Athesia pigliatutto
Tempi da lupi
Perché mai ha accettato (o forse addirittura preteso) un simile incarico l’uomo che è già il più potente del Sudtirolo? L’uomo che in trent’anni esatti (1979-2009) ha raggiunto il record di quattro legislature nel Parlamento italiano e tre nel Parlamento europeo, per poi diventare presidente della Camera di Commercio e di lì esercitare senza troppo nasconderlo la funzione di ministro ombra dell’economia? E tutto questo mentre, in parallelo alla sua lunga carriera politica, costruiva passo dopo passo un gruppo editoriale che ha raggiunto una posizione di forza che ha pochi uguali in Europa?
Dopo le clamorose acquisizioni dei quotidiani “Alto Adige” e “Trentino” (nel 2017) e “L’Adige” (nel 2018), con tutto il loro cospicuo patrimonio immobiliare (solo il palazzo de “L’Adige” sulla collina di Trento vale una fortuna), Athesia controlla l’informazione sia italiana che tedesca dell’intera regione Trentino-Alto Adige Südtirol, potendo così dettare l’agenda della politica, imporre ciò che le sta a cuore nel dibattito pubblico e fare e disfare le carriere dell’intera classe dirigente.
Aveva bisogno anche delle Commissioni dei Sei e dei Dodici, un uomo come Michl Ebner? La risposta non tardò ad arrivare. La prima a riunirsi fu la Commissione dei Dodici che, oltre a nominare il Presidente, redasse un prolisso elenco di argomenti da trattare. Era il 10 luglio del 2019. L’11 luglio il “Dolomiten”, nave ammiraglia della famiglia Ebner, sparò con questo titolo il servizio sulla seduta: “Aufs Gaspedal bei Wolf und Bär”. A tutto gas su lupo e orso. Poiché sedeva in Commissione lo stesso amministratore delegato di casa Athesia, il titolo suonò come lo squillo di tromba della carica.
Il giorno dopo, infatti, il “Dolomiten” lanciava un’intervista al parlamentare austriaco della ÖVP Hermann Gahr che denunciava “la grave sottovalutazione del pericolo dei lupi nelle Alpi”, condendola con tre ingredienti di prammatica: foto di lupo con la faccia feroce, foto di pecora e due agnellini sbranati e infine foto del personaggio di turno schierato per la linea dura.
Perché mai ha accettato (o forse addirittura preteso) un simile incarico l’uomo che è già il più potente del Sudtirolo?
Il 13 luglio 2019 il “Dolomiten” aprì con la manifestazione anti-lupo della Coldiretti a Trento, ma il pezzo forte era l’allegato: un inserto a colori di 32 pagine in carta patinata, commissionato e pagato dal Bauernbund, intitolato “Der Wolf” e condito di tutti i già citati ingredienti: decine di foto di capre, cavalli, pecore, agnelli, mucche, vitelli orribilmente sbudellati, foto di lupi che digrignavano i denti, foto di contadini, allevatori, cacciatori e perfino una biologa della fauna selvatica (bavarese) che invocavano a gran voce un “Sudtirolo libero da lupi”.
Quanto poté costare al Bauernbund un simile inserto nel “Dolomiten”, e quanto ci guadagnò l’Athesia, Siegfried Rinner, direttore della potente associazione contadina, intervistato dalla “Tageszeitung”, si rifiutò di rivelarlo, ma lo può immaginare chiunque abbia avuto occasione – magari per un necrologio – di conoscere le tariffe pubblicitarie del più diffuso quotidiano della regione. Ora qualcuno si chiederà: in questa storia chi era al servizio di chi? La campagna del “Dolomiten” serviva da cassa di risonanza al politico Michl Ebner per strappare alla Commissione dei Dodici una norma che desse il via libera all’abbattimento di lupi e orsi per la felicità di contadini e cacciatori? O, viceversa, far proclamare perfino alla Commissione dei Dodici l’emergenza-lupo serviva all’editore Michl Ebner per pompare la campagna del “Dolomiten”, aumentare le vendite del giornale e assicurarsi la ricca inserzione pubblicitaria pagata dal Bauernbund? Quando poi si scopre che lo stesso Michl Ebner è stato fino al 2018 presidente della FACE, l’associazione europea dei cacciatori con 7 milioni di iscritti, e che in quella veste ha lanciato la campagna per eliminare le tutele europee sui grandi predatori, le domande si elevano al quadrato: quale Ebner profitta di più del can can sul lupo – l’imprenditore, il politico, o il cacciatore?
