Politik | L'intervista

“Non mi dimetto”

Francesca Schir resta in consiglio comunale a Merano e spiega perché ha lasciato il M5s per aderire alla lista di Köllensperger. “Nel Movimento troppa rigidità”.
Schir, Francesca
Foto: Privat

salto.bz: Schir, lei è sempre stata una convinta sostenitrice del Movimento 5 stelle, a cui si iscrisse nel 2013 candidandosi per le elezioni provinciali, per quale motivo ha deciso di uscirne?

Francesca Schir: Premetto che non rinnego tutti gli ideali portati avanti dal Movimento 5 stelle. Eppure ci sono due ragioni che mi hanno spinto verso questa decisione. Il primo è che non condivido la brutta piega che il Movimento ha preso a livello nazionale. Non mi ritrovo più in certi valori, anzi non li ritrovo proprio. Il silenzio su temi importanti come i diritti civili, la difesa della dignità delle persone, in merito alla questione migranti è inqualificabile, c'era bisogno di una presa di posizione molto più forte da parte del Movimento, che non c’è stata. E questo non solo mi delude ma mi spaventa, anche.

Giudica eccessivo il lassismo di Di Maio nei confronti di Salvini, in sostanza.

Sì, visto il consenso popolare ottenuto alle ultime elezioni politiche avremmo dovuto avere un ruolo più di primo piano nel governo e invece ci siamo auto-relegati sullo sfondo lasciando la scena a Salvini e seguendo il principio del “chi tace acconsente” e io non voglio acconsentire a questo tipo di politica.

E sul piano locale cosa non ha funzionato a suo parere?

Questo è il secondo punto che ha motivato la decisione di andarmene. Ho sperato fino all’ultimo che il Movimento capisse le potenzialità del progetto iniziale di Paul Köllensperger di creare una “declinazione locale” del M5s perché per il nostro territorio, che è diverso dagli altri e lo dice la Costituzione, abbiamo bisogno di specificità e di regole differenti. Regole troppo ferree, nel nostro caso, infatti, sono da impedimento al raggiungimento degli obiettivi. Allora perché non ripensarle? Tutta la popolazione, indistintamente, deve avere la possibilità di accedere a un movimento politico e questo il sistema Rousseau non lo consente; già gli "italiani" fanno fatica a iscriversi, figuriamoci una persona di madrelingua tedesca che si affaccia al M5s e si trova davanti tutto un mondo che non lo tiene in considerazione. Inoltre, essendo la popolazione di lingua italiana in minoranza in questo territorio, si pone anche il problema del ricambio se nessuno di noi che eravamo impegnati nei vari consigli comunali, provinciali e nelle circoscrizioni poteva candidarsi. Il risultato di questa rigidità delle regole si è visto: una lista per le provinciali molto corta e una minima rappresentanza di lingua tedesca.

Il M5s ha lasciato la scena a Salvini seguendo il principio del “chi tace acconsente” e io non voglio acconsentire a questo tipo di politica

Ma la restrittività delle regole del Movimento non è certo una novità. 

No, ma speravo che queste regole venissero derogate proprio in virtù della specialità, come è stato per le politiche. Allora per le candidature non abbiamo utilizzato solo Rousseau ma si è fatto anche ricorso alla società civile. Perché allora non porre le stesse condizioni anche per le provinciali?

Di qui la sua decisione di aderire al Team Köllensperger, dove si è guadagnata la terza posizione in lista.

Ho condiviso da sempre con Paul obiettivi e valori, e in generale il suo modo di fare politica nell’interesse del bene comune e non dei gruppi di potere. Reputo la mia scelta di seguire il suo progetto, molto più rispondente alle esigenze del territorio rispetto al M5s nella sua figurazione locale attuale, assolutamente coerente. La lista di Paul si muove nel solco delle finalità del M5s, ovvero la trasparenza, la partecipazione dei cittadini e l’onestà e, soprattutto, costruisce un ponte tra altoatesini di lingua italiana e di lingua tedesca. 

Ho sperato fino all’ultimo che il Movimento 5 stelle capisse le potenzialità del progetto iniziale di Paul Köllensperger

C’è chi la accusa di “opportunismo politico” dal momento che il suo secondo e ultimo mandato stava per scadere. Come risponde?

La questione del secondo mandato è rappresentativa della rigidità delle regole del M5s. Nel mio caso il primo mandato risale al 1995 quando a vent’anni mi candidai con il gruppo di Claudia Chistè a Merano ma non venni eletta. Fui chiamata il 1° marzo 2000 a sostituire due consiglieri dimissionari in consiglio comunale. Parliamo di 2 mesi e 14 giorni. Mi pare ridicolo considerarlo un vero mandato. Vogliamo ricordare che all’inizio di questa legislatura, quando si temeva che il governo cadesse, è spuntata l’ipotesi di ricandidare eventualmente chi era stato appena eletto? Mi aspettavo dunque un maggiore spirito di adattabilità da parte del Movimento.

Si è fatta inevitabilmente un po’ di nemici, alcuni suoi ormai ex compagni pentastellati l’hanno definita “traditrice” e bollato il suo gesto come un atto di “viltà politica”. 

L'attacco politico non mi sorprende, ma mi auguro che si rimanga appunto sul piano politico e che non si trascenda. Mi sarebbe piaciuto da parte di chi mi ha criticato un riconoscimento per il mio impegno e la mia dedizione di questi anni nel M5s e non solo un giudizio sull’abbandono. Devo dire però che molte persone hanno capito la mia scelta e mi hanno confermato il loro sostegno anche a livello umano.

Non ho alcuna intenzione di dimettermi dal consiglio comunale. Credo in quello che faccio e i cittadini si aspettano da me che io continui a lavorare come ho fatto in questi anni

Fra gli esponenti del M5s c'è anche chi chiede le sue dimissioni da consigliera e presidente del consiglio comunale. Cosa farà?

Non ho alcuna intenzione di dimettermi. Passerò al gruppo misto in consiglio comunale. Credo in quello che faccio e i cittadini si aspettano da me che io continui a lavorare come ho fatto in questi anni su tanti temi a Merano, come i pesticidi o la falda di Sinigo. A prescindere dalla "maglia" che indosso.