Chronik | Il caso

La gag di Chiusa

Ovvero come il nuovo claim della Val D’Isarco ha infiammato i social. Hinteregger, direttore della coop turistica che ha lanciato il brand: “Uno scherzo un po’ cattivo”.
Chiusa, logo
Foto: Michael Hinteregger

Il “purché se ne parli” a quanto pare non è mai passato di moda. Ed ecco come una mossa apparentemente “incauta”, ma in realtà subordinata ai dettami egemoni del marketing, può diventare facilmente il caso del giorno. I fatti: nel pomeriggio di martedì 2 marzo nella casella postale telematica dei principali media altoatesini arriva un comunicato stampa della Società Cooperativa Turistica di Chiusa, Barbiano, Velturno, Villandro che annuncia il lancio di un nuovo marchio, realizzato “dopo mesi di lavoro intenso e tramite un workshop”, “con l’aiuto di rinomati esperti di destination marketing”, per creare un “ profilo più chiaro” per la regione turistica della Valle Isarco. Il claim? Rullo di tamburi: “Chiusa per ferie”.

La cooperativa - si legge nel comunicato - “ha cercato di usare il tempo del lockdown con l’intenzione di lanciare un segnale forte al mercato con il nuovo marchio”. Non manca nemmeno la spiegazione cromatica in dettaglio: “La nuova Corporate Identity si esprime in colori gradevoli: il giallo sta per il sole, il blu per l’aria fresca sull’ampio alpeggio, il verde per il vino bianco e il viola per la cordialità degli ospiti. Il marchio denominativo di colore nero appare moderno ed eterno”. E ancora: “La scelta del font si è basata su marchi forti a livello internazionale”.

 

Fermi tutti, cosa?

 

L’iniziativa ha ovviamente toccato le corde più sensibili di alcuni internauti che hanno postato, increduli, fiumi di commenti sui social sottolineando in particolare il fatto che lo slogan fosse solo in lingua italiana. Esattamente la reazione a cui mirava la cooperativa per carpire l’attenzione del pubblico. “Adesso abbiamo tutti gli occhi puntati addosso ed era quello che volevamo - dice a salto.bz Michael Hinteregger, direttore della cooperativa turistica -. Sapevamo che un brand monolingue, ma anche l’idea stessa di scegliere unicamente Chiusa in rappresentanza della Valle Isarco, avrebbe inevitabilmente fatto fioccare le proteste. Però il gioco di parole funziona solo in italiano”.

Adesso abbiamo tutti gli occhi puntati addosso ed era quello che volevamo

 

Le contestazioni non sono arrivate solo dai comuni utenti dei social ma anche, ad esempio, da Schützen e Südtiroler Freiheit, fiutata la polemica di stampo etnico. “Ammetto che è stato uno scherzo un po’ cattivo - prosegue Hinteregger -, ma in un momento difficile come quello che stiamo vivendo un po’ di leggerezza non può ferire e poi devo dire che molta gente ha capito la natura ironica della campagna, primo fra tutti lo stesso sindaco di Chiusa, Peter Gasser”.

Ma non è tutta una gag. La strategia di marketing è infatti anche improntata a verificare il potenziale del gioco di parole “Chiusa per ferie” sul mercato italiano, con l’obiettivo di risollevare il turismo locale facendosi conoscere di più nel resto del Paese come meta di villeggiatura. “Il logo è volutamente brutto - puntualizza infine Hinteregger -, ma l’hashtag #chiusaperferie potrebbe anche rivelarsi una trovata vincente per attirare nuovi turisti. Del resto Klausen è una città d’artisti, e se non siamo creativi noi…”.