Politik | Nuove forme di cittadinanza

La questione del doppio passaporto

L’ala sociale della Svp favorevole al progetto di richiedere la doppia cittadinanza per i cittadini di madrelingua tedesca e ladina. Una posizione definita “europeista”, ma che esalta soprattutto chi punta alla secessione.
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Foto: © Seehauserfoto

Finora la discussione sulla doppia cittadinanza italiana e austriaca, da attribuire ai sudtirolesi, era stata causa di divisione anche all’interno dello stesso mondo di lingua tedesca. Considerazioni di vario tipo, in primo luogo di tattica politica, ovvero sfumate sulle diverse strategie messe in campo al fine di saldare i giusti contatti diplomatici, avevano dipinto un quadro frammentato, punteggiato da molteplici “sì, ma”, “bisogna vedere”, “è necessario accertare”, “dobbiamo verificare”. Abbastanza coesa, invece, la posizione austriaca, al riguardo sostanzialmente caratterizzata da un tiepido impegno. Qualcosa però potrebbe adesso cambiare. E non è escluso che tali cambiamenti possano condizionare uno dei temi salienti in base ai quali si articolerà la prossima campagna elettorale in vista delle provinciali, strettamente collegato a quello dell’autodeterminazione.

Una dichiarazione favorevole al perseguimento della doppia cittadinanza giunge infatti ora dall’ala sociale della Svp: “Jede Maßnahme, die dazu beiträgt, die Grenzen zwischen den Nationalstaaten aufzuweichen, kann im Sinne eines vereinten Europas nur begrüßt werden”. Parlare a questo proposito di “comune spirito europeo” non è privo di problemi. Tra le varie modalità per “indebolire i confini tra gli Stati nazionali”, quello di concedere agli abitanti di uno stesso territorio passaporti diversi potrebbe rivitalizzare, anziché decostruire, gli antichi sensi di appartenenza che sostengono la logica nazionalista. È di questo avviso per esempio l’editorialista del Corriere dell’Alto Adige Toni Visentini, che in un fondo pubblicato oggi (sabato 22 giugno) scrive: “In futuro i tedescofoni del Belgio avranno così anche il passaporto tedesco, mentre i francofoni quello di Parigi e gli sloveni austriaci di Carinzia quello di Lubiana, in un lunghissimo elenco di minoranze linguistiche che nella nostra Europa vivono «altrove». Sì, davvero un bel contributo alla causa europea”.

Probabilmente galvanizzati, invece, gli esponenti di Süd-Tiroler Freiheit, da sempre fautori di qualsiasi mossa che possa indebolire il legame dei sudtirolesi con lo Stato italiano. L’anno scorso sono state raccolte 22.000 firme e attivate tutta una serie di iniziative, accolte però con relativa freddezza da Vienna: "Von Wien – si legge in un comunicato stampa firmato da Sven Knoll – wurde dabei immer wieder signalisiert, dass die doppelte Staatsbürgerschaft nur dann umgesetzt werden kann, wenn in Süd-Tirol ein parteiübergreifender Konsens besteht”. Lunedì il movimento di Eva Klotz terrà una nuova conferenza stampa per rilanciare l’iniziativa. Tra i principali punti da chiarire: in che modo sia tecnicamente possibile dar vita a un nuovo status – del quale beneficerebbero solo alcuni abitanti del Sudtirolo, è bene ribadirlo – senza che il principio stesso della doppia cittadinanza venga generalmente accolto nella giurisprudenza austriaca.