“Sarà un’estate durissima”
salto.bz: Marco Pappalardo, responsabile marketing del consorzio di impianti Dolomiti superski, la stagione estiva del turismo montano riparte il 30 maggio da Cortina, ma per quella invernale interrotta dal Covid-19 gli strascichi non sono finiti. Qual è innanzitutto l’impatto sui conti?
Marco Pappalardo: le quantificazioni non ci sono in quanto la stagione non è stata ancora chiusa a livello ufficiale e dunque anche finanziario. Sicuramente, fino all’interruzione, si trattava di una stagione molto positiva. Sarebbe stata la prima in assoluto, ma così non è stato. I 40 giorni di chiusura anticipata hanno prodotto un risultato che non sarà il primo della storia, ma pur sempre un buon risultato.
Nessuna perdita?
Numeri precisi come dicevo non ce ne sono, li avremo fra 30 giorni. Per ora posso dire che fino alla chiusura avevamo un 8-10% di passaggi in più rispetto allo stesso periodo dell’inverno 2018-2019.
Quando è scoppiata l’emergenza virus abbiamo scelto da soli di chiudere la stagione invernale, che prima viaggiava su livelli record. Nessuna pressione esterna ma responsabilità
Tiene adesso banco la questione degli skipass stagionali, ci sono decine di sciatori che chiedono il rimborso tramite le vie legali. Cosa risponde?
Noi crediamo di aver gestito la cosa nell’assoluto interesse dei clienti. Capiamo che gli utenti hanno avuto un disagio, ma lo stesso problema lo ha vissuto l’azienda che è rimasta ferma e per 40 giorni non ha potuto produrre i suoi servizi. Quest’ultimo aspetto viene spesso dimenticato. In tema di stagionali abbiamo ritenuto opportuno fare un’operazione fedeltà che riequilibra sull’anno prossimo.
Uno sconto? Non tutti sono d’accordo però.
Parliamo sì di uno sconto del 10% sul nuovo stagionale, la policy è sul nostro sito. Riguardo alle lamentele, è naturale che su 22-23.000 stagionali ci sia qualcuno che non è d’accordo, ma è normale. Va tenuto conto inoltre che gli skipass in scadenza, i settimanali ad esempio, sono stati rimborsati.
Le modalità di chiusura della stagione poco prima del lockdown in tutta Italia, nelle settimane in cui le scuole erano chiuse ma le piste da sci affollate, hanno fatto finire sotto accusa il turismo montano. Il tentennamento si poteva evitare, prima del 9 marzo?
La riflessione su questo è immediata: noi abbiamo deciso per primi di chiudere quando abbiamo visto la realtà della situazione, con una scelta autonoma che non è stata dettata da nessuna pressione istituzionale o politica. Già quando c’erano stati i primi casi avevamo fatto comitati di crisi al nostro interno e adottato delle misure, limitando la capacità di un terzo. Questo vale per il weekend precedente, del 7-8 marzo, mentre in seguito per il mercoledì successivo la decisione è stata di chiudere. L’ordinanza del governo è arrivata dopo e noi avevamo già comunicato tale scelta all’hotel Laurin, assieme agli rappresentanti del turismo altoatesino.
Allude alla conferenza stampa di lunedì 9 marzo, in cui si comunicava la chiusura di tutti gli impianti in Alto Adige per il mercoledì seguente, in sintonia con il Trentino. Una scelta però anticipata dallo stop nazionale decretato per martedì 10 marzo.
Ribadisco, noi come Dolomiti superski abbiamo agito con autoresponsabilità, dando la risposta migliore che si poteva dare. Bisogna anche dire che era la settimana del carnevale, iniziavano le settimane bianche di fine stagione e c’erano tanti ospiti negli alberghi. Però di punto in bianco abbiamo detto “domani si chiude” e così è stato. Non si può invece paragonare la nostra situazione a quella di Ischgl (la località austriaca da dove è partito un focolaio che ha diffuso il contagio nel nord Europa, ndr).
