Politik | Memorandum di Bolzano

Il Pd vuole essere protagonista

L’evoluzione dell’autonomia non può dipendere dall’iniziativa di un unico partito. La visita di Enrico Letta a Bolzano dal punto di vista del Pd locale.
Galilei valbruna provincia
Foto: Salto.bz

Rientrare nella foto ufficiale. A margine dell’incontro di Bolzano tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, e il presidente della Giunta provinciale di Bolzano, Luis Durwalder, è sembrato questo il senso del veloce summit che i vertici del Pd locale hanno organizzato con Letta prima che i due ospiti “romani” ripartissero, in tarda serata, alla volta della capitale. Negli ultimi giorni, infatti, l’impressione era che il partito subisse gli eventi e soprattutto l’iniziativa della Svp, sempre abilissima a muoversi d’anticipo nel quadro di relazioni tra Stato e Provincia. Era stato in particolare l’accordo tra Delrio e alcuni esponenti di punta della Stella Alpina – relativamente al tentativo di trovare soluzioni al problema della toponomastica – a creare malumori e il sospetto di essere per l’ennesima volta scavalcati. Da qui la necessità di recuperare visibilità, far capire che l’evoluzione dell’autonomia non è una partita ristretta a due partecipanti, ma deve diventare un gioco di squadra, con il Pd di Bolzano pienamente in campo.

Carlo Costa, vicesegretario dei democratici dell’Alto Adige, riassume così il senso dell’incontro avuto con il presidente del Consiglio: “Abbiamo parlato delle prospettive sul futuro di questa terra, si è fatto il punto su quelle che sono state le esperienze che devono essere di stimolo per le riforme che il governo si appresta ad attuare, come per esempio il federalismo fiscale”. Un futuro che, secondo Costa, può essere affrontato soltanto se la Svp sarà pronta a riconoscere che la valorizzazione dell’esperienza autonomistica – programmaticamente sostenuta da Letta – non può prescindere dal contributo del Pd locale: “Per noi sottolineare il ruolo delle autonomie speciali è sempre stato essenziale e rivendichiamo il nostro contributo: l’autonomia non è patrimonio esclusivo della Svp, o puntiamo a un progetto veramente condiviso oppure faremo molta più fatica ad ottenere ciò a cui legittimamente aspiriamo”.

Anche a proposito del “patto sulla toponomastica” – che recentemente ha coinvolto soltanto il ministro per gli Affari regionali, Delrio, e la Svp –, Costa offre adesso un’interpretazione più sfumata, minimizzandone gli effetti: “Quello è un accordo che non ha alcun significato istituzionale, è una semplice dichiarazione d’intenti. In fondo non è stato fatto altro che recuperare il senso di accordi precedenti, cioè quelli che portarono alla nomina della commissione paritetica sulla segnaletica di montagna creata appositamente tre anni fa. La nuova proposta è una bozza di partenza sulla quale discutere, dovrà essere sottoposta all’esame delle nuove commissioni dei sei e dei dodici (ancora da rinominare, ndr) e in ogni caso – Costa ne è convinto – difficilmente porterà a una soluzione del problema aggirando l’iter istituzionale necessario a cambiare alcuni punti della legge provinciale adesso esposta al giudizio, che credo comunque ci sarà, della Corte costituzionale”.

La firma del memorandum di ieri (5 agosto), conclude Costa, deve essere vista come un deciso riposizionamento dell’asse delle riforme su una linea istituzionale, ben più significativo dell’iniziativa isolata di un unico partito: “Ci vuole un’ottica regionale. Ci vuole una partita condivisa tra Trento e Bolzano. Il presidente del Consiglio conosce bene la realtà locale e sa qual è il significato della nostra autonomia nel quadro di riforme che egli intende adottare per tutto il Paese. L’abbiamo incontrato anche per evidenziare il compito che noi del Pd di Bolzano possiamo e dobbiamo assumere al fine di favorire questo passaggio”.