Gesellschaft | Reazioni

“Non illudiamo i padri”

Il ddl sull’affido condiviso del leghista Pillon solleva critiche anche in Alto Adige. La senatrice Svp Unterberger: “Riforma sbagliata”. Scettico Cirimbelli (Asdi).
Kramer contro Kramer
Foto: Screenshot

 

La riforma che porta in calce la firma del senatore leghista Simone Pillon, fra i fondatori del Family Day, noto alle cronache (anche locali) per alcune opinabili dichiarazioni su aborto e unioni civili, ha già acceso il dibattito, anche in Alto Adige. Il disegno di legge in questione è quello sull’affido condiviso presentato da Lega e Movimento 5 stelle a Palazzo Madama e che ruota intorno a quattro punti in particolare: la mediazione a supporto delle coppie in conflitto, il tempo con i figli diviso equamente fra mamma e papà secondo il criterio della bigenitorialità perfetta, l’abolizione dell’assegno di mantenimento così com’è ora a favore di un mantenimento diretto e la lotta a ogni forma di rifiuto genitoriale (quando un genitore allontana il figlio dall’altro). 

 

Non ci siamo

 

A scagliarsi contro il ddl di Pillon (mentre già qualcuno definisce l'iniziativa politica una “follia senza senso”) è la senatrice Svp e componente della Commissione Giustizia Julia Unterberger che parla di “riforma profondamente sbagliata, che va a discapito delle madri e che non porterà benefici concreti all’educazione dei figli, perché ogni situazione merita d’essere affrontata nella sua specificità”. Spiegando più in dettaglio le sue ragioni la senatrice, nonché ex presidente delle pari opportunità in Alto Adige, afferma che nella maggior parte delle coppie “purtroppo vige ancora una divisione tradizionale dei ruoli, per cui le donne si dedicano ai figli e alla casa e gli uomini alla carriera e al lavoro. È per questo motivo che i giudici, anche dopo la legge del 2006 sull’affido condiviso, solo in rari casi sono in grado di sancire una situazione completamente paritaria. Nella maggior parte dei casi i padri non chiedono neanche la collocazione paritaria, perché non sarebbe compatibile con le loro esigenze lavorative. Pertanto i padri dovrebbero essere coinvolti all’inizio del progetto familiare, con norme che consentano la conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro ma, nel contratto di Governo Lega-M5S, questo obiettivo viene posto solo in relazione alle donne”.

Una riforma profondamente sbagliata, che va a discapito delle madri e che non porterà benefici concreti all’educazione dei figli (Julia Unterberger)

Il richiamo è dunque al modello scandinavo, più attento alla parità fra uomo e donna sul fronte della conciliazione fra lavoro e famiglia. Per Unterberger se ci sono situazioni economiche totalmente differenti fra i due genitori è perché è spesso la donna a rinunciare alla carriera a favore di quella del partner e dunque nell’ambito di una separazione “non si può abolire il contributo al mantenimento da parte del soggetto economicamente più forte, anche perché è un danno soprattutto per i figli. È anche complicato ed umiliante l’obbligo di documentazione delle spese ordinarie del contributo di mantenimento, che non farà altro che aumentare la litigiosità tra ex coniugi e il ricorso agli avvocati e ai giudici. Inoltre da un lato si vuole depenalizzare il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento, ma non ci sono sanzioni se un padre viene meno all’obblighi legati all’affidamento condiviso”.

 

 

La critica investe anche l’assegnazione della casa familiare dopo la separazione: cancellando quest’istituto giuridico si danneggiano soprattutto i figli, afferma la senatrice. Dito puntato, inoltre, sull’obbligo, per legge, di ricorrere al mediatore familiare. “Circa il 20% delle separazioni ha risvolti di carattere penale, con situazioni di violenza, in cui bisogna intervenire velocemente per garantire l’incolumità delle donne”.

Insomma occorre valutare caso per caso e prevedere norme che favoriscano un impegno paritario fra uomo e donna nella gestione della casa e nella crescita dei figli. “Non si può stabilire un comportamento uguale per tutti, imposto dall’alto, senza tenere conto delle reali condizioni della nostra società. Come si può decidere a tavolino che un bambino viva 12 giorni in una casa e 12 in un’altra, senza continuità di abitudini, condizioni materiali o magari con due genitori che vivono in città diverse?”, conclude Unterberger.

 

Illusione e realtà

 

Interpellato direttamente dallo stesso Pillon sul tema per un parere in merito Elio Cirimbelli, fondatore dello storico Centro Asdi, Assistenza separati e divorziati di Bolzano, e mediatore familiare che non nasconde le sue perplessità sulla riforma e individua molte criticità nei 24 articoli che la compongono. 

 

 

Non dobbiamo illudere i padri separati con leggi e proposte di difficile attuazione. Come ebbi modo di dire quando venne introdotto l’affido condiviso: ‘Un brutto ritocco dell’affido congiunto che già era previsto e una legge per separazioni idilliache... e noi di separazioni idilliache ne abbiamo viste molto poche. Anche se in Alto Adige, per fortuna, c’è un tasso di disoccupazione femminile e maschile molto basso”, osserva Cirimbelli.

 Fra i punti controversi la co-presenza dei rispettivi legali nel contesto di una eventuale conciliazione familiare, “da mediatore familiare - sottolinea ancora Cirimbelli - non ritengo e non riteniamo, come equipe Asdi, che la mediazione familiare, preveda, come nel ddl, la presenza anche dei due avvocati delle parti. Dobbiamo interrompere quel meccanismo perverso per il quale quando ci si separa deve esserci un vinto e un vincitore”.

Dobbiamo interrompere quel meccanismo perverso per il quale quando ci si separa deve esserci un vinto e un vincitore (Elio Cirimbelli)

Non convince poi la figura del “coordinatore genitoriale” prevista nel ddl, a cui verrebbe affidato un compito in verità già svolto dal mediatore che intende aiutare due persone a “separarsi bene ma a non separarsi come mamma e papà per i propri figli”.

Fondamentale per il direttore del Centro Assistenza Separati Divorziati e Centro di Mediazione Familiare Asdi di Bolzano, infine, creare le condizioni per fare in modo che i papà che lasciano l’alloggio coniugale possano contare su un luogo decoroso dove poter stare con la prole. Del resto l’importante - ricorda Cirimbelli - è sempre mettere al primo posto la tutela dei figli che “non avviene solo con le leggi, che qualche volta acuiscono il conflitto dei genitori, ma aiutandoli nel loro ruolo che non cesserà mai anche se si separano come coniugi o conviventi”.