Come già precisato nel precedente editoriale, non mi annovero tra gli apologeti del governo Conte II, di qui mantengo un giudizio in chiaroscuro tendente a una disincantata perplessità. Tuttavia, la notizia della sua caduta in piena pandemia e sull’orlo di una crisi economica non ancora pienamente dispiegata ha suscitato, e non solo nel sottoscritto, sconcerto e indignazione. Sopravvissuto al flagello del Coronavirus, Giuseppe Conte non ha retto l’impatto devastante dell’undicesima piaga d’Egitto in forma di Matteo Renzi.
Ho osservato l’incarico a Mario Draghi, venerato dalla grande stampa nazionale come ibrido tra Messia reincarnato e Jeeg robot d’acciaio, con la diffidenza di chi ha sempre osteggiato la nascita di governi tecnici, plastica espressione del fallimento della politica. Tuttavia, data l’emergenza, celavo almeno la speranza in una lista dei ministri consacrata alla tanto declamata competenza, con dicasteri assegnati a personalità d’alto profilo e dall’indiscusso prestigio internazionale. Dopodiché, venerdì sera Draghi è salito al Quirinale per sciogliere la riserva e presentarsi in sala stampa ad annunciare la composizione del suo gabinetto. Nel mio candore quasi verginale, dopo vent’anni di oscenità comunemente noti come berlusconismo mai avrei pensato di dovermi occupare ancora di Forza Italia. Ebbene, eccoci qua.
Ministra per gli Affari regionali e Autonomie, Mariastella Gelmini. Da Ministra dell’Istruzione nel quarto governo Berlusconi dal 2008 al 2011, fu autrice di una delle riforme scolastiche più micidiali della storia repubblicana che tagliò il bilancio della scuola pubblica di 8 miliardi, aumentò il finanziamento alle scuole private cattoliche e bloccò il turnover degli insegnanti per diversi anni. Entrò definitivamente nella storia nel settembre del 2011 in occasione della scoperta sui neutrini del Cern, celebrando la cooperazione svizzero-italiana per la costruzione di un fantomatico tunnel tra il Cern di Ginevra e i laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso alla cui realizzazione il governo italiano avrebbe contribuito con 45 milioni. Si cercano ancora gli scontrini.
Ho osservato l’incarico a Mario Draghi, venerato dalla grande stampa nazionale come ibrido tra Messia reincarnato e Jeeg robot d’acciaio, con la diffidenza di chi ha sempre osteggiato la nascita di governi tecnici, plastica espressione del fallimento della politica
Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Anche lui già Ministro allo stesso dicastero con Berlusconi dal 2008 al 2011, entrò nelle cronache per le dichiarazioni ad alzo zero sugli impiegati pubblici fannulloni, il pubblico impiego come ammortizzatore sociale soprattutto per le donne, gli agenti di polizia panzoni (sic) mandati in strada a 50 anni e la conurbazione Napoli-Caserta come cancro sociale, culturale ed etico. La modestia in persona, nel giugno 2011 dichiarò a Enrico Mentana di essere stato a un passo dal premio Nobel. Si cercano ancora gli scontrini dell’enoteca.
Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna. Pure lei già Ministra per le Pari opportunità con Berlusconi dal 2008 al 2011 (con un passato da finalista di Miss Italia e soubrette televisiva che faceva curriculum), si era fatta notare già nel 2007 dichiarando che “per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare“ e che “non c’è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili”. Nel luglio del 2008 il giornale argentino El Clarín, riprendendo un articolo di Repubblica pubblicato pochi giorni prima, fece riferimento a un’intercettazione telefonica tra Carfagna e Berlusconi riguardante prestazioni di natura sessuale. Sarebbe di pessimo gusto parlare di scontrini.
È un vero peccato che Marcello Dell’Utri e Cesare Previti, braccio destro e sinistro di Silvio Berlusconi rispettivamente condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari, siano interdetti dai pubblici uffici. Al Ministero dell’Interno e a quello della Giustizia avrebbero apportato un prezioso contributo frutto di anni di esperienza diretta. Renzi potrà proporre il loro padrino come Presidente della Repubblica quando tra un anno scadrà il settennato di Sergio Mattarella. Certi virus non si estinguono mai.