La risposta è semplice: tutti e tre in egual misura. E non è escluso che anche l’Ebner presidente della Camera di commercio qualche giovamento ne tragga.
Dodici milioni di cartoni per pizza
Uso questa storia di lupi per parlare della posizione dominante assunta da Athesia sull’informazione regionale, perché fa capire bene qual è il segreto della famiglia Ebner: loro hanno uno spiccato senso per la sinergia.
Parlo di Ebner al plurale poiché alla testa del gruppo sta di fatto un terzetto familiare: Michl che ne è amministratore delegato, Toni che dirige il “Dolomiten” e la madre Martha, classe 1922, che ne è memoria e anima – una donna straordinaria, moglie di Toni senior e nipote del Canonico Michael Gamper, lo storico fondatore e direttore di Athesia.
La forza di questa famiglia di politici-imprenditori, fondatori della Svp nel dopoguerra, avversari tenaci dei bombaroli sudtirolesi negli anni sessanta e poi proprietari (dopo una lunga e contrastata scalata) del potente gruppo Athesia – la forza degli Ebner, dicevo, sta nella capacità di pensare in termini di generazioni e in modo complesso, merce rara in un Sudtirolo che per colpa della divisione etnica tende piuttosto a semplificare.
Gli Ebner no, loro considerano ogni singolo elemento all’interno di un sistema di fattori interconnessi che abbracciano l’intero orizzonte. Se Durnwalder era l’uomo dei fatti a prescindere dalle norme, e Kompatscher l’uomo delle norme a prescindere dai fatti – per citare i due dell’altro potere, quello della Provincia – gli Ebner sono gli uomini delle relazioni plurime e della loro certosina cura. Per esempio, gli Ebner sono tra i pochi politici e imprenditori che hanno sempre considerato la componente italiana del territorio, e – oltre i confini sud – hanno sempre considerato l’intero Trentino, come variabili interne al proprio campo di operazioni e non solo come fattori estranei e dunque trascurabili.
L’acquisizione di tutti gli storici giornali italiani di Bolzano e Trento da parte di una casa editrice tradizionalmente tedesca del Sudtirolo poteva venire in mente solo a persone che tengono conto di tutti i fattori in campo e non solo della propria parte linguistica. Così come solo a persone che ragionano in termini di sinergie poteva venire in mente di acquisire uno dopo l’altro quotidiani che singolarmente non avevano mai destato grandi appetiti, salvo piangere a scoppio ritardato dopo ogni acquisizione. Soprattutto dopo l’acquisizione de “L’Adige”, una Trento sotto shock si è chiesta perché non fosse intervenuta una cordata di imprenditori trentini a salvare la storica testata che fu di Flaminio Piccoli, impedendo che fosse assorbita da un gruppo editoriale tedesco di Bolzano. Ma proprio da parte imprenditoriale si è risposto che “L’Adige” di per sé non sarebbe stato un buon affare, prova ne sia che i proprietari, Conti Gelmi di Caporiaccio, cercavano di disfarsene da parecchio tempo senza riuscire a trovare compratori.
Al contrario, acquisire “L’Adige” come ultima ciliegina del controllo delle quattro testate quotidiane dominanti una regione di oltre un milione di abitanti tra le più ricche d’Europa, e acquisirlo da parte di un gruppo che controlla anche i maggiori portali dell’informazione digitale (Stol, Südtirol News, Sportnews, Kultur/Cultura.bz.it), dei maggiori canali radiofonici (Südtirol 1, Radio Tirol, Teleradio Vinschgau, RMI, Radio Dolomiti, Radio Grüne Welle, Stadtradio Meran), dei giornali per inserzioni (il diffusissimo “Bazar”, i gratuiti italiani “Qui-Bolzano”, “Qui-Trento”, “Qui-Rovereto”, “Qui-Merano”, “Qui-Bassa Atesina”, “Qui-Val d’Isarco”), della stampa cattolica sudtirolese (“Katholisches Sonntagsblatt”), dei libri (Athesia Buch, Curcu e Genovese, Tappeiner, Athesia Tyrolia Druck di Innsbruck, Alpenwelt di Brunico), delle riviste in ogni compren- sorio (“Der Vinschger” in Venosta, “BAZ” nel meranese, il “Puschtra” in Pusteria, “Plus Bozen” a Bolzano e dintorni, “Wir” per Oltradige e Bassa Atesina) – insomma, acquisire “L’Adige” da parte di un gruppo che, attraverso tutte queste pubblicazioni, si accaparra quasi l’intero mercato pubblicitario della regione: in questo contesto anche un quotidiano dai conti traballanti può diventare una carta vincente.
