Tina
Oggi il cancelliere, Sebastian Kurz, ha aperto la conferenza stampa usando queste parole: Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un dibattito molto emotivo riguardante la questione…, e poi ha fatto una pausa. Io pensavo si riferisse a Tina, la ragazzina di dodici anni espulsa e rimpatriata in Georgia il 27.01.2021.
Il cancelliere invece si riferiva alle mutazioni del coronavirus. Per me è difficile non pensare a Tina e a quello che sta vivendo. È difficile accettare che una ragazzina dodicenne debba lasciare un paese in cui è nata, in cui ha imparato perfettamente la lingua e si è integrata. Cosa vuol dire poi integrata? Per molti la chiave dell’integrazione è la conoscenza della lingua, per altri invece contano aspetti come poter votare, pagare le tasse, partecipare e molto altro ancora.
È difficile non pensare a come sarebbe stato per me, se la mia famiglia fosse stata messa su un aereo, prelevata nel cuore della notte dalla polizia, come si fa con dei criminali e deportata in un modo così violento
In questa brutta faccenda c’è anche un aspetto da non dimenticare. La forza dei giovani che l’hanno sostenuta, i suoi coetanei che non si arrendono, e che usano la loro voce. Parlano di Tina, non permettono che le mutazioni del coronavirus dominino tutte le altre discussioni che meritano attenzione. Questi giovani si fanno sentire, si impegnano, protestano. Ci stanno dando una lezione di coraggio civile, quello che molti politici non hanno fatto, nascondendo la testa sotto la sabbia. Questi giovani dicono di no ad un governo che pianifica leggi a tavolino, ma che non guarda alla vita vera, quella vissuta giorno dopo giorno da una famiglia che ha messo radici, che sono state semplicemente estirpate da un piano freddo e burocrate in un paese ricco e democratico. Questo macigno pesante si è abbattuto non solo su questa famiglia ma anche su tutto il paese, su un paese che non è in grado di avere una visione più olistica, un paese che estrada innocenti. Un paese anacronistico e burocrate che non ragiona ma esegue.
È difficile non pensare a me e alla mia famiglia e a quel 1995 quando alla conclusione dell’assedio di Sarajevo abbiamo dovuto decidere se rimanere o meno in Italia. È difficile non pensare a come sarebbe stato per me, se la mia famiglia fosse stata messa su un aereo, prelevata nel cuore della notte dalla polizia, come si fa con dei criminali e deportata in un modo così violento. Esattamente questo è successo a Tina. In quel lontano 1995 la mia famiglia ha potuto decidere di voler rimanere, in quel luogo in cui stavamo iniziando una nuova vita, un nuovo percorso. Di questo sarò sempre grata all’Italia, della sua umanità. Tutto quello che invece qui a Vienna nel caso di Tina è mancato.
L’umanità.
Questi giovani stanno dando una lezione di coraggio civile, quello che molti politici non hanno fatto, nascondendo la testa sotto la sabbia
Mi ricordo che da giovane sognavo spesso di comprare scarpe. Ma quando sembrava che le avessi trovate, succedeva sempre che il negozio chiudeva, mancava quella destra o non si trovava quella sinistra oppure non c’era il numero giusto. Insomma non si riuscivano a trovare. Recentemente mia madre mi ha ricordato che da adolescente in effetti ero fissata con le scarpe. L’acquisto delle scarpe era un momento importante. Dovevo girare almeno un paio di città e un’infinità di negozi e comunque trovavo sempre qualcosa da ridire. Poi con gli anni ho capito che forse le scarpe non c’entravano nulla, stavo cercando di trovare un terreno fermo sotto i piedi e le scarpe giuste per muovermi e pestarlo con sicurezza. Tina sembrava invece aver trovato le scarpe adatte, ma le sono state rubate dagli altri.
Diese Abschiebung ist nicht
Diese Abschiebung ist nicht nur ein Einzelfall, sondern auch eine Botschaft an die Nation. Wie kann sich eine Regierung hinter Paragraphen und unausweichlichen Amtshandlungen verstecken, wenn es darum geht, in Respektierung der Würde der Menschen ihnen nicht elementare Lebenschancen und erworbene Bürgerrechte im vertrauten Umfeld zu entziehen, das zur Heimat geworden ist? Hat ein Staat so wenig Handlungsspielraum, um Menschlichkeit walten zu lassen?
Credo che qui non sia tutto
Credo che qui non sia tutto rose e fiori. Pure qui il fascismo si nasconde tra le pieghe di quelli che ben pensano. Però io non dimentico la brutalità dei poliziotti austriaci nella nostra terra che facevano scendere la povera gente senza umanità. Io non dimentico! E quella era l' anticipazione della vicenda legata a Tina. E sempre questo è legato a quello che sta succedendo nei Balcani per mano di poliziotti croati. E detesto l' ipocrisia di chi ricorda gli eccidi storici ma sta zitto su queste vicende. Per quanto mi riguarda l' Europa è morta! Uccisa dall' odio nazi-fascista che è presente tra noi.