Politik | L’intervista

“Asili pronti a riaprire, Roma dia l’ok”

Waltraud Deeg e il piano altoatesino per i servizi all’infanzia. “Il governo risponda. Alle famiglie dico: stiamo lavorando per voi. Il centralismo è un danno”.
Deeg, Waltraud
Foto: ASP/Fabio Brucculeri

salto.bz: assessora Deeg, la riapertura delle strutture per l’infanzia ora che le scuole sono chiuse fino a settembre è un tema molto sentito tra la popolazione altoatesina. Lo dimostra la petizione online che lei ha condiviso sui social. A che punto siamo?

Waltraud Deeg: stiamo lavorando a un piano provinciale che prevede diversi tipi di servizi per aiutare le famiglie in questa fase difficile, in primo luogo quelle in cui gli adulti devono tornare sul luogo di lavoro e in secondo luogo tutte le altre. Ma anche per favorire il contatto sociale per i più piccoli, un aspetto che in questa emergenza è passato in secondo piano. I bambini e gli adolescenti infatti hanno bisogno di socializzazione e di relazioni tra pari. Tutto questo manca dal piano del governo per la Fase 2 a livello nazionale e lo trovo un errore.

Lo stesso presidente della Repubblica ha definito la chiusura degli istituti in tutta Italia una ferita aperta. A suo avviso la risposta data finora dal governo è carente?​

Finora non abbiamo avuto risposte, non solo noi ma tutti i territori, le associazioni, le famiglie e in particolare i genitori che non hanno mai smesso di lavorare e quelli che hanno ripreso o si accingono a farlo. Fornire risorse per la babysitter privata non è sostenibile per tutti, è impensabile che ogni famiglia possa trovare una persona.

Le famiglie hanno bisogno di servizi e i bambini di socialità. È un errore per il governo non averci pensato nella Fase 2

A questo punto cosa sta facendo l’Alto Adige?​

Mi sto battendo per la riapertura il prima possibile di tutti i servizi. A Roma abbiamo inviato due proposte, una per i servizi di prima infanzia e l’altra per i progetti estivi. Assumendoci un po’ di responsabilità a livello di linee guida sanitarie, regole sul numero di bambini per gruppo e rispetto delle distanze interpersonali. Così tranquillizziamo tutti coloro che temono giustamente che la ripartenza non finisca per favorire nuovi focolai d’infezione. Tuttavia, abbiamo visto dall’esperienza austriaca che si può fare.

Intende il fatto che in Austria i servizi di prima infanzia non sono mai stati chiusi del tutto?​

Esatto. Si è visto che i servizi possono rimanere aperti se gestiti bene, responsabilmente, in sintonia con le indicazioni degli esperti di epidemia e igiene pubblica. 

Alle famiglie altoatesine cosa si sente di dire, c’è una data per la riapertura degli asili nido?​

Non c’è una data per il motivo che non siamo noi come Provincia a poter decidere sui tempi di riapertura e il governo nazionale non ha deciso nulla in tal senso. Anche se è proprio questo che vorremmo: decidere noi con responsabilità.

Gli asili nido sono pronti, potremmo aprirli anche domani se da Roma dicessero sì. Serve una risposta subito

Se lei potesse che data metterebbe?​

Se avessimo l’ok potremmo partire già con il 18 maggio con progetti alternativi, sapendo che ci vogliono ancora tante decisioni e implementazioni. Sarebbe una cosa ottima, sapendo che ci sono tanti genitori che hanno bisogno. Del resto gli asili nido sono già pronti, potremmo persino anticipare.

Riaprire subito, avendo l’ok del governo?​

Sì, già il 4 di maggio. Riguardo alle misure di sicurezza e anti-contagio il lavoro di implementazione si sta già facendo durante questa settimana. Con il dipartimento di igiene stiamo approntando le linee guida sugli spazi, le distanze, le precauzioni da mantenere nelle strutture. Ma non è tanto questo il tema più importante, quanto il fatto che se la scuola non riapre più - almeno fino a settembre - il periodo più critico resta quello da qui fino alla chiusura originaria delle scuole a giugno.