Anche perché il campo d’azione di Athesia non si ferma al “core business” dell’editoria: anche qui gli Ebner hanno applicato il pensiero sinergico, promuovendo la differenziazione. Così, negli ultimi vent’anni Athesia ha occupato – a volte pacificamente, ma il più delle volte con furiosi scontri con la politica che voleva impedirglielo – ulteriori settori imprenditoriali come le tecnologie di comunicazione informatica (Brennercom e KM Invest), la produzione di energia con biogas e fotovoltaico (Athesia Energy, con impianti a Verona e in Emilia Romagna) e soprattutto il comparto fondamentale del turismo: con l’Hotel Therme di Merano, con le funivie della Val Senales e del Monte Cavallo a Vipiteno, con l’agenzia viaggi Alpina Tourdolomit, col sito internet di escursioni “Sentres” e con l’agenzia di voli “Aveo Tours” che promuove charter verso mete turistiche dall’aeroporto di Bolzano (del cui sviluppo e rilancio – nonostante la sonora bocciatura al referendum del 2016 – sia l’Ebner editore che l’Ebner presidente della Camera di Commercio sono tra i più strenui paladini).
Con circa 1500 dipendenti e un fatturato che nel 2017 ha superato i 200 milioni di euro (+32% rispetto all’anno precedente grazie all’acquisizione di “Alto Adige” e “Trentino”), ogni anno il gruppo macina quasi 20 milioni di tonnellate di carta, edita 60 libri, tiene aperti 19 negozi e stampa perfino 12 milioni di cartoni per pizza!
Ecco dunque il “System Athesia”: se non va l’editoria, va il turismo; se i giornali perdono copie, il monopolio della pubblicità aumenta comunque gli introiti; e se c’è bisogno di una iniezione di profitti, energia e telecomunicazioni informatiche sono macchine da soldi. Controllando media e pubblicità, il gruppo Ebner ha la forza di imporre le proprie tariffe agli inserzionisti, i propri obiettivi alla politica e le proprie idee al Sudtirolo. Politica, economia, finanza e informazione sono concentrati in un’impresa che, rispettando le regole di mercato, domina il mercato avendo eliminato ogni concorrenza.
La preghiera del mattino
Come questo impero mediatico sia stato costruito, e come sia finito sotto il controllo di una sola famiglia, è una travagliata storia.
Athesia nasce a fine Ottocento (e rinasce più volte nei drammi del fascismo, del nazismo e della guerra) come casa editrice del mondo cattolico, suddivisa in piccolissime quote societarie intestate a un numero infinito di persone e tra queste a molti religiosi. Non a caso l’uomo chiave dell’epoca eroica è un canonico della parrocchiale di Bolzano: Michael Gamper. L’antifascista, l’antinazista, il Dableiber, il fondatore delle “scuole delle catacombe”, colui che denunciò la “marcia della morte” contro cui 30.000 Sudtirolesi insorsero nel 1957 a Castel Firmiano.
La formula della proprietà diffusa e frammentata era stata scelta per rendere Athesia non patrimonio privato di qualcuno, ma patrimonio dell’intera comunità cattolica del Sudtirolo.
Ancora all’inizio degli anni Duemila Athesia aveva quasi duecento soci, la stragrande maggioranza dei quali deteneva quote minuscole di zero virgola zero e qualcosa per cento. Tra essi persone anonime, decine di eredi per i quali quel pugno di quote aveva perso ogni significato, diversi personaggi del mondo cattolico locale e la gamma completa degli istituti religiosi: dall’Ordine Teutonico alla scuola privata Vinzentinum, dall’Abbazia di Novacella a diversi enti missionari (tra cui i comboniani), dal seminario vescovile Johanneum alle Suore di carità, dal Seminario per preti di Bressanone alla Caritas, dalla Diocesi di Bolzano-Bressanone (che vuol dire il vescovo in prima persona) all’Istituto per il sostentamento del clero fino al Duomo di Bolzano e perfino a una quindicina di parrocchie sparse su tutto il territorio.
