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La fuga delle aziende altoatesine

Delocalizzazioni a causa dei costi dei terreni troppo alti e delle rigide regole sull'acustica, denuncia la Fiom. “Ora invertire il trend, il territorio sia attrattivo”.
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Foto: Pixabay

Rendere più attrattivo l’Alto Adige per gli insediamenti produttivi in modo che le aziende rimangano sul territorio e dare loro nuovi stimoli. Questo è l’imperativo visto che l’industria manifatturiera vale un 23,7% del tessuto produttivo. A sottolinearlo è Fabio Parrichini, segretario uscente della Fiom, che evidenzia il problema delle delocalizzazioni; la Ninz Firedoors, per esempio, che ad Ala in passato ha aperto un nuovo stabilimento e che si appresta a chiudere quello di Bolzano facendo trasferire i dipendenti presenti, o un’altra storica azienda: la Seppi di Caldaro, specializzata in tecnologie per la trinciatura, che è in procinto di trasferirsi in un nuovo stabilimento, anche questo in Trentino.

Una fuga dovuta, secondo il sindacalista, a costi del terreno troppo elevati e alle norme restrittive della Provincia di Bolzano, ad esempio quelle sul livello acustico: “Il caso più lampante – spiega - è quello delle Acciaierie, che, pur rispettando tutte le norme a livello nazionale ed essendo in regola con tutti gli interventi di insonorizzazione, non possono produrre con la laminazione durante le ore notturne. Di fatto significa impedire di lavorare, in contraddizione con il grande investimento fatto dalla Provincia stessa nel nuovo Parco tecnologico Noi Techpark. Ricordo che non può esistere un impatto ambientale pari a zero”.

C’è poi anche il nodo del precariato, fa notare Parrichini: “Il lavoro è stato impoverito ed è privato di diritti. Sempre più spesso invece di incrementare l’occupazione stabile, si ricorre al lavoro somministrato e ai contratti a termine, così facendo però si creano danni al tessuto sociale ed economico dei lavoratori”.

La nuova segretaria della Fiom altoatesina Cinzia Turello ha posto l’accento sull’innovazione industriale, annunciando che in tale ambito rimarrà alta l’attenzione del sindacato: “A volte avvengono passaggi che, ‘mascherati’ da rinnovamento, possono anche cancellare diritti e posti di lavoro”. Turello ha portato l’esempio della multinazionale Gkn Driveline, che ha spostato un intero reparto di produzione, circa 150 dipendenti, da Brunico a Monguelfo. “In questo caso la preoccupazione della Fiom è che lo stabilimento a breve possa essere ceduto. In ogni caso non ci sono nuove assunzioni e nuove tecnologie, visto che i lavoratori impiegati e i macchinari installati nel nuovo stabilimento sono quelli dello stabilimento di Brunico”.

 

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Martin B. Fr., 02.11.2018 - 13:30

Mein Eindruck: Die Großen wandern weg, die Kleinen und Ländlichen sollen nach vielen Ideen (basierend auf Neid?) von städtischen Politikern und deren Stammwählerschaft auch weiter besteuert und reguliert werden. Aber es geht uns ja (noch) gut...

Fr., 02.11.2018 - 13:30 Permalink