Politik | Verso le provinciali

Verdi e Sel: nel segno della fortuna

Dopo le primarie della Colomba, con l’elezione del sestetto che guiderà la lista per le provinciali, Verdi e Sel mettono a punto altri tasselli del loro mosaico e abbozzano un manifesto per l’autonomia futura.

A un certo punto è uscito anche lo slogan: “Nel segno della fortuna”. Lo ha annunciato Guido Margheri nell’incontro Verdi/Sel tenutosi stamani al Circolo della Stampa di Bolzano. Due gli scopi principali: presentare ufficialmente la candidatura di Lorenzo Sola alle prossime provinciali, e indicare le possibili linee del “Manifesto per un’autonomia futura”. Dietro al podio, oltre ai due già nominati, anche Florian Kronbichler, il primo parlamentare sudtirolese non Svp, e Brigitte Foppa, incoronata da poco capolista per il partito della Colomba grazie alle primarie.

Il richiamo alla fortuna chiama evidentemente in causa Kronbichler, eletto deputato per un pugno di voti. “Il primo motore” (altra definizione di Margheri), cioè il mallevadore dell’alleanza che unisce la sinistra eco-sociale sudtirolese, ha affermato che l’operazione costituisce in realtà anche un’ammissione. Negli ultimi tempi – così Kronbichler – i Verdi avevano forse un po’ smarrito la loro vocazione interetnica e sociale. In questo senso la candidatura di Sola è un segno incoraggiante e riporta i Verdi al loro compito originario: impegnarsi più attivamente per la convivenza e la difesa dei diritti dei più deboli.

Toni affini nell’intervento di Lorenzo Sola: “Il simbolo della Colomba è l’unico che può e deve rappresentare una coerenza ideale che va al di là delle singole formazioni politiche, offrendo una prospettiva e un disegno generale di cambiamento”. Ripristino del primato dell’interesse pubblico e della partecipazione democratica delle forze economiche e sociali, centralità del lavoro, riqualificazione territoriale e ambientale, ripensamento del welfare in un’ottica solidaristica e inclusiva, riforma dello Statuto di autonomia e riconoscimento dei diritti politici e civili a categorie finora emarginate (immigrati e LGBT). Questi i punti salienti toccati dal suo discorso.

Brigitte Foppa è entrata maggiormente nel merito della riforma dello Statuto di autonomia. Un’autonomia che dopo la stagione dei “padri”, i quali l’hanno in un certo senso calata dall’alto, ha adesso la possibilità di diventare adulta, realmente partecipativa e soprattutto più amata. “Finora – ha spiegato Foppa – il modello seguito è stato quello rapace, cercare di conquistare più competenze possibili. Adesso dobbiamo passare a quello che privilegia la gestione comune”. “Quando sento parlare dell’esigenza di riformare l’Autonomia – ha proseguito – io mi chiedo sempre: ma è davvero sentita questa esigenza? Qui noto una divergenza. Per i tedeschi il cambiamento auspicato è interpretato spesso in termini radicali, vale a dire in chiave secessionista. Gli italiani invece sono più perplessi, come se si sentissero fuori dai giochi e desiderassero soltanto contare di più, anche se poi le ricette per farlo non sono ancora state individuate. Penso che questa asimmetria vada corretta”. “La discussione sull’autodeterminazione – ha concluso Foppa – diventerà centrale nella prossima campagna elettorale. Noi non dobbiamo farci trovare impreparati, non possiamo rifiutare a priori il dialogo. Al contrario: uno dei nostri compiti specifici sarà proprio quello di mostrare che anche un tema del genere può essere affrontato soltanto se ampliamo la partecipazione, e soprattutto tenendo ben presente l’interesse comune, non di un singolo gruppo linguistico”.