In questo sbriciolamento societario, dove solo una dozzina di soci (tra cui molti enti cattolici) superava a malapena l’1%, solo due partecipazioni svettavano per le loro percentuali più consistenti: quella di Toni Ebner con quasi il 12% e quella di Michl Ebner con oltre il 16% (un’altra decina di Ebner compariva nell’assetto societario con quote minime a completare il quadro familiare).
L’unica altra partecipazione di una certa consistenza (10,4%) risultava intestata ad Athesia Buch Srl, società di Athesia Spa al 100%, e dunque controllata da chi controlla la casa madre.
Quella appena citata è la situazione societaria del 2003, come è stata comunicata alla “Autorità per le comunicazioni” per poter riscuotere il ricco contributo statale per la stampa delle minoranze. Dieci o venti anni prima la proprietà sarebbe risul- tata ancora più frammentata.
In quei primi anni del Duemila, infatti, era già a buon punto la trasformazione di Athesia dall’originario “patrimonio collettivo” all’odierna azienda di famiglia. Partendo dal primo lascito fatto dal Canonico Gamper alla nipote Martha e a suo marito Toni Ebner senior, lentamente e con un lavoro meticoloso guidato dai due uomini di punta Toni junior e Michl, la famiglia, con un’accorta politica delle alleanze (soprattutto nel campo cattolico) e con acerrime battaglie contro molti avversari, è riuscita ad acquisire una quota dopo l’altra, fino a raggiungere il pacchetto di controllo. Erano infatti moltissimi i vecchi soci le cui micro-partecipazioni giacevano dimenticate in un cassetto, persone del clero senza eredi, oppure eredi senza più interesse. Tutte queste persone, prima o poi, ricevevano prima la visita e poi l’offerta di acquisto da parte dei discendenti del “fondatore” e a molti deve essere sembrata l’occasione buona per liberarsi di queste vecchie micro-partecipazioni con la coscienza a posto e un introito che poteva far sempre comodo.
Ben altro peso strategico avevano quelle quote per chi grazie all’acquisto di ogni piccola partecipazione avrebbe preso il controllo dell’azienda. La trasformazione venne accelerata anche da un cambio di natura societaria, da Srl a Società per azioni.
L’acquisizione di tutti gli storici giornali italiani di Bolzano e Trento da parte di una casa editrice tradizionalmente tedesca del Sudtirolo poteva venire in mente solo a persone che tengono conto di tutti i fattori in campo e non solo della propria parte linguistica
Fu una scalata come se ne sono viste tante nell’economia di mercato italiana ed europea. Tuttavia, per la centralità e il ruolo della casa editrice nel piccolo Sudtirolo, a un certo punto l’oprazione scatenò uno scontro fratricida all’interno della stessa società. A diventare avversario giurato degli Ebner, infatti, fu proprio uno degli storici soci di Athesia, membro del consiglio di amministrazione e da sempre suo consulente: Rudi Rimbl, il più importante e navigato commercialista del Sudtirolo, pio- niere del golf, uomo di mondo intelligente ed estroso, che col suo studio in piazza Walther curava gli affari di grandi società in tutto il mondo. Rimbl considerava Athesia come una creatura propria, rivendicava per sé il merito di averne fatto una solida impresa moderna e non era disposto a lasciare campo libero.
La durissima lite societaria, economica e infine giudiziaria (perorata dalla socia di studio di Rimbl, l’avvocata bolzanina Renate Holzeisen) si trascinò per anni e pretese i suoi prezzi non solo economici, ma soprattutto umani. Fatto sta che oggi il gruppo Ebner detiene la quota di controllo della società. In questo passaggio la natura di Athesia si trasforma profondamente, ma gli Ebner riescono a conservare per la società, e soprattutto per la corazzata “Dolomiten”, quell’originaria autorità morale che solo una chiesa può avere.
