iscrizione di bambini italiani alle scuole tedesche.
Sempre sul quotidiano Alto Adige infatti oggi è stata pubblicata una lettera in cui il nonno bolzanino di una bambina si lamenta di non aver potuto di iscrivere la nipote alla scuola materna più vicina al lavoro della nonna. Mettendo in discussione la regola vigente che spinge a iscrivere i bambini nelle scuole dell’infanzia più vicine alla casa dei genitori. E sostenendo che oggi in realtà lavorano tutti, non solo le mamme ma anche i nonni.
Proprio così. Ci possono essere motivazioni logistiche ed anche organizzative. Sono vari i temi da affrontare. In ogni caso la nostra preoccupazione a Laives è soprattutto strutturale. Faccio un esempio: oggi può tranquillamente capitare che un bambino proveniente da una famiglia con entrambi i genitori di madrelingua tedesca non possa accedere alla sua scuola materna di riferimento perché la struttura è occupata.
"Bolzano ha più strutture da offrire e quindi magari una soluzione si trova, spostandosi in un altro quartiere, cosa che invece non può avvenire a Laives."
Senta, ma la prospettiva di pensare a scuole in cui siano presenti entrambe le lingue è davvero impossibile poterla prendere in considerazione? Di per sé il problema di fondo verrebbe risolto in partenza…
Io credo che attualmente sia ancora prematuro pensare a questo tipo di progetto. Ma se si migliora l’apprendimento della L2 nei vari istituti una buona parte di questi problemi si risolve. In ogni caso il fenomeno delle scuole miste lo abbiamo già indirettamente. Le racconto un episodio che mi ha riferito il padre di una bambina (tedesco lui e tedesca la madre) che frequenta una sezione di scuola materna in lingua tedesca a Laives. Una sezione composta da 2 bambini figli di genitori di madrelingua tedesca, 10 figli di mistilingui e altri 10 che parlano solo italiano.
"Questo padre mi ha raccontato che dopo 2 settimane di frequenza della scuola la figlia ha cominciato a rivolgersi ai genitori in italiano quando voleva giocare in casa. Questo esempio credo che faccia capire il tipo di problemi che ci troviamo ad affrontare."
Beh, è una questione di punti di vista, in realtà. Se succedesse viceversa, magari un genitore di lingua italiana potrebbe addirittura entusiasmarsi…
Esatto (ride). Ma è anche da dire che il nostro paese di Laives presenta un potenziale unico per l’apprendimento della seconda lingua. Ognuno ha la possibilità quotidiana di apprendere perfettamente le due lingue semplicemente comunicando per strada e mettendoci un po’ di buona volontà ed equilibrio. Nel rispetto delle proprie culture e tradizioni. Io poi provenendo da una famiglia mistilingue di Caldaro il problema l'ho risolto in partenza, fin dalla nascita.
"Sì. Se il tema è davvero la
"Sì. Se il tema è davvero la lingua. Io non so se ci sono altri motivi che portano all’iscrizione di bambini italiani alle scuole tedesche".
Mi pare un punto centrale, caro Giovanni. Le famiglie italiane che iscrivono i bambini e le bambine nelle scuole tedesche non cercano solo un miglior apprendimento tecnico della seconda lingua (per questo potrebbero accontentarsi delle sperimentazioni linguistiche nelle scuole italiane).
No, c'è ben altro: desiderano che le loro figlie e i loro figli abbiano una socializzazione comune ai bambini di lingua tedesca, desiderano che crescano in una scuola comune, non in una scuola separata, non in una scuola che comunque ti abitua al pensiero del "noi" e del "loro". Vogliono che cerscano con amicizie e frequentazioni dell'altro gruppo linguistico, perché poi da grandi si possano muovere con disinvoltura in entrambi i mondi: e quindi il mondo italiano glielo garantisce la famiglie, e quello tedesco la scuola.
Ma se la questione è il desiderio di una "socializzazione comune", questa si può fare solo in una scuola comune, plurilingue in tutti i sensi. Come possibilità aggiuntiva, per chi se la sente, (e non sostitutiva della scuola in madrelingue, ovviamente). Una scuola magari istituita, gestita, sostenute e monitorata insieme dalle intendenze italiana e tedesca. Insomma, il modello ladino esportato anche fuori dalle valli ladine. Questo è il punto che va affrontato.
Altrimenti il rischio è che la famosa e temuta "scuola mista" si realizza lo stesso, ma perché lo dicvetano nei fatti le scuole di lingua tedesca in molti centri urbani!
Magari, caro Riccardo, le
Magari, caro Riccardo, le famiglie italiane che iscrivono i loro bimbi nelle scuole tedesche non cercano solo un "miglior apprendimento tecnico della seconda lingua" e "una socializzazione comune ai bambini di lingua tedesca", come sostieni tu. Probabilmente molte famiglie italiane si rendono conto che le scuole italiane in Provincia di Bolzano sono nettamente inferiori alle scuole tedesche, come emerge chiaramente dai test PISA, INVALSI e KOLIPSI.
Quindi, invece di inventare costantemente nuovi progettini di plurilinguismo, CLIL e compagnia bella, la sovrintendenza scolastica italiana dovrebbe incominciare ad elevare nettamente il livello della sua scuola. Magari – horribile dictu – la sovrintendenza scolastica italiana potrebbe persino armarsi di umiltà e imparare dai colleghi tedeschi a gestire meglio le proprie risorse.
Altrimenti il rischio è che la scuola italiana continui a perdere punti nei confronti di quella tedesca proprio perché si impantana con CLILate varie, invece di rimettere a posto la propria baracca.