“Nel Pd tutto da rifare”
Recuperare lo spirito del dibattito politicienne e ricacciare negli anfratti più negletti i complessi di un centrosinistra litigioso e inerte. Una piccola grande rivoluzione è quella che intende mettere in atto Uwe Staffler, candidato della minoranza del Pd altoatesino alle primarie per la segreteria, sostenuto da Roberto Bizzo e Luisa Gnecchi. Ex segretario particolare dell’allora sindaco Luigi Spagnolli, ma anche assistente parlamentare a Bruxelles di Alexander Langer, Staffler, 50 anni compiuti lo scorso agosto, dopo l’avventura con i Verdi ha fatto parte della prima assemblea costituente nazionale del Pd nel 2007. “Un partito che ho visto nascere e che non abbandonerò anche se non dovessi prendere nemmeno un voto a queste primarie”, annuncia lo sfidante del favorito Alessandro Huber e di Marco Timperio, sempre che quest'ultimo riesca a raccogliere in tempo le firme necessarie (e sempre che non si unisca alla triade fino a domani, 20 ottobre, termine per presentare le candidature, un quarto contendente).
salto.bz: Staffler, si candida a queste primarie perché, ha dichiarato, occorre un’inversione di rotta del Pd altoatesino, cosa intende in concreto?
Uwe Staffler: Al di là dei contenuti che ora, in campagna elettorale, non approfondirò c’è da dire che il Pd sia a livello nazionale che locale avrebbe potenzialmente un’importanza fondamentale per la società. Siamo junior partner della Svp a cui deleghiamo le decisioni strategiche di fatto al 100%. La Volkspartei ha molti meriti, soprattutto storici, che io le riconosco ma la vedo anche adagiarsi sugli allori. Chi allora, se non il Pd, può spingere per posizionarsi in testa su alcuni temi?
Quali, per esempio?
La scuola multilingue, e non solo in forma di sperimentazione in qualche istituto di lingua italiana, ma su tutto il territorio, e non obbligatoria ma facoltativa, ben inteso. Non si capisce perché il Pd non inizi a sviluppare con determinazione la questione.
Eppure il suo avversario Alessandro Huber dice che la sua idea di scuola bilingue fa molto anni ’80.
Lascio agli esperti trovare la formula più giusta. È ovvio che l’idea è quella di una scuola con un insegnamento quanto più possibile paritetico fra il tedesco e l’italiano, e l’inglese a partire se non dalla materna almeno dalla prima elementare. Proporrò al partito di aggiungere al programma una sorta di clausola e cioè di non partecipare più ad alcuna giunta provinciale che non preveda l’istituzione della scuola bilingue. Non scordiamoci che il tema del plurilinguismo, fra l’altro, incontra diversi consensi anche all’interno della Svp, a partire dall’ala economica del partito.
"Finché ci limiteremo ad assecondare richieste e a non mettere sul piatto nemmeno un problema non daremo alcun fastidio e la Volkspartei o almeno una parte di essa non potrebbe chiedere di meglio"
Non è sgualcita, dunque, questa intesa con la Volkspartei sebbene i detrattori parlino di un Pd fin troppo mansueto nei confronti dello storico alleato?
Il Pd altoatesino, da quando esiste, è sempre stato guidato dallo stesso gruppo di persone che ha seguito una certa linea. Ovvero quella di cercare in ogni modo di sedersi al tavolo con la Svp, e non è difficile, a noi del resto basta un misero 6% per poter entrare, a titolo etnico, in giunta provinciale. Una volta lì però non c’è una reale collaborazione con la Svp sui vari temi, di cui ci sarebbe estremo bisogno, ma ci occupiamo di ciò che ci viene assegnato, poche questioni e nient’affatto fondamentali, con diligente capacità amministrativa, va riconosciuto, e per il resto l’unico interesse che abbiamo è quello di nominare persone a noi vicine nei vari consigli d’amministrazione o nei posti che contano, per giochi di potere e non certo nella prospettiva di un progetto di sviluppo per l’Alto Adige. Nella Svp albergano anime diverse e sta anche al Pd suscitare interesse per le proprie idee, poi è chiaro che, visti i numeri, non si può pretendere la luna ed è per questo che bisogna impegnarsi di più, raccogliere più voti. Una cosa è certa, finché ci limiteremo ad assecondare richieste e a non mettere sul piatto nemmeno un problema non daremo alcun fastidio e la Volkspartei o almeno una parte di essa non potrebbe chiedere di meglio. Ma questo atteggiamento non favorisce né l’Alto Adige né tantomeno la stessa Svp che non riesce così a sviluppare al suo interno le posizioni più progressiste.