Sia chiaro: la Chiesa nelle sue diverse articolazioni, e in particolare la Curia di Bolzano-Bressanone, è oggi come allora presente nella proprietà di Athesia. Ma non è solo per questo che il “Dolomiten” è uno dei pochi quotidiani al mondo sulle cui pagine compaia ogni giorno un numero così alto di cerimonie religiose, messe, festività, chiese, funerali, storie di sante e di martiri, immagini del Vescovo e di preti. Per gli Ebner è fondamentale che la casa editrice, e soprattutto il “giornale di famiglia”, conservi un’autorità che confina col religioso, trasferendo questa autorità da una Chiesa che perde terreno alle pagine del giornale. Mentre le chiese si svuotano, è sul “Dolomiten” che ogni buon (e buona) Sudtirolese continua ad apprendere quotidianamente che cosa sia il bene e cosa il male. Ma non solo: anche che cosa ti fa stare “dentro” oppure ti mette “fuori” dal vivere civile in Sudtirolo. E qui l’autorità etica diventa forza politica.
Per chi finisce “fuori” cala un muro di silenzio: partendo dalla convinzione che ormai chi non compare sul “Dolomiten” non gode in Sudtirolo di una vera esistenza, gli avversari (non solo politici) vengono semplicemente cancellati. Oppure nominati, ma solo se per loro ci sono cattive notizie. Neppure chi è “dentro” (le donne e gli uomini della Svp, per esempio) dorme sogni tranquilli: per loro il giornale centellina ogni giorno il proprio indice di gradimento, espresso soprattutto attraverso le immagini.
Gli Ebner non fanno mistero dei propri beniamini. Lo sa bene l’eurodeputato Herbert Dorfmann, che ha ereditato da Michl Ebner il suo seggio a Bruxelles e lo conserva per grazia di famiglia. Per lui è sufficiente farsi immortalare alla vigilia del voto alla luce dei falò notturni contro il lupo sulle montagne della val d’Isarco e la rielezione è assicurata.
E lo sa bene soprattutto il segretario della Svp Philipp Achammer, il cui fidanzamento prima, matrimonio poi e idillio coniugale ancora dopo, vengono raccontati periodicamente sia sul “Dolomiten” che sul domenicale “Zett” con ampi servizi fotografici, interviste, testimonianze, aneddoti. Del resto, Athesia si deve sentire parte attiva nella storia d’amore del giovane Obmann: la fortunata moglie è stata miss Südtirol 2016 nel concorso promosso proprio dal settimanale “Zett”!
Foto bella o brutta, foto grande o piccola, foto in alto o in basso, foto di avvenimento con l’interessato o senza – nonostante il malcapitato fosse presente: ogni giorno i politici e le politiche del partito di raccolta (Presidente della Giunta compreso) aprono il “Dolomiten” e vengono informati in dosi omeopatiche di che cosa pensa su ciascuno di loro casa Athesia. La quale ha la forza di guardare la politica dall’alto in basso, fustigarla a giorni alterni e non raramente deriderla, sorte che tocca soprattutto ai Consigli provinciale e regionale, poiché Athesia non arriva impreparata nemmeno all’epoca del populismo post-parlamentare.
Attraverso la quotidiana lettura del “Dolomiten” il Sudtirolo si fa un’idea di sé stesso, di chi conta e di chi non conta – e di chi tra poco conterà.
Perfino morire lo si può fare degnamente solo sul “Dolomiten”. L’ultimo vero saluto non può che essere sulle sue pagine di necrologi! Lì si piange, lì si celebra, lì si commemora a intervalli regolari (aderendo all’offerta di convenienti pacchetti plu- riennali). “Così Athesia e il suo giornale si profilano – dice lo storico Hans Heiss – quale forza del destino cui questa terra è inesorabilmente legata”.
Il “Dolomiten” si presenta ed è percepito ancora oggi non come un giornale qualsiasi, ma come il “Tagblatt der Südtiroler”, il foglio quotidiano dei Sudtirolesi. O meglio, “la loro preghiera del mattino”.
La politica appesa alla giostra
Ma è ora di tornare all’attualità. La marcia trionfale che segna l’acquisizione dei maggiori quotidiani italiani della regione comincia in una giornata d’autunno del 2013.
Il 30 settembre di quell’anno esce questo dispaccio dell’agenzia ANSA: “La casa editrice altoatesina Athesia compie 125 anni e festeggia il compleanno regalandosi una modernissima rotativa. L’Athesia ha investito dodici milioni di euro nella sua nuova tipografia. Per ospitare la rotativa del tipo Colorman Xxl di Manroland Web System è stato infatti anche costruito un capannone di 15 per 30 metri di superficie. L’anniversario e la nuova rotativa sono stati festeggiati con una giornata delle porte aperte. Erano presenti i governatori dell’Alto Adige e del Tirolo, Luis Durnwalder e Günther Platter, il vescovo diocesano Ivo Muser e molti rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo economico”.
