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Gesellschaft | Maltrattamenti

Nur Deutschland nicht!

Tristissimi i mondiali senza l'Italia. L'unica cosa che ci rimane è un po' di sana Schadenfreude: speriamo non vinca la Germania.

Da qualche giorno sono cominciati i mondiali di calcio, ma visto che l'Italia - tra le tante sue disgrazie - non si è qualificata (in precedenza la nazionale saltò soltanto il primo mondiale, quello disputato nel 1930 in Uruguay, e quello del 1958 in Svezia) l'evento riveste per me un interesse mediocre, per non dire nullo. Hai voglia di sbeffeggiare la famosissima frase “l'importante non è vincere ma partecipare” – a proposito, non la disse de Coubertin, ma un vescovo della Pennsylvania –, se non partecipi ti senti proprio uno stronzo e invidi chiunque lo faccia, ogni sfigatissimo tifoso della squadra più sfigata, anche quella che non vincerà nulla e non ha mai vinto nulla, ma intanto è lì ai blocchi di partenza, bella sorridente nel suo girone eliminatorio, perché almeno tre partite le disputerà sicuramente. In assenza della propria squadra, comunque, la cosa più triste di tutte è scegliersi un surrogato, un popolo e una maglia che in qualche modo riescano a rendere l'evento almeno un po' stuzzicante per quel che può dare in termini di passione o di tifo. Vedo che parecchia gente si sta per esempio posizionando sull'Islanda. Il bar Nadamas, in piazza Erbe, ha esposto fuori anche la bandiera. Gli islandesi stanno simpatici perché incarnano quella dimensione un po' primitiva e scazzona che ci ricorda ciò che in sostanza abbiamo completamente dimenticato (quindi in pratica non ci ricorda nulla). E poi hanno la maglia azzurra e hanno i “Tólfan”, i tifosi con le corna e i tamburi e le mani che applaudono all'unisono producendo quello strano verso – Húh – che piace tanto ai bambini. Ma perché poi io dovrei tifare Islanda? Il loro scrittore più famoso (ha vinto persino il Nobel) è un certo Halldór Laxness. Ha scritto un libro (Sjálfstætt Fólk, Gente indipendente) la cui sinossi stringata è questa: narra la lotta di un orgoglioso allevatore islandese proprietario di una piccola fattoria contro l'ambiente ostile della brughiera e le avversità di origine umana. No, grazie. Non fa per me. Già la parola “brughiera” mi mette malinconia. Mi fa subito rimpiangere l'estate, i colori, il mare, anche il casino, e soprattutto la “mia” nazionale, che però quest'anno sta a casa e quindi ci tocca sopportare anche quelli che hanno deciso che tiferanno per l'Islanda. Gente indipendente. A proposito di gente indipendente, come sempre prima dei mondiali o degli europei, i giornali sudtirolesi fanno il tristissimo giro dei politici per sondare le loro preferenze. Qui sono tutti per la Germania, ovviamente, a parte Brigitte Foppa che – Húh! - è per l'Islanda. Tra le motivazioni addotte cito quella di Tamara Oberhofer (dei Freiheitlichen) perché è la più triste di tutte: “Io di sport mi interesso poco, sono piuttosto una che si occupa delle birre e dei panini. Così anche quest'anno vedrò i mondiali con i miei amici e porterò loro birra e panini (si giocasse d'inverno porterebbe la zuppa d'orzo). E visto che tutti i miei amici tifano Germania, tiferò Germania anch'io”. Ecco, cara Tamara, io invece spero che i panini e la birra vi vadano di traverso e auguro alla Germania di uscire dal mondiale il più presto possibile o almeno di perdere la finale. Come faceva quella bella canzone? Wer den Cup gewinnt ist scheißegal, nur Deutschland nicht!