Tanti genitori sono in difficoltà.

Capisco e non potrebbe che essere diversamente. Oltre agli asili nido, di cui ho appena parlato, pensiamo naturalmente anche ai bambini dai tre anni in su. Per gli iscritti alle scuole per l’infanzia e le elementari non esiste al momento un progetto alternativo alla scuola classica. Non è stato fatto perché dallo scoppio dell’emergenza a livello nazionale è stata posticipata la decisione sulla riapertura o meno e nessuno ha pensato a cosa fare di diverso. Ora come Provincia di Bolzano stiamo pensando proprio ad un progetto ad hoc. Siamo in contatto con i colleghi assessori all’istruzione.

Per i bambini dai tre anni in su pensiamo ad una soluzione ad hoc: piccoli gruppi, gestiti dagli educatori, con le dovute misure anti-contagio

Di cosa si tratta?​

Gruppi piccoli che possono essere gestiti anche negli edifici scolastici. Partendo dalla prima infanzia dai 3 ai 6 anni e dai genitori che non hanno possibilità di auto-organizzarsi e devono tornare al lavoro. Un servizio di emergenza che va pensato bene: ad esempio con gruppi limitati, di 5 fino a un massimo di 8 bambini, stessi educatori e accompagnatori per limitare i rischi di contagio, immediata verifica dei sintomi. Le protezioni individuali varrebbero per gli adulti e non per i bambini. Sarebbe assurdo pensare di obbligare i bambini, almeno i più piccoli, a mettere la mascherina.

Un progetto inedito.​

Sì, un progetto ad hoc su cui nessuno a livello nazionale ha già detto se si può fare e in che modo. Il primo passo è chiarire a Roma quando possiamo partire e come. Non ha senso concepire qualcosa se poi ci dicono fino a giugno non potete fare nulla.

Che risposte avete avuto finora?​

Nessuna, leggo dai giornali nazionali che in generale il dibattito sul sostegno alle famiglie è in corso. C’è chi dice che è meglio non partire con servizi di questo tipo, dall’altra la ministra alla famiglia Bonetti si sta battendo per rendere tutti consapevoli dell’urgenza di intervenire a sostegno di bambini e genitori. La battaglia è in corso e noi andiamo avanti in collaborazione con le altre Regioni, Veneto, Lombardia e Emilia Romagna. 

Kompatscher ha fatto bene a criticare il governo. La nostra richiesta di riaprire è condivisa da Veneto, Lombardia e Emilia Romagna e dalla ministra Bonetti

Le famiglie altoatesine chiedono a gran voce la riapertura dei servizi, già prima dell’estate: oltre alla petizione online che sta mietendo consensi nei giorni scorsi è stata inviata anche una lettera aperta. Ai genitori cosa rispondete?​

A loro dico: ci stiamo battendo per voi. A tutti i livelli, politico e di rete tra territori. È impensabile come sta facendo il governo non dare risposte all’infanzia e a tutti i genitori.

Kompatscher ha attaccato duramente Conte per “il centralismo” con cui l’esecutivo ha negato una maggiore autonomia ai territori, compreso l’Alto Adige, sulla gestione della Fase 2. Ha condiviso l’intervento?

Certamente. Se una Provincia autonoma ha le sue competenze, come quella sui servizi all’infanzia e i progetti estivi, e si assume la responsabilità di gestirle in modo accurato e sentendo gli esperti, non è possibile che non gli sia consentito di farlo. In giunta ovviamente lavoriamo sulla stessa linea, l’uscita del governatore è stata doverosa e condivisa. 

Quando si aspetta una decisione da Roma?​

Siamo sempre in contatto con il ministero alla famiglia e con il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che dà voce all’appello nella conferenza Stato-Regioni. Inoltre, siamo in contatto con le associazioni per le famiglie e le pari opportunità a livello nazionale. Abbiamo una rete che si sta battendo per avere un via libera. Anche oggi o domani va bene. Conta intervenire al più presto.