Politik | Bolzano, elezioni

Bolzano caput mundi

Bolzano sta per eleggere il suo nuovo sindaco.
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Municipio
Foto: salto.bz /N.Arrigoni

Per capire la profondità della palude in cui si è inabissato il dibattito politico a Bolzano è sufficiente ascoltare le ultime parole dell’ex candidato sindaco della Lega Carlo Vettori sull’opportunità di votare Luis Walcher, candidato in pectore della SVP, per le prossime elezioni comunali di Bolzano. Il motivo della scelta di un primo cittadino appartenente al partito di raccolta all’ombra del Catinaccio sarebbe motivata secondo Vettori dalla difficoltà per la Lega locale di individuare una figura di candidato sindaco in grado di competere con Renzo Caramaschi e di superare finalmente le logiche di contrapposizione etnica che hanno caratterizzato il governo della città negli ultimi sessanta anni. Il ragionamento di Vettori non è privo di fascino perché delineare una prospettiva post bellica in una provincia in cui ancora quasi tutto è diviso dalle visibili (e invisibili) barriere delle appartenze etniche è traguardo benemerito. Forse per essere coerenti sarebbe stato meglio proporre una figura diversa da Walcher. Di Luis Walcher, oltre alla capacità da assessore dei lavori pubblici e degli appalti di avviare e chiudere cantieri lungo i principali assi viari della città creando lunghissime e interminabili colonne di auto, si ricordano posizioni che in altri tempi un altro campione della convivenza come Oswald Ellecosta aveva espresso con fiera convinzione: niente asili e scuole bilingui, ritorno alla toponomastica pre-tolemeiana, distruzione relitti storici fascisti e celebrazioni domenicali in onore di Andreas Hofer. Un programma in effetti molto credibile di superamento delle contrapposizioni etniche e per la costruzione di una società finalmente liberata dalla funerea storia della nostra provincia.

Lo sbandamento intellettuale del centro destra va naturalmente oltre le posizioni post ideologiche di Carlo Vettori che almeno da sempre non nasconde di essere simpatizzante  delle posizioni dei partiti di estrema destra tedeschi. A tre mesi dalle elezioni comunali come da tradizione i partiti del centro destra italico non sono ancora riusciti non solo a mettere insieme un programma per la città, ma nemmeno a trovare un candidato sindaco. Chi pensava fosse l’ingombrante e euforica presenza della onorevole Biancofiore a determinare il regolare caos pre- (e post) elettorale del centrodestra deve purtroppo ricredersi. Anche senza la pasionaria berlusconiana, lo spettacolo offerto dai rappresentanti di Lega (ex Nord), Forza Italia, Fratelli d’Italia, Viva l’Italia e sbandieratori di tricolori vari è quello dei guitti della periferia: attori di basso livello, impreparati, la cui recitazione appare sistematicamente fuori dalle righe. Del più accreditato possibile candidato sindaco di centro destra - l’onorevole Filippo Maturi - si ricorda un breve video intitolato Bolzanistan in cui il leghista coperto da elmetto mimetico mimava una improbabile resistenza all’assalto armato di legioni di immigrati irregolari e clandestini alle mura della città.

Se sul fronte del centro destra si registra la ormai ventennale rissosa e inconcludente ricerca di consenso intorno alla figura di un candidato unitario, le cose non vanno meglio sulla riva sinistra del fiume. Abbarbicati ormai da anni nei quartieri della piccola e media borghesia cittadina, i partiti del centro sinistra italico sono nel corso dell’ultima legislatura letteralmente scomparsi.  Il laborioso sindaco Caramaschi ha accentrato su di sé il ruolo di mediatore con la parte tedesca sia a livello provinciale che comunale, lasciando dietro di lui il vuoto. Il partito democratico, perso il suo assessore di riferimento Christian Tommasini e le relative deleghe sulla cooperazione e la scuola che garantivano qualche migliaio di voti e preferenze, è rappresentato in provincia dall’ex Forza Italia Sandro Repetto. A livello comunale l’assessore Monica Franch è reduce dalla scissione alle ultime elezioni provinciali dal Pd per cui rimane nei ranghi del partito solo l’avvocato a part time Juri Andriollo. L’assessore Lorenzini dei Verdi raccoglie qualche voto in via Weggenstein e forse sulle passeggiate del Guncina, ma l’esito del recente referendum sul tram ne ha decretato la assai probabile fine politica. 

