Kultur | Autodeterminazione

Quando l’indipendentismo si nutre di letteratura

I nostri indipendentisti guardano a quello che succede altrove pensando di costituire un’isola collocata in un vasto arcipelago secessionista. La Catalogna è uno degli altri esempi, se non addirittura un modello, sovente citato. Un libro può aiutarci a comprendere meglio la situazione.
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Foto: Tommaso Vian

Letteratura e politica sono in cortocircuito. In Spagna le tensioni indipendentiste sono così forti che è diventato impossibile leggere un libro senza arruolarlo in un campo o nell’altro della battaglia. Pro o contro l’indipendenza di Barcellona.

 

Il libro al quale Andrea Nicastro ha dedicato ieri (17 agosto) un’ampia recensione sul Corriere della Sera è dello scrittore e antropologo catalano Albert Sánchez Piñol, autore di un bestseller intitolato “Victus”. Un libro che sta facendo molto discutere perché, come afferma Nicastro, subito arruolato da estimatori e detrattori nella battaglia politica che infuria a proposito della questione indipendentista. Chi leggesse il libro, però, potrebbe accorgersi che le cose non sono (mai) così semplici. Caldamente consigliato anche dalle nostre parti.

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Martin Geier So., 18.08.2013 - 20:47

Sehr schön; und Vielen Dank.
Es kann halt nur schiefgehen wenn Geschichte benutzt wird; da kann man viele Ähnlichkeiten mit Tirol 1809 finden zumal die heutigen Südtiroler einen Helden feiern der vor allem für Eines stand; dem Widerstand gegen alles moderne und liberale. Ähnlich in Katalonien dessen Nationalisten vergessen daß es 1714 kaum Nationalismus und noch weniger so etwas wie ein Nationalgefühl gab; die sind allesamt Kinder des 19. Jahrhunderts. Davor standen sich Imperien und Dynastien gegenüber die diesen oder jenen Erben auf den Thron sehen wollten; jenseits von Sprache und Kultur. Natürlich darf es im Bild der heutigen katalanischen Nationalisten keinen spanischen Helden in Barcelona geben(noch weniger als General ;); natürlich muß der Katalane besser dastehen als der Kastilier. Das allein schon offenbart wie hauchdünn die Firnis des 'Katalonien für alle' ist und wer in diesem Katalonien das sagen hat und vor allem wer der Herr über Geschichte und Leitkultur ist. Man mag manch Medien und manch ausländische Idealisten mit salbungsvollen Worten täuschen, ihnen von mir aus ein trügerisches Bild eines 'neuen Staates' mit 'neuen Werten' vermitteln; kratzt man an der Oberfläche tritt der Nationalismus in seiner ganzen Intoleranz zum Vorschein. Wenig verwunderlich daß unsere Separatisten Katalonien zum Vorbild nehmen; sind sie ja dank der Krise des € und des Spanischen Staates weiter als unsere Zeitgenossen; aber gleich wie ihre katalanischen Kollegen haben sie ziemlich genaue Vorstellungen wie Sprache und Leitkultur in 'ihrem' Staat auszusehen haben; und welche Sprache(n) und Kulture(n) 'weniger unerwünscht' sind; trostlose Ausblicke die sich bei näherem Hinsehen offenbaren.
Katalonien ist halt etwas komplizierter als es für Manche aussieht; mal sehen wie das ausgeht wenn es wirklich hart auf hart kommt und dann mal sehen was die schreiben die uns regelmäßig mit Wasserstandsmeldungen aus Barcelona konfrontieren. Das wird eine spannende Zeit und vor allem auch davon abhängen wie sie die €Krise weiterentwickelt und ob Europa nach vielen Neins weitere Signale nach Barcelona und Madrid entsendet.

