Umwelt | L'incidente del 7 novembre

Guasto all'inceneritore: ferve il dibattito

Sui giornali ed in rete si discute soprattutto in merito alla scarsa trasparenza dei gestori dell'impianto e della provincia. Per l'ingegner Renato Palaia, tecnico della provincia in pensione, "il rischio di incidenti negli impianti non si può ridurre a zero" ma deve esservi "almeno la garanzia che gli effetti ambientali degli incidenti siano controllabili".

La notizia dell'incidente al nuovo termovalorizzatore di Bolzano, avvenuto il 7 novembre 2013, è stata resa nota con colpevole ritardo. È questa l'opinione che prevale sui giornali ed in rete. Sui quotidiani Alto Adige e Corriere dell'Alto Adige a pendere la parola sono stati oggi (15 novembre) gli assessori comunali Patrizia Trincanato e Luigi Gallo, che hanno entrambi giudicano inaccettabile la scarsa trasparenza manifestata dalla provincia
Ma il dibattito si è sviluppato con una certa vivacità anche nei social network.   

Su facebook in particolare si sono confrontati tecnici, politici e semplici cittadini. 
Alberto Stenico di Scelta Civica e l'ingegnere Renato Palaia, quest'ultimo attivo fino a pochi anni orsono nella revisione urbanistica della zona industriale del capoluogo, sono intervenuti per denunciare anch'essi l'evidente mancanza di informazione, ancora più grave - ha ricordato Stenico - "vista la gestione pubblica dell'impianto". 

In maniera fortemente critica, ai limiti dell'invettiva, si sono espressi quindi alcuni politici d'opposizione. 
Su tutti Maria Teresa Fortini del Movimento 5 Stelle, che ha colto l'occasione per richiamare lo studio sulle ricadute dell'inquinamento dovuto al nuovo inceneritore commissionate da Ambiente e Salute al prof. Koch di Amburgo. Dal punto di vista politico Fortini ha denunciato il 'sistema', affermando che l'errore di base è stata la costruzione dell'inceneritore con "l'avallo di tanti politici senza spina dorsale e tecnici ubbidienti agli ordini".
Fortini è stata supportata dal medico Pierlugi Gaianigo, anch'egli di M5S e da anni impegnato nella battaglia contro l'inquinamento nella conca bolzanina. Gaianigo si è polemicamente domandato:  "ma non doveva essere il miglior impianto del mondo?".
Nel dibattito è intervenuta anche la consigliera comunale bolzanina Maria Teresa Tomada (Fratelli d'Italia) rivendicando la necessità che "chi fa le analisi sia un'autorità indipendente, non come avviene adesso", denunciando anche l'"entusiastico avvallo dei Verdi che esprimono il presidente (n.d.r. di Ecocenter, Stefano Fattor)". Tomada è stata supportata anche da Eros Dal Mas,  lamentando il poco peso specifico avuto dall'amministrazione del capoluogo nella decisione di realizzare il nuovo inceneritore. 

Il dibattito è stato animato da ulteriori interventi, tra cui appunto quello di Eros Dal Mas che, dal canto suo, ha messo mette in luce la contraddizione esistente tra la realizzazione a Bolzano di un inceneritore più grande di quello precedente ed invece la svolta operata recentemente dal comune capoluogo in merito alla raccolta dei rifiuti, per ridurre drasticamente la parte residua. 
Edoardo Bonsante dal canto ha prefigurato ironicamente la 'soluzione' che verrà adottata: "alzare la soglia legale di tolleranza degli inquinanti", supportato da Paolo Bertagnolli che ha rincarato la dose sul terreno delle contraddizioni, accennando anche ai 5 autobus ad idrogeno acquistati dalla provincia 'per la salute dei cittadini'. Bertagnolli si è chiesto polemicamente: "chi controlla i controllori?". 
Marco Galateo invece ha riferito di voci che denuncerebbero il fatto che il nuovo inceneritore è stato costruito "su una montagna di rifiuti", domandandosi "se esistono certificazioni in merito alla bonifica effettuata". 

Nella discussione è intervenuto anche l'ex assessore provinciale e vicepresidente della Provincia Michele Di Puppo, affermando amaramente che "esiste molta molta cultura del discredito verso le istituzioni e le persone delle istituzioni, solo in minima parte giustificate". 

L'ingegner Renato Palaia ha quindi rimesso un po' di ordine nel dibattito puntando il dito sulla "necessità di altissima professionalità nella gestione dei termovalorizzatori di ultima generazione, impianti tecnologicamente sofisticatissimi". "Il rischio di incidenti negli impianti non si può ridurre a zero" ha affermato Palaia, aggiungendo però che deve esservi "almeno la garanzia che gli effetti ambientali degli incidenti siano controllabili
Palaia ha invitato alla calma ricordando che "l'impianto è stato costruito e questo è un dato di fatto dal quale non si può prescindere". Così come dall'errore gestionale del 7 novembre "non si può certo dedurre, se non affrettatamente, che l'impianto non funziona". 
Palaia ritiene che "le valutazioni tecniche spettino agli addetti ai lavori e le fughe in avanti abbiano poco senso", ma afferma anche che "occorre monitorare attentamente il funzionamento a regime dell'impianto, chiedendo dati circa le sue immissioni nell'atmosfera e poi eventualmente prendere una posizione che abbia dei supporti tecnici". 
Palaia aggiunge anche che occorre "evitare giudizi che non siano avvalorati da conoscenze in materia", diversamente - per l'ingegnere - "si rischia di assumere ruoli donchisciotteschi, che a nulla servono per promuovere il concreto controllo ambientale della conca di Bolzano". 
"L'apriorismo ed il qualunquismo non pagano", ha concluso Palaia.