Society | Educazione

Prevenire la violenza con il teatro

Tre classi del Pascoli hanno partecipato ad un laboratorio sulla disparità di genere curato da Alice Ravagnani, tra catcalling, sessimo nei media e giochi di ruolo.
laboratorio violenza di genere pascoli
Foto: Privat
  • Per prevenire la violenza di genere bisogna educare le nuove generazioni, sempre più studi e ricerche lo mostrano, e l’approccio frontale è la modalità con avvengono molti degli interventi delle scuole. Se fosse più efficace un altro modo di educare? Per provare a coinvolgere attivamente studenti e studentesse del liceo Pascoli, è nato “laboratorio per la prevenzione violenza di genere attraverso il linguaggio teatrale”, che ha visto la partecipazione di tre classi, 3A, 3C e 2B dell’indirizzo pedagogico. “L'obiettivo era quello di creare un ambiente sicuro e protetto in cui gli studenti potessero riflettere su stereotipi di genere, relazioni sane e comportamenti violenti” spiega l’ideatrice e curatrice del progetto Alice Ravagnani

  • Alice Ravagnani in scena durante uno spettacolo Foto: Spaccavento Jan Photography

    Il Comune di Bolzano ha promosso il laboratorio teatrale, l’amministrazione comunale coordina infatti la Rete Cittadina contro la violenza sulle donne, la prima in Alto Adige, che esiste già dal 2008. “Era un progetto abbastanza sperimentale, abbiamo provato ad utilizzare strumenti un po' diversi, non il classico intervento frontale, i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di raccontare” racconta Lucia Rizzieri, dell’Ufficio Donna, gioventù e promozione sociale del Comune. 

    Il laboratorio era strutturato in modo da coinvolgere attivamente ogni studente attraverso varie attività: partendo da esercizi di recitazione come l’interpretazione di scene tratte da film o inventate, chi ha partecipato ha potuto mettersi nei panni di diversi personaggi, affrontando situazioni di conflitto o violenza. “La ricchezza di questo progetto è proprio il fatto che era tutto messo in pratica da loro. Si rendevano conto di quanto questi stereotipi fossero potenti, metterli in scena li ha resi più consapevoli” racconta Ravagnani.

  • Alice Ravagnani assieme ad una delle classi durante il laboratorio. Foto: Privat

    Durante le lezioni sono stati analizzati diversi testi per evidenziare il sessismo e la disparità di genere presenti nella società. Una modalità particolarmente apprezzata da studenti e studentesse è stata proprio l’analisi del sessismo e della violenza all'interno delle canzoni. “Non volevo rischiare che loro lo percepissero come un'accusa verso i generi musicali e gli artisti che ascoltano  – racconta Ravagnani – quindi ho chiesto ad ognuno di scegliere una canzone d'amore. Analizzando assieme i testi abbiamo visto che sia canzoni pop che canzoni rap e trap sono piene di sessismo, li ha toccati nel vivo il fatto di accorgersi che in tutti i generi musicali avessero quel tipo di linguaggio. La musica un po' ti distrae dalle parole che vengono dette, quando invece prendi il testo nudo e crudo te ne accorgi, sono stati poi loro a sottopormi altri testi da analizzare”. 

    “Le nuove generazioni non sono estranee a questi temi, anzi, sono molto interessate. Il rischio, è che ci sia una conoscenza superficiale”

    Che sensibilità hanno ragazzi e ragazze su questo? “Le nuove generazioni non sono estranee a questi temi, anzi, sono molto interessate, ne sentono parlare tanto anche sui social media, ma il rischio, è che ci sia una conoscenza superficiale”, spiega la docente Sonia Merlin. Con questo laboratorio multidisciplinare si è anche cercato di stimolare il senso critico di studenti e studentesse, ponendo un focus sull'utilizzo di un linguaggio giornalistico corretto per raccontare la violenza di genere. Attraverso analisi e lettura di articoli, Ravagnani ha affrontato il fenomeno della vittimizzazione secondaria, evidenziando come, all’interno della narrazione mediatica, le vittime vengano spesso colpevolizzate. Per consolidare l'apprendimento, gli studenti sono stati divisi in gruppi e hanno dovuto realizzare una notizia su un caso di femminicidio o stupro, sia in modo corretto che errato, presentandola poi come se fossero al telegiornale.

  • Tra attività previste una delle classi ha realizzato un cortometraggio, che verrà utilizzato a scopi educativi. Foto: Privat

    "Il laboratorio teatrale ha riscontrato molto successo tra gli studenti – racconta Silvia Vergani, la docente che ha gestito con Alice Ravagnani i progetti – Molti di loro hanno avuto modo di affrontare la tematica osservando e mettendo a fuoco aspetti su cui non avevano avuto modo di riflettere in modo così approfondito fino ad ora. La sottile linea che separa l'attenzione, il sostegno, l'aiuto dal controllo, dalla violenza e dalla manipolazione purtroppo non è sempre così evidente e chiaro. Spesso vengono messi in essere comportamenti irrispettosi senza averne piena consapevolezza.” 

    “Lavorare con loro è la luce in fondo al tunnel che da donna percepisco in quest'ombra che c'è all'interno della nostra società”.

    Tra le nuove generazioni lo stereotipo più difficile da scardinare è ancora quello legato alle relazioni. “E’ molto presente in loro l’idea che la donna debba portare rispetto al suo compagno nel rapporto di coppia, che non si debba vestire in modo provocante, hanno molta paura del tradimento da ambo i lati. Ne abbiamo discusso molto in classe ed abbiamo provato a ribaltare questo luogo comune”, spiega Ravagnani. Ragazzi e ragazze hanno partecipato assieme al laboratorio che però, spiega la curatrice, li ha toccati in modo diverso: “In un esercizio abbiamo simulato delle scene di catcalling, prima lo facevano i ragazzi alle ragazze e poi le ragazze lo facevano ai ragazzi. I ragazzi hanno avuto la possibilità di mettersi nei panni delle loro compagne, ma non solo, hanno anche percepito il privilegio che gli uomini hanno. Per quanto essere fischiati per strada possa essere fastidioso, il pericolo di questo comportamento è diverso se a subirlo è un uomo o una donna”.  Tematizzare relazioni, linguaggio e violenza, conclude Ravagnani, è forse l’unico modo per cambiare le cose: “Non per dargli troppa responsabilità sulle spalle, però lavorare con loro è la luce in fondo al tunnel che da donna percepisco in quest'ombra che c'è all'interno della nostra società”.