Lasciamo pur perdere che a Plan de Corones hanno imparato a sciare le persone che amiamo di più. E lasciamo pur perdere che scendendo a Brunico ogni volta incontriamo da decenni un carissimo amico scrittore e ormai anche un altro che fa il chirurgo ortopedico.
E prescindiamo persino dal fatto che sappiamo, non solo dalle parti di questa rubrichina, poco di montagna e molto poco anche di pop, post-canzone d’autore, “meravigliose ovvietà” ovvero le categorie critiche che siamo tentati di adottare con Jovanotti.
Quanto a Reinhold Messner, abbiamo ricevuto da lui – nel corso di qualche chiacchierata e di alcune interviste che ci ha rilasciato – alcune lezioni di Storia di questa terra di confine e di frontiera che alcuni professoroni (o i dilettanti allo sbaraglio locali) non saprebbero neanche impostare.
Dunque, come dice un lettore di Salto a proposito del concerto della prossima estate di Jovanotti appunto a Plan de Corones, in questo caso siamo di parte: e lo dichiariamo.
Per favore, basta con questa cavolata del concerto pop (il rock è un’altra cosa) proposta peraltro da un cantante che dovrebbe conoscere la valenza del silenzio non solo su uno spartito musicale (sono quei fogli strani con cinque righe e alcune palline e stanghette, Lorenzo), non solo in montagna. Ma anche nella vita.
Abbiamo bisogno, caro Lorenzo Cherubini, di meno sorrisi pseudo-simpatici, di meno parole al vento. E, anche, di meno suoni (elettrici) al vento
Ha detto Jovanotti alla agenzia giornalistica Ansa: “Il nostro progetto per l'estate è serio, accurato e soprattutto nuovo, realizzato con criteri ambientali che oggi non sono solo possibili ma anche importanti da mostrare al pubblico, soprattutto ad un pubblico come è il mio, sensibile ai temi chiave del presente”.
Buona fede? Convinzione che il pubblico dei concerti sia ormai rincitrullito? O che altro attraversa questa dichiarazione del cantante? Esistono elicotteri silenziosi? “Gatti” (delle nevi, Lorenzo) che non inquinano? Und so weiter.
Possiamo anche ipotizzare, come si augura Jovanotti, che il cantante e Messner si incontrino. Ma solo per ascoltare l’annuncio che il concerto a Plan de Corones, peccato, non si farà.
Il silenzio di una montagna è una grande catarsi sonora. E una delle più grandi imprese di Mario Brunello ai Suoni delle Dolomiti è portare sulle spalle il proprio violoncello piccolo su su per i sentieri e fino al luogo dei concerti. Suoi e dei suoi compagni d’avventura e rigorosamente acustici.
Abbiamo bisogno, caro Lorenzo Cherubini, di meno sorrisi pseudo-simpatici, di meno parole al vento. E, anche, di meno suoni (elettrici) al vento.
Abbiamo bisogno di silenzio e di silenzi. Vedrà, il nostro cantante, che anche rinunciando a Plan de Corones potrà trovare altri posti e altre occasioni “espressive” e di guadagno. Soldi per pagarsi una pizza e magari anche la benzina. A meno che lui non preferisca una bicicletta a vela. Ma attenzione alla randa.