La squadra del centro sinistra italiano che si propone per governare i prossimi cinque anni la città assomiglia così a una specie di Armata di Brancaleone da Norcia, il rampollo di una famiglia nobiliare decaduta celebrato nel film di Mario Monicelli, animato da virulento eloquio e mosso da sani principi che si incammina verso il feudo di Aurocastro a capo di un manipolo di diseredati e miserabili. Intuita la possibile malapartita della spedizione, l’assessore Gennaccaro hanno già dichiarato di non sentirsi più parte della maggioranza e di essere intenzionato a correre da solo come candidato di una lista personale alle prossime elezioni.

Non stupisce che con questa squadra il sindaco Caramaschi ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco di fronte alla decisione della SVP di correre da sola con un candidato ultraconservatore negando dopo venti anni di succosa collaborazione l’appoggio al centro sinistra in una competizione per la prima volta a esito veramente incerto. Invece di puntare i piedi e minacciare di costruire un’alleanza alternativa con il TeamK, portatore di migliaia di voti di cittadini di lingua tedesca in città e quindi competitor non di carta della SVP, il laborioso sindaco ha rilanciato sulle grandi opere. Sui contenuti dei programmi in questo clima è in effetti meglio rimanere sul vago e concentrarsi sulla gestione dell’affare del secolo, l’Areale, che oltre all’interesse del nuovo padrone della città Renè Benko, muove le ambizioni anche delle solite lobbies di immobiliaristi, intermediatori e boss dell’economia locale. 

Cosa rimane di un progetto di futuro di città in questo scenario è facile immaginare: cantieri a gogò, subappalti alle manovalanze albanesi e del sud Italia, lottizzazioni a speculatori che costruiscono alloggi deluxe, garage sotterranei in centro ogni dove per disincentivare l’uso delle auto private, feste dello speck infrasettimanali per richiamare nuove orde di turisti famelici. E, naturalmente, nuove scuole e asili disegnati da star dell’architettura internazionale con entrate e orari rigidamente separati per bambini dei diversi gruppi etnici, scuole musicali separate, associazioni separate, impianti sportivi separati, case di riposo separate. Mancano i cimiteri separati un'idea che una decina di anni fa qualcuno aveva già avanzato comunque e che all'occasione può sempre essere recuperata.

Frattanto, mentre si assiste alle magniloquenti raffigurazioni della nuova città e dei nuovi quartieri, con nuove circonvallazioni e nuovi centri commerciali Bolzano lentamente si spegne. Il decremento demografico accellererà per la gioia dei costruttori di nuove Rsa e centri di lungodegenza costruiti con varianti urbanistiche rigorosamente in deroga, i ragazzi dei diversi gruppi linguistici impareranno sempre meno la lingua dei loro altri concittadini, gli asili e le scuole materne resteranno militarmente blindati per i soli membri dei diversi gruppi etnici, il traffico dei pendolari e dell’autostrada continuerà a asfissiare i residenti, il caro alloggi aumenterà i prezzi delle case spingendo all’esodo le generazioni che non possono beneficiare dei lasciti ereditari di nonni e genitori. Solo Via della Vigna e il circondario dove abita il vicesindaco Wachler rimarrà intatto: una piccola fortezza murata per bloccare l’accesso a chiunque non acclamerà ogni domenica mattina con il cappello piumato in testa l’eroe del Tirolo unito Andreas Hofer. 

Forse Bolzano meriterebbe qualcosa di più di questo. Magari non un compianto Alexander Langer, o un moderno Michael Gaissmair. Ma forse un più pragmatico e liberale sindaco Köllensperger o una sindaca Renate Holzeisen, perchè effettivamente i tempi delle divisioni etniche e della città governata dai poteri occulti sarebbe ora andassero in soffitta.