Intanto però si plaude l’avanzata della destra di Kurz in Austria.
Con grande amarezza e imbarazzo ho letto di questo visibilio da parte di esponenti della Svp per la vittoria di Sebastian Kurz e sappiamo bene cosa questa vittoria potrebbe voler dire anche per l’Alto Adige. La mia idea per il prossimo futuro è di un Pd che contenda la leadership politica alla Svp prima sui contenuti e poi sui numeri.
"I nostri contenuti non possono essere portati avanti da una politica di stampo etnico"
E come si realizza questa idea?
Con un partito di raccolta che sia trasversale a tutti i gruppi linguistici, multiculturale, senza dimenticare quindi i nuovi cittadini. Un partito che metta in pratica il sogno di Alexander Langer. I nostri contenuti non possono essere portati avanti da una politica di stampo etnico.
E a bordo con lei chi ci sarà?
La mia candidata per la presidenza dell’assemblea provinciale è Miriam Canestrini, e l’assemblea è fondamentale per il rilancio del Pd, il dibattito dovrà essere incentrato sui contenuti e non ci si dovrà perdere nelle solite beghe interne. La proposta che faremo è di fare un’assemblea ogni 3 mesi sul territorio e non solo a Bolzano, un tema, quello del capoluogo, peraltro, che ci ha bloccato per due anni nell’ultima legislatura e che dovrà finalmente essere spostato e affrontato in un circolo unico cittadino. Il nostro compito è fare politica provinciale. E poi bisognerà stringere i rapporti con il Pd trentino, perché c’è tutto da guadagnare.
Parla di uno scollamento sui contenuti da parte del partito dovuto in parte a questi verticalismi personalisti, sul tema dell’immigrazione, ad esempio, tutto perlopiù tace, anche dopo l’ultima vicenda relativa alla morte del bambino curdo-iracheno.
Di fronte a ciò che è successo ho provato un forte imbarazzo per tutta la nostra politica locale. È inaccettabile che per colpa di una circolare si lasci la gente per strada. È vero, il Pd altoatesino è statico, e non siamo carenti solo riguardo il tema dell'immigrazione, in 3 anni e mezzo in assemblea provinciale non abbiamo fatto un dibattito politico, non abbiamo votato un documento di contenuto, nulla, ci siamo solo invischiati in litigi continui. Con il risultato che abbiamo perso voti e iscritti. Una cosa però sappiamo farla bene: occuparci per anni di tentare di buttare fuori le persone dal partito.
Lavorare per tenere dentro chi è a disagio e far ritornare chi ha lasciato, diceva Cuperlo nel 2015.
Una lezione che non abbiamo evidentemente imparato.
"Sono convinto che vada cambiato tutto perché oggi, con le modalità di funzionamento di questo partito, non si riuscirebbe a portare avanti nemmeno un condominio per due mesi"
Huber ha un largo sostegno per la sua candidatura, lei crede davvero di avere qualche chance di vittoria?
Sono molto fiducioso perché i riscontri sono positivi, anche da persone insospettabili. Fra me e Alessandro c’è stima ma il suo problema è che deve rappresentare chi era al timone finora e quindi più di tanto non potrà criticare quanto fatto. Io sono invece convinto che vada cambiato tutto perché oggi, con le modalità di funzionamento di questo partito, non si riuscirebbe a portare avanti nemmeno un condominio per due mesi.
In relazione alle prossime elezioni politiche e ai possibili candidati Huber ha lodato l'impegno di Bressa e Palermo, lei su chi punterebbe?
Mi metterò di traverso in tutti i modi per scongiurare una eventuale ricandidatura di Gianclaudio Bressa, che ha realizzato senza dubbio cose straordinarie per l’Alto Adige ma ha fatto il suo tempo. Invece farò di tutto per convincere Luisa Gnecchi a ricandidarsi. Credo che il suo impegno politico sia stato prezioso, per il lavoro e le pensioni, ad esempio, ha ottenuto tantissimo. Ritengo Francesco Palermo un fine intellettuale, ineccepibile sul piano tecnico ma politicamente meno incisivo, e io sono dell'opinione che occorra candidare persone che riescano a svolgere anche un ruolo politico e non solo tecnico in Parlamento.
Si celebra il decennale del Pd, un partito che di fatto ha dovuto concentrare al suo interno, a fatica, tutte le culture del centrosinistra che oggi più di ieri vivono da separate in casa. Dieci anni che sembrano molti di più, non trova?
Vorrei poter dire che sono serviti a raggiungere la maturità, ma a Bolzano siamo ancora in una fase infantile.