Suicidio, l’importanza dell’ascolto
Ascolto, questa la parola d’ordine secondo la Caritas per aiutare a lenire il “male di vivere”. In Alto Adige, mediamente, una persona ogni settimana si toglie la vita mentre, ogni giorno, da una a tre tenta di suicidarsi. “Occorre sintonizzarsi su chi soffre, anche a livello linguistico, perché potersi esprimere nella propria madrelingua in questi casi è ancora più importante, a tal proposito la Caritas 15 anni fa ha attivato il servizio Sostegno al telefono che si è affiancato a quello del Telefono Amico in lingua italiana”, spiega Paolo Valente, direttore della Caritas altoatesina nella conferenza stampa odierna, che aggiunge: “Il Telefonseelsorge è un servizio che si basa in larga parte sull’operato di volontari (più di 80, ndr) altamente competenti, servizio che generalmente è solo il principio di una risposta che viene data a chi si trova in difficoltà, ecco perché è fondamentale fare rete con tutti gli altri servizi Caritas, il mio auspicio è che la Chiesa, come insegna Papa Francesco, si metta sempre più in ascolto delle persone”.
Nato nel 2002, in collaborazione con la Società di San Vincenzo, il Sostegno al telefono è partito da un’idea “del nostro ex presidente centrale Josef Plankensteiner che aveva visto un servizio su ORF riguardo il tema del suicidio e l’aiuto offerto dal Sostegno al telefono austriaco”, spiega il direttore Franz Kripp. A fargli eco Siegfried Holzer, presidente della S. Vincenzo: “Collaboriamo finanziariamente con la Caritas per avere questo servizio anche in Alto Adige dal momento che organizzarlo all’interno della nostra associazione sarebbe stato troppo impegnativo”.
Il sostegno in numeri
In 15 anni di servizio sono arrivate 95mila telefonate, negli ultimi tempi se ne sono registrate circa 10mila l’anno. 28 chiamate è la media giornaliera, compresa la notte. Il Sostegno al telefono, spiega Silvia Moser che guida il servizio da quando è nato, è offerto tutto l’anno, 24 ore su 24, incluse le domeniche e i festivi, “che di solito sono i momenti in cui l'inquietudine si acuisce”. In percentuale chi chiama dicendo di volersi togliere la vita corrisponde all’1%, 94 chiamate nel 2016. “Può sembrare poco, in numeri, ma dietro ogni telefonata c’è una persona che si sta confrontando con il tema della vita e la morte, a loro se ne aggiungono altre (più della metà), che sono tendenzialmente soggette al rischio suicidio a causa di fragilità psichiche croniche”, così Moser.
Ad intervenire nel dibattito anche Roger Pycha, primario del servizio psichiatrico dell’ospedale di Brunico: “Le crisi non conoscono orari, festivi o notti, i dati secondo cui in Alto Adige ogni settimana una persona si toglie la vita e ci sono da uno a tre tentativi di suicidio ogni giorno sono i numeri più alti in Italia, simili a quelli della Germania ma più bassi rispetto a quelli di Austria e Svizzera. Le persone più a rischio sono i malati psichici o chi soffre di dipendenze. Il pericolo di suicidio aumenta per gli anziani, gli uomini, i divorziati e i vedovi, i disoccupati, chi ha una malattia incurabile, e quelli che stanno attraversando un periodo di crisi”. E ancora: “Cosa può aiutare queste persone? Rapporti sociali positivi e una vita piena di progetti e naturalmente il parlare dei propri problemi - risponde Pycha -. Indicativo è stato lo slogan scelto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in occasione della Giornata mondiale della salute, ovvero Depression: let’s talk, oggi che le persone sono più connesse fra loro si sentono paradossalmente più trascurate, l’ascolto è la base della solidarietà sociale e il primo passo per ricostruire la sicurezza perduta”.