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Politik | Maltrattamenti

Il convitato di pietra

Se la Svp, per governare, scegliesse la Lega smentirebbe la sua storica impostazione anticentralistica. E poi avremmo sempre Matteo Salvini tra i piedi.

Gira una voce, non so quanto attendibile, secondo la quale le trattative, il soppesamento e le schermaglie per la formazione della prossima giunta provinciale dureranno fino ad anno nuovo. E ciò perché il cosiddetto “mal di pancia” della base Svp – ma spero anche per la maggioranza dei suoi dirigenti – non consente che venga digerita in fretta la soluzione più rapida messa a disposizione dal voto: Svp con la Lega e amen. Se davvero andrà così vuol dire che non ci sono problemi urgentissimi da risolvere, che siamo cioè una manica di neghittosi privilegiati (il sospetto che davvero lo siamo, peraltro, è più che fondato). Eppure, che la Lega risulti molto indigesta lo si può capire. Il partito – che in passato aveva nel nome anche la determinazione geografica (Lega Nord) – è diventato ormai una ditta di successo nazionale, con al comando un imprenditore della paura ingombrante più di un armadio a cinque ante piazzato in una stanza di tre metri quadrati. In poco tempo le vecchie radici federaliste sono state seccate e poi tagliate. Al posto delle ampolle padane, degli elmetti con le corna e di tutta la ridicola paccottiglia adatta alla retorica delle piccole patrie, sul pratone di Pontida sono via via spuntati i tricolori e le braccia tese. “Sovranità”, “sovranismo”, queste le nuove parole d'ordine coniate per riaffermare il principio tautologico dell'identità obesa ed escludente. Mallevadore dell'operazione, diranno gli storici, nientemeno che Marione Borghezio, il vecchio simpatizzante del movimento di estrema destra Jeune Europe, mandato in missione romana per creare l'esperimento politico che adesso sta dando i frutti sperati. Anche lo slogan “Prima gli italiani”, ha raccontato lo stesso Borghezio al giornalista Paolo Berizzi – autore di un libro (“NazItalia”, Baldini & Castoldi) sulla riscoperta del fascismo nel nostro disgraziato Paese – venne coniato per agevolare la metamorfosi. Ma i problemi non sono neppure solo questi. In provincia di Bolzano, la Lega è infatti riuscita a cogliere un considerevole risultato esclusivamente grazie al sostegno che il “capitano” ha portato fisicamente da queste parti. Le sue apparizioni a Bressanone, a Bolzano, a Merano, a Castelrotto hanno fatto agevolmente dimenticare ai potenziali elettori del Carroccio un fatto che, invece, la Svp dovrebbe tenere ben presente: dietro ai quattro “pupi” leghisti eletti in Consiglio provinciale, la linea politica verrà sempre e solo dettata dal “puparo” che adesso sta nella Capitale, dal ministro delle interiora in persona (non per nulla subito “invitato” dal miracolato Massimo Bessone ai colloqui preliminari per la formazione della giunta). Salvini sarebbe insomma l'onnipresente convitato di pietra per ogni azione che gli altri, autonomamente, non saprebbero neppure immaginare. Dopo il duro los von Trient, dopo il morbido los von Rom, ecco che con Salvini il centralismo (stavo quasi per dire il ventralismo), fatto uscire dalla porta della casa dell'autonomia, potrebbe così tornare dalla finestra, complicando o persino danneggiando tutto ciò che adesso siamo abituati a dare per scontato.