Gesellschaft | zombie walk

Gli zombie di Caramaschi

Il sindaco boccia la Zombie Walk. Ma ecco qual è il valore culturale dello Zombie, il mostro del Novecento: siamo noi.
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Foto: Foto di Gabriele Di Luca

Correva l’anno 1968 quando George Romero diresse un film in bianco e nero che avrebbe cambiato per sempre l’immaginario collettivo mondiale.
Da poco scomparso, il regista della Notte dei morti viventi, non sapeva che il suo sarebbe diventato il mostro del Novecento, il più importante simulacro della società occidentale. Lo zombie ha una tradizione antichissima, le prime attestazioni ci dicono che a Haiti si crede ancora che uno stregone possa imprigionare l’anima di un vivente per trasformarlo in non-morto a sua completa disposizione, una sorte di Golem della tradizione ebraica.
Nella sua versione occidentale il morto vivente è diventato un corpo allegorico, di cui Romero ha posto il canone: lo zombie è l’essere umano che ritorna in vita dalla terra ed è costretto a vagare costantemente affamato, come l’uomo occidentale che è quasi costretto, data la pressione sociale a cui è sottoposto, a spingersi al consumo compulsivo di beni, continuamente.
Questo è lo zombie: siamo noi, uguali anche da non-morti.

Però dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, la Zombie Walk 2017, seconda edizione della manifestazione che ha terrorizzato abitanti e turisti due anni fa, è stata bocciata e ritenuta "culturalmente poco rilevante".
A fronte di tutte le forme artistiche in cui lo zombie si è incarnato, in questo caso attraverso la body-art, tra le vie di una città che virtualmente fa della contaminazione culturale il suo punto forte, ci si chiede quale possa essere il motivo di un tale rifiuto.
Una marcia del genere, però in grande stile, è stata fatta a Milano, da Piazza Liberty fino al Duomo, lo scorso settembre 2016 per festeggiare i 30 anni di Dylan Dog, il fumetto Bonelli di cui il primo numero si chiama, non a caso, L’Alba dei morti viventi.

E Sant’Ambrogio, la Madonnina che fa da vedetta sul Duomo e la cotoletta non sembrano esattamente corpi affini allo zombie, come d’altronde ovunque in Occidente.
Il sindaco ritiene che i non-morti, anche se Caramaschi continua a chiamarli "finti morti", possano "lasciare segni sui bambini".
"Chi penserà ai bambini?", prorompe puntualmente la moglie del reverendo Lovejoy dei Simpson.
Il punto è che la figura dello zombie permea tutta la nostra cultura ed è ormai troppo tardi e da Apocalittici, come direbbe il sommo Eco, cercare di andare contro quello che è il diverso dal punto di vista culturale, o meglio, quello che fa parte della nostra cultura da ormai quasi 50 anni eppure rifiutare di accettarlo.
È già successo con il clamoroso caso in cui fu negato all’intellettuale Tariq Ramadan di parlare a Bolzano, solo perché come nel caso della Zombie Walk, la scarsa conoscenza dell’argomento porta a decisioni che non recano alcun beneficio alla popolazione. Caramaschi si rifiutò di salutarlo e di accoglierlo in città, mentre l'incontro saltò per alcune pressioni politiche.
Il 16 settembre niente passeggiata assieme agli zombie.
Ma se qualcuno avesse proposto una manifestazione di canederli giganti?