La festa fu di quelle memorabili e fu immortalata il giorno dopo sul “Dolomiten” con una galleria fotografica in cui dominava una foto: appesi a mezz’aria per la pancia ad una giostra volavano a braccia e gambe spalancate i tre ospiti eminenti Durnwalder, Platter e perfino il vescovo Muser con le facce un po’ preoccupate per l’insolita posizione.
Fu una dimostrazione di forza straordinaria e segnò l’inizio di qualcosa che questa terra non aveva mai visto negli ultimi cento anni e neppure immaginava di vedere nei cento successivi.
La nuova rotativa era potentissima, in poco tempo aveva già stampato il “Dolomiten” e tutti i calendari, i libri e i giornali editi da Athesia, cartoni per pizza compresi.
Nel resto del tempo, invece che languire inutilizzata senza ammortizzare il capitale investito, avrebbe potuto tranquillamente sfornare anche tutti gli altri giornali della regione, italiani compresi, che con le vendite in calo per il ciclone dell’informazione digitale si dibattevano chi più chi meno in diverse difficoltà, la maggiore delle quali era trovare dove stampare a prezzi ridotti. Gli Ebner sapevano che era tutta una questione di sinergie.
Nel 2016 arrivò l’occasione di “Alto Adige” e “Trentino” (che avevano dismesso una tipografia obsoleta e venivano stampati a Mantova, con costi e tempi che si può immaginare). Il gruppo Espresso-Finegil di De Benedetti aveva acquisito altre testate (“Stampa” di Torino e “Secolo XIX” di Genova) e doveva cedere alcuni suoi giornali per rispettare i limiti nazionali alla concentrazione fissati nella legge sull’editoria.
E così nell’ottobre 2016 i due quotidiani di Trento e Bolzano furono ceduti e subito dopo, dal 10 gennaio del 2017, la loro stampa fu trasferita nella tipografia Athesia di Bolzano. Con qualche cambiamento di non poco conto, tra cui la stampa in “dorsi” separati, secondo il modello “Dolomiten”, a cui però i lettori italiani dell’Alto Adige non erano granché abituati. Seguirono marce indietro e avanti, finché la formula a “dorsi” fu digerita.
Poi fu la volta de “L’Adige” di Trento, che da tempo i proprietari (eredi del padre fondatore, ma senza la sua passione per l’editoria) volevano cedere. L’acquisizione avviene nel luglio del 2018. Dal 2 aprile del 2019 anche “L’Adige” – poteva andare diversamente? – viene stampato da Athesia a Bolzano, con la chiusura della tipografia di Trento fino ad allora pienamente in funzione e una riduzione del numero delle pagine.
Per il Trentino perdere un centro stampa grande come quello de “L’Adige”, dove venivano prodotte anche tante altre pubblicazioni, significava perdere in autonomia tecnica e culturale: a sottolinearlo a gran voce fu addirittura “Vita Trentina”, il giornale della Curia di Trento, l’unico a porre interrogativi aperti sul fatto che tutti i quotidiani regionali (tranne poche piccole eccezioni) fossero diventati “Le voci di Ebner” (titolo di prima pagina di “Vita Trentina” del 17 marzo 2019).
Il 16 marzo 2019 Athesia mette in moto la giostra delle direzioni dei “suoi” quotidiani italiani: ad Alberto Faustini, fino ad allora direttore dell’“Alto Adige”, viene affidata anche la direzione de “L’Adige” di Trento, il giornale ex concorrente. L’ex direttore de “L’Adige” Pierangelo Giovannetti, che aveva a suo tempo invocato una “soluzione trentina” per il giornale, viene congedato. Al “Trentino” assume la direzione Paolo Mantovan, fino ad allora vice di Faustini nelle due ex testate del gruppo Espresso.
Sorvegliata speciale
Con l’acquisizione di maggiori quotidiani di lingua italiana, la regione Trentino Alto Adige Südtirol è diventata per l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) una sorvegliata speciale. Nel 2018 l’Autorità, che è chiamata a vigilare sul pluralismo dell’informazione, ha pubblicato la sua “Indagine conoscitiva sull’Informazione locale”, in cui denuncia “l’emergere in alcune regioni di posizioni di forza informativa di alcuni soggetti privati”.
