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Quella è la porta

Via dall’Alto Adige i non residenti, è per ragioni sanitarie, dice Kompatscher. Chi non rispetta l’ordinanza rischia una denuncia penale. Monta la polemica. Update.

Come prevedibile la scure dell’indignazione è calata sull’ultima ordinanza del governatore Arno Kompatscher relativa alle misure per contrastare il coronavirus, e i cui primi effetti sono stati documentati ieri (13 marzo) da salto.bz. Il testo del provvedimento, fra le altre cose, “ordina ai turisti, ospiti, villeggianti e tutte le altre persone presenti sul territorio provinciale che non hanno la propria residenza in Alto Adige, di rientrare alla propria residenza, affinché possano eventualmente beneficiare delle prestazioni dei propri medici di base o pediatri di libera scelta”. In sostanza: chi non possiede la residenza se ne deve andare, altrimenti rischia una denuncia penale. La ragione è puramente sanitaria: non avendo il medico di base in caso di necessità l’approdo sarebbe il pronto soccorso e l’ospedale non può rischiare l’intasamento, riassume il Landeshauptmann.

 

Secondo l’avvocato Luca Crisafulli, membro della Commissione dei Sei, tuttavia, “l’ordinanza del Presidente della provincia n. 8/20, laddove dispone per tutti i non residenti in Alto Adige - non soltanto per i turisti - l’obbligo di lasciare il territorio provinciale, è mal formulata. Deve essere garantito il diritto di chi ha un domicilio in provincia e che ha diritto di accedere al Servizio Sanitario Nazionale di rimanere in Alto Adige, altrimenti l’applicazione della misura avrebbe effetti aberranti”. E ancora: “Sono tanti i lavoratori che, pur mantenendo la residenza anagrafica nei loro luoghi di origine, vivono stabilmente e lavorano in Alto Adige. Che facciamo di tutti i non residenti stabilmente domiciliati in Alto Adige? Li mettiamo sul primo treno?”. 

Sulla stessa linea il consigliere provinciale del Pd Sandro Repetto: “Trovo inaccettabile che i non residenti siano invitati a lasciare il territorio. Ci sono famiglie; lavoratori e lavoratrici, studenti e professionisti che domiciliano a bolzano e sono parte del nostro tessuto social. Italiani, stranieri, chissenefrega: anche loro sono Bolzano e devono poter rimanere qua con le loro famiglie, i loro cari, i loro amici”. A fargli eco l’ex assessora comunale dem Maria Chiara Pasquali: “È assurda questa ordinanza: ho una figlia residente a Bolzano che vive a Milano con il suo compagno e lì lavora. I Lombardi la devono cacciare?”. Interviene anche il consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore - Fratelli d’Italia Alessandro Urzì che annuncia: “Solleciterò con provvedimento istituzionale la revisione dell’ordinanza”. Uno spiraglio, infine. Diego Nicolini, consigliere provinciale del Movimento 5 stelle, ha fatto sapere poco fa di aver parlato con il presidente Kompatscher il quale “ci ha assicurato che proverà a modificare il documento nel senso di una forte raccomandazione”.

++ Update ore 12 ++

Giungono a stretto giro le precisazioni del governatore dell’Alto Adige. Il riferimento è ai proprietari di seconde case: “La mia ordinanza in merito ai non residenti (e comunque non presenti sul territorio per motivi di lavoro) è da intendersi come forte raccomandazione nell’interesse primario delle persone stesse che in questo territorio non hanno né medico di fiducia né (per i figli) pediatra, cosicché non si riescono a garantire i vari livelli di assistenza previsti dal sistema”, riporta l’Ansa. C’è il “rischio - prosegue Kompatscher - che queste persone in caso di necessità si debbano rivolgere direttamente alle strutture centrali, cosa che anche secondo le raccomandazioni a livello nazionale deve essere assolutamente evitata. Il problema di non potere garantire un’assistenza adeguata in queste situazioni è stato più volte sollevato nelle videoconferenze con il governo centrale anche dai colleghi di Toscana, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta”.

“Le parole non bastano”, ribatte Crisafulli, “la norma va cambiata. Vanno fermati quei sindaci che ordinano ai non residenti, sebbene domiciliati in Alto Adige, di lasciare le loro case”. Anche perché - fa notare l’avvocato - durante il viaggio di ritorno nei luoghi di residenza le persone potrebbero correre il rischio di contrarre il virus sui mezzi di trasporto e infettare a loro volta altri. Di qui la strigliata: “La qualità delle leggi è importante soprattutto in questi periodi, se si vuole raccomandare qualcosa non si usa il verbo ‘ordinare’ e se si vuole intervenire soltanto sui vacanzieri, sui lavoratori stagionali o sui proprietari di seconde case non si scrive ‘… e tutte le altre persone presenti sul territorio provinciale che non hanno la propria residenza in Alto Adige’”. L’appello è dunque a modificare il testo dell’ordinanza. “Siamo in emergenza sanitaria, lo so benissimo, ma la nostra provincia deve distinguersi per umanità, ragionevolezza e solidarietà anche in questo momento”, così Crisafulli.

++ Update ore 20 ++
 
In serata arriva l’ufficialità, l’ordinanza è stata così modificata: “Il dispositivo concernente il rientro al luogo di residenza, al fine di poter beneficiare delle cure eventualmente necessarie, è da riferirsi alle persone  che soggiornano in Alto Adige per turismo, villeggiatura o che sono presenti sul territorio per altre ragioni ma diverse da motivi di lavoro. La disposizione infatti si riferisce alla mera presenza sul territorio provinciale, non a chi vi abbia un domicilio”.