“Frozen Stories” - Storie di archeologia del ghiaccio
Lo scioglimento dei ghiacci sta infatti consentendo di recuperare reperti di valore archeologico di notevole interesse, di cui Oetzi è il rappresentante più famoso. E proprio dopo aver visionato una volta di più i due piani della mostra permanente dedicati al più famoso cacciatore Preistorico e averne salutato il nuovo diorama, ricostruito e presentato al mondo nel 2013, che accediamo al terzo piano per incontrare i curatori della mostra, gli archeologi Andreas Putzer e Hubert Steiner.
“Abbiamo voluto introdurre il tema del cambiamento climatico e dello spostamento del fronte dei ghiacciai negli ultimi 800.000 anni – esordisce Andreas Putzer – per poi guidare il avvistatore verso le conseguenze archeologiche di questo nuovo scenario. Lo sciogliersi dei ghiacci porta alla luce oggetti e reperti rimasti nascosti per lungo tempo nei ghiacciai e molti reperti sono emersi per raccontarci storie del passato. E con ogni nuovo ritrovamento si pone la domanda: cosa spinse gli esseri umani ad andare sui ghiacciai nel corso dei secoli?”
I reperti giungono da Italia, Austria e Svizzera e molti sono esposti per la prima volta al pubblico. Tra questi un fantastico arco in legno perfettamente conservato risalente a quasi 5mila anni fa, o dei gambali risalenti all’Età del Ferro o persino uno straordinario gancio per cintura in legno, del periodo del Bronzo. In un angolo è ricostruito il sito di Oetzi immaginando che non fosse stato protetto dal ghiaccio: buona parte dei più preziosi reperti che oggi stanno svelando molto della vita preistorica non sarebbe giunta fino a noi se un ghiacciaio non li avesse preservati.
Uno spettacolare pannello multimediale interattivo è al centro della sala espositiva: su di esso il visitatore può visionare la disposizione dei ghiacci in Europa negli ultimi millenni. “Il lavoro dell’archeologo cambia a queste altitudini e in queste condizioni – prosegue l’arch. Putzer – e per questo mostriamo gli attrezzi del mestiere, come un macchinario per produrre getto di vapore, che sono molto diversi da quelli usati a quota zero”.
In mostra anche e soprattutto le storie di chi questi oggetti ha conosciuto (come un reduce di guerra) o addirittura scovato per primo, segnalandole poi alla Soprintendenza a favore di un corretto studio e recupero scientifico. In zone remote come le terre alte spesso i veri scopritori non sono gli archeologi, ma gli escursionisti. Dar loro il giusto riconoscimento è un modo intelligente per incoraggiare gli escursionisti stessi a non tenere per sé i ritrovamenti (o addirittura rimuoverli), ma –appunto – a segnalarli alle autorità competenti.
Il percorso è ricco di animazioni, video e postazioni audio. La mostra temporanea, organizzata in collaborazione con l’Ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Bolzano, è compresa nel biglietto del museo ed è visitabile da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (luglio, agosto e dicembre aperta anche il lunedì) – visitabile fino al 22 febbraio 2015.
*Veronica Del Punta (medico specializzato in medicina tropicale) e Massimo Frera (di formazione antropologo) sono giornalisti pubblicisti da molti anni e scrivono di viaggio e archeologia. Collaborano con diverse testate off e online e dal 2011 hanno il loro blog.
klein aber fein
"Frozen Stories" führt in die Welt der Gletscher, deren Entwicklung im Zeitablauf und gibt Auskunft über Archäologie im ewigen Eis. Interessant, uebersichtlich, multimedial, einige spektakuläre Exponate, trotzdem etwas knapp geraten. Fazit: sehenswert als Ergaenzung zur Daueraustellung, auch für Kinder.