So., 18.08.2013 - 20:47 Permalink
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Giancarlo So., 18.08.2013 - 22:11

Martin, il modello catalano è quello ideale, agognato e invidiato non solo dai sudtirolesi ma un po' da tutti i secessionisti sparsi per l'Europa, compresi quelli francamente più ridicoli e fasulli come i lombardi o i veneti, perché presenta un combinato disposto di caratteristiche che gli danno una serietà e una "legittimità" che gli altri si sognano oppure che, sempre parlando dei sudtirolesi, questi potrebbero quasi emulare se non fosse che gli mancano quell'una o due caratteristiche essenziali che fanno la differenza. La Catalogna ha una lingua propria, e questo è un fatto, fermo restando che la distinzione tra lingua e dialetto è artificiosa e non sostenibile sul piano linguistico, ma solo su quello storico e sociolinguistico. Il 1714 è una data certa e certificata, nel senso che non siamo tra i Celti del III secolo avanti Cristo ma nell'età moderna, quando si sono formate le nazioni europee, e trattandosi del diciottesimo secolo è del tutto normale che fosse uno scontro tra due ragion di stato dinastiche e non tra due nazionalismi. Ogni nazione ha il suo mito fondante e questo è uno dei più recenti e storicamente inquadrati. Ha un'economia ricca e trainante, è un po' come la Lombardia della Spagna, cosa che viene riconosciuta nell'articolo stesso:
"Ora, siccome la Spagna amputata della Catalogna fallirebbe il giorno dopo e finirebbe nella serie C degli Stati, «centralisti», «spagnolisti» e castigliani hanno reagito in modo scomposto."
Infine, ultime ma non ultime, ha quelle caratteristiche che mancano al Sudtirolo e praticamente a tutti gli indipendentismi europei eccetto la Scozia: è socialmente coesa, nel senso che gli immigrati dalle altre regioni della Spagna e dall'America Latina (e per quanto ne so, tutti gli immigrati) vengono accolti da una politica inclusiva a cominciare dall'ambito scolastico, dove la lingua catalana gli viene proposta e, direi, benevolmente imposta nella consapevolezza che non c'è integrazione senza comunanza di linguaggio e che "catalano è chi catalano fa". Inoltre il catalanismo è patrimonio comune di un arco di partiti politici che vanno dal centro democristiano alla sinistra radicale. E' assente solo la destra, perchè identificata con il Partido
Popular, centralista e unionista, per non parlare dell'estrema destra.
Poi, è chiaro, come in tutte le aggregazioni umane ci sono dei difetti, la forza economica della regione fa sì che nei discorsi di alcuni esponenti catalanisti ci sia uno sgradevole retrogusto leghista, nel senso di Lega Nord, presso i tribunali amministrativi ci sono vari casi di genitori che vogliono che i figli vengano educati in castigliano e non in catalano, ecc. ecc. Però tutto sommato il quadro generale è piuttosto brillante se paragonato agli altri indipendentismi.
Detto questo, sono d'accordo con te sul fatto che al giorno d'oggi ogni secessionismo rischia di impantanarsi in un confronto sterile tra "Noi" e gli "Altri", basato sui nazionalismi nati così così nel 19° secolo e finiti molto peggio in quello successivo.

So., 18.08.2013 - 22:11 Permalink
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Martin Geier Mo., 19.08.2013 - 07:45

@Giancarlo
Grazie per il Tuo ottimo contributo. Sara' anche vero pero grattando la pelle della catalogna non e' a dir il vero difficile trovare il nazionalismo anche più becero; e' anche capibile siccome adesso si scontrano due nazionalismi opposti, quello catalano e quello castigliano. E' vero che a differenza dell'Alto Adige la catalogna ha una societa' socialmente, etnicamente, culturalmente e politicamente più coesa, a confronto Südtirol/Alto Adige e' un lembo di territorio abitato da tre etnie che nemmeno li danno lo stesso nome. Proprio la guerra dei nomi dimostra che noi non siamo un popolo. La catalogna avrà anche il suo mito fondante pero già si vede che la storia viene distorta e rimodellata a proprio piacimento e fine politico; da questo deduco che in catalogna sarà solo in parte un societa tollerante; ad una parte viene imposto il proprio modello. Allora quale differenza rispetto ai nazionalismi del 19. secolo?
Anche in Südtirol/Alto Adige una parte politica vorrebbe imporre il proprio modello, la propria Leitkultur, i propri nomi a tutti gli altri; sperando che una maggioranza etnica un giorno faccia suo questo programma. Da noi esiste solo un confronto sterile tra "Noi" e gli "Altri". Ci sono diversi modelli a confronto; in fin dei conti pero' ne esistono solo due:
O un modello imposto dal gruppo linguistico più grande e più forte o un modello per tutti con un progresso per tutti con il rispetto della cultura di tutti.

Mo., 19.08.2013 - 07:45 Permalink