Il 30 maggio apre il primo impianto, il Lagazuoi a Cortina d’Ampezzo, poi sarà la volta di Plan de Corones. Sarà sicuramente un’estate durissima, ma dobbiamo reggere
Ora inizia la stagione estiva con le incognite della Fase 2 e il confronto-scontro tra i Paesi sulle aperture dei confini. Quali sono innanzitutto le date?
Questa settimana, il 30 maggio, apre il primo impianto, il Lagazuoi a Cortina d’Ampezzo, poi sarà la volta di Plan de Corones, seguiranno le aperture nell’arco di giugno fino ad avere il 3 di luglio tutto il sistema a regime.
I collaboratori tornano al lavoro, quanti sono?
Circa 5-600 persone in tutto il sistema, che in realtà non si sono mai fermate per le manutenzioni e preparazioni a partire dall’inizio di maggio.
L’apertura è effettivamente sostenibile?
Nel momento in cui eravamo in piena crisi e stavamo cercando di capire come andare avanti, in contatto con tutti gli operatori della filiera, in tanti hanno manifestato quasi l’intenzione di rimanere chiusi. Per noi però era importante far vedere che ci siamo, in questo momento particolare e come investimento nel futuro, visto che il mondo va avanti oltre il 2020 e 2021. Occorre ripartire con coraggio sapendo che avremo grandi difficoltà e un turismo diverso rispetto a prima dell’emergenza.
Avete una stima, reggerete solo con il mercato interno?
Certamente avremo a che fare con un turismo di prossimità. Tutti i segnali che arrivano sono di movimentazioni ravvicinate, le persone andranno in un raggio massimo di 3-400 chilometri. I dati presentati da SWG Italia dicono che solo il 20% degli italiani che vanno in vacanza ha già prenotato, e un 50% ha già detto che non si sposterà.
Speriamo in una completa riapertura delle frontiere, sarebbe grave che ci fosse la volontà di far prevalere le località a nord delle Alpi
Questo riguardo agli ospiti dal nord Italia. Dall’estero, in particolare a nord del Brennero, che feedback avete?
Le difficoltà a livello istituzionali per far aprire le frontiere sono quelle che sappiamo. Se aprirà solo l’Italia il 3 giugno ci sarà una mobilità parziale e nel caso l’Austria, con cui pare ora ci siano segnali di distensione, apra solo per far passare i turisti dalla Germania bisogna vedere quanti vorranno fare un viaggio sapendo di non poter fare soste. Noi puntiamo sicuramente sul turismo nazionale, nell’area di lingua tedesca faremo comunicazione ma sappiamo già che arriveranno meno ospiti degli anni scorsi. Poi, se aprono le frontiere d’Europa cambierà tutto.
È quello che vi augurate?
Quantomeno che non ci sia la volontà di far prevalere alcune località rispetto ad altre, intendo nel versante nord delle Alpi. Sarebbe grave. Noi in ogni caso partiamo dalla forza del nostro marchio, che ha le Dolomiti nel nome. Siamo in un momento di particolare insicurezza, in cui le persone si aggrappano alle certezze, e questo vale anche nel marketing. Dobbiamo essere in grado di superare le situazioni di crisi. Il nostro approccio è quello di assumerci la responsabilità, di dire noi ci siamo e tutelare le persone. È anche un investimento sul futuro.
Un modo per salvare il marchio Dolomiti nel turismo internazionale che esce cambiato dalla pandemia?
Più che usare la parola salvare, dire che un brand forte non si nasconde nei momenti difficili.
Il nostro è un brand forte, ha le Dolomiti nel nome. In un momento di crisi le persone cercano certezze: noi non possiamo mollare
Nel comunicato condiviso con Anef, gli impiantisti di Confindustria, lei precisa che per l’estate punterete su “escursioni e mountain bike, i prodotti principali”. Ma impianti e aree comuni saranno sufficientemente sicuri?
