Calderoli è isolato
Nonostante le scuse rivolte con una telefonata al ministro Cécile Kyenge, non si placano le polemiche sul giudizio ingiurioso e razzista rivoltole da Roberto Calderoli durante la festa della Lega che si è tenuta nel fine settimana a Treviglio, nel bergamasco: “Quando la vedo non posso non pensare a un orango”. La “simpatica battuta”, Calderoli l’ha definita così, ha portato al vicepresidente del Senato critiche trasversali. E adesso non pochi, a cominciare dalla stessa Kyenge, si chiedono legittimamente se sia accettabile che egli mantenga la sua alta carica istituzionale.
Anche Elena Artioli, fino a pochi mesi fa principale referente della Lega Nord in Alto Adige/Südtirol, non nasconde il suo sconcerto: “Sono rimasta senza parole, anche se, conoscendo bene la persona, ammetto di non essere completamente stupita”. La mancanza di stupore – aggiunge Artioli – deriva dal fatto che già in molte altre occasioni Calderoli aveva dimostrato di non saper tenere a freno i suoi impulsi violenti. Impulsi che lo accomunano peraltro ad altri esponenti leghisti – Artioli dice “della vecchia guardia” –, e che si differenziano decisamente dallo stile con il quale Roberto Maroni sta faticosamente cercando di profilarsi al vertice del partito.
Possibile allora che un rigurgito di questo tipo sia stato escogitato al fine di ricompattare il sentimento profondo di una base scossa dalle recenti disfatte elettorali? Artioli lo esclude: “Non penso che al fondo di quelle dichiarazioni ci sia una strategia precisa. Calderoli è sempre stato ambivalente e incontrollabile. Talvolta è capace di farsi valere con competenza nei meandri della burocrazia romana, un talento che gli ha valso molti apprezzamenti, come nel caso della sua recente proposta di legge costituzionale riguardante la soppressione degli enti intermedi. Poi però tende a reagire in modo a dir poco brusco su altre questioni. Insomma, riferendosi al ministro Kyenge ha semplicemente detto quello che pensa”.
Ma tra i leghisti, allora, quale dei due Calderoli suscita la simpatia maggiore? È possibile che, con le offese rivolte alla Kyenge, si sia travalicato l’ultimo limite tollerabile? Oppure la cosiddetta “linea Maroni” è considerata troppo debole e c’è magari voglia di tornare al vecchio stile? “Senza dubbio la base è molto divisa. Cécile Kyenge non piace, il suo impegno a favore degli immigrati non incontra certo il favore di chi osserva piuttosto quante violenze vengono praticate da particolari categorie di stranieri sulle nostre donne. Però penso che non si possa eccedere, passando così dalla parte del torto. Ritengo comunque che Calderoli non rappresenti una corrente influente all’interno del partito. Anzi, direi che si tratta di una figura piuttosto isolata. E francamente non posso dire che sia un male”.
Elena Artioli hat
Elena Artioli hat bereitwillig mitgespielt, als Calderoli Grundstücke, auf denen muslimische Gebetsräume errichtet werden sollten, mit Schweinen »verunreinigen« wollte. Sie braucht sich also jetzt gar nicht die Hände in Unschuld waschen.