Noi offriamo tutta la filiera normale dell’estate, non la limitiamo in nessun modo. La montagna ha un appeal particolare in questo momento, significa attività all’aperto, aria pura, solitudine in un certo senso, quello che ci vuole dopo mesi di lockdown. Riguardo alle regole, in Alto Adige la legge provinciale e il protocollo sugli impianti, che prevede alcune misure come la capacità limitata a due terzi, l’uso della mascherina, la sanificazione continua, sono molto chiari, la Provincia di Bolzano ha fatto un’ottima figura ed è in grado di proteggere i turisti. Anche in Veneto l’ordinanza di Zaia è chiara mentre in Trentino ancora non sappiamo, stiamo aspettando delle precisazioni.
Altro tema da lei toccato, nessun discount sulle tariffe.
Sì, è un messaggio che si deve lanciare. In una situazione di crisi la tendenza di qualcuno è fare sconti particolari per accaparrarsi clienti, ma bisogna guardare più avanti.
Sull’inverno prossimo i ragionamenti sono iniziati?
Sì, più di un ragionamento. Come dicevo bisogna battere il ferro finché è caldo, farsi vedere come marchio. L’anno prossimo vogliamo fare in termini di comunicazione ancora di più degli anni precedenti, perché questa è come una macchina che andava a 130 all’ora in autostrada e si è fermata: ora bisogna aiutarla a ripartire.
Garantiremo le misure anti-contagio sugli impianti in estate e così faremo in inverno. Stiamo già pensando alla stagione fredda: si potrà sciare in sicurezza
La gente però ha ancora paura, le scene di calca sulle piste e nei bar nei giorni pre-quarantena sono rimaste impresse. Lo sci sarà accattivante e sicuro?
Si può organizzare il turismo invernale in sicurezza, ne sono assolutamente convinto. Poi, c’è da dire che le nostre destinazioni da tempo propongono un turismo più tranquillo, non godereccio o party-party-party come quello offerto da alcune località a nord delle Alpi.
Ma come si può fare, stando dentro nei costi?
I protocolli che valgono adesso per esercizi ricettivi e bar sono limitativi, ma ci auguriamo che possano essere allentati per novembre. Se così non fosse dovremo chiaramente ripensare alcune regole, però io sono convinto che saremmo comunque in grado di offrire un servizio di qualità. Saranno in ogni caso periodi duri perché non è che nel 2020-2021 avremo la normalità pre-Covid. Bisogna pedalare.
Tradotto, cercherete di tenere aperto senza far impennare i prezzi e garantendo le distanze?
Sì. La macchina deve muoversi, non finisce il mondo nel 2020 e il futuro lo abbiamo davanti.
Il sistema Dolomiti superski ha la forza economica per reggere?
Il nostro è un consorzio di 450 società che vivono di vita propria. Alcune hanno magari più forza economica, ma per tutti vale il fatto che se c’è un momento in cui fare sacrifici è questo.
La Provincia di Bolzano? Non ho rimpianti, dovevo iniziare un nuovo percorso professionale
Ultima cosa, le manca la Provincia di Bolzano dov’era responsabile dell’ufficio stampa?
La mia è stata una scelta professionale e non la rimpiango, lì si erano chiuse certe strade, un percorso mio personale e dovevo riaprirne un altro. Ma con i colleghi ho ancora contatti e li sento volentieri.
Papparlardo sagt: “Per ora
Papparlardo sagt: “Per ora posso dire che fino alla chiusura avevamo un 8-10% di passaggi in più rispetto allo stesso periodo dell’inverno 2018-2019.„
Was muss man da noch auf weitere Zahlen warten? Ist ja nix mehr dazu gekommen oder weggefallen!
Touristen allgemein: Vielleicht sollte sich die Regierung bzw. IDM jetzt überlegen die veranschlagten Millionen für PR-Maßnahmen umzuschichten... zumal die Buchungen in nur wenigen Tagen (ohne Steuergeld) hochgeschnellt sind.
35 Millionen Werbung.
35 Millionen Werbung.
Unterstützung für die Hotelbetriebe.
Als Zuckerl oben drauf noch ein Gratistest oder epper a Gratisflieger zum Landesflughafen?
Es gibt Leute die behaupten corona hat bei vielen einen argen Schaden hinterlassen.