Tale posizione dominante, scrive l’AGCOM citando la Corte Costituzionale, “non potrebbe non comprimere la libertà di manifestazione del pensiero di tutti quegli altri soggetti che, non trovandosi a disporre delle potenzialità economiche e tecniche del primo, finirebbero con il vedere progressivamente ridotto l’ambito di esercizio delle loro libertà”.
Il caso più eclatante che allarma l’AGCOM è proprio quello della scalata di casa Athesia al sistema informativo di una regione di oltre un milione di abitanti, il 96% dei quali (record italiano) si fa un’idea del mondo proprio attraverso l’informazione locale.
In questo contesto, il gruppo Athesia raggiunge un grado di concentrazione monopolistica del 75% (misurato in termini di “total audience informativa”, cioè la quota di popolazione raggiunta dalle testate di un’unica proprietà editoriale). Tre persone su quattro in Trentino Alto Adige si informano attraverso i media del gruppo Ebner. È il record nazionale dell’influenza che un gruppo privato esercita sull’opinione pubblica locale. Nel resto del Paese, in 14 regioni su 20 è l’informazione pubblica della Rai a prevalere e anche in quelle con forti gruppi privati (Sardegna, Molise, Puglia, Toscana e Emilia Romagna), nessuno di essi raggiunge le vette di Athesia.
Anche nella nostra regione è solo la Rai, seguita dal 70% della popolazione, a poter contrastare la forza di Athesia. Ma si tratta soprattutto di Rai Südtirol, che ha molte più ore di trasmissione delle due “cenerentole” italiana e ladina. L’opinione pubblica italiana e ladina pende dalle labbra del gruppo Ebner.
Recita il rapporto AGCOM: “In Trentino Alto Adige emerge una prima situazione in cui un operatore privato appare detenere una posizione di preminenza informativa. Sia nella regione che nelle province di Trento e Bolzano, emerge una notevole concentrazione editoriale.
Il Gruppo che detiene le testate Dolomiten (12,7 milioni di copie di diffusione), L’Adige (7 milioni), e Trentino e Alto Adige (insieme quasi 6 milioni), raggiunge oltre i due terzi (68%) della diffusione di tutti i quotidiani (nazionali e locali) venduti nella regione. La gamma delle testate consente una diversificazione sia territoriale che linguistica, con l’Adige leader a Trento (43%) e nella comunità italiana, e il Dolomiten a Bolzano (58%) e nella comunità di lingua tedesca (mentre le altre due testate detengono posizioni analoghe nelle due province, pari a circa il 15%).
Il gruppo occupa una posizione di rilievo anche nelle radio. Athesia detiene una partecipazione del 50% nella prima radio per ascoltatori nella regione (Südtirol 1) che raggiunge il 13% della popolazione, cui si aggiunge Radio Dolomiti con una penetrazione di circa il 5%. Athesia (inclusa la componente pubblicitaria) esercita un’influenza significativa sull’intero ecosistema territoriale”.
L’autorità dà conto anche del giro d’affari che ruota intorno all’informazione nella nostra regione: 73 milioni di euro all’anno, di cui quasi 55 milioni nei quotidiani, 10 milioni e mezzo nelle radio e oltre 6 milioni in internet. Gran parte di questa torta se la aggiudica Athesia: si tratta non solo del mercato dei clienti privati, ma anche della pubblicità di istituzioni come la Provincia, i suoi enti e le sue società controllate.
Chi controlla la pubblicità, ha una fortissima influenza sul circuito economico e informativo locale. Athesia va anche oltre la raccolta per i “suoi” media. Con l’agenzia “First Avenue” ha il monopolio della diffusissima pubblicità sulle pensiline degli autobus. Inoltre, con “L’Adige” ha acquisito anche l’agenzia “Media Alpi Pubblicità Srl”, che raccoglie la pubblicità locale per i Corrieri dell’Alto Adige e del Trentino. Due giornali concorrenti di Athesia, ma da lei dipendenti per la pubblicità.
Nella sua parte politica, il rapporto AGCOM avverte: “La dimensione informativa regionale riveste un’assoluta rilevanza per la formazione dell’opinione pubblica. L’emergere di posizioni di forza informativa, la scomparsa di voci indipendenti, la presenza di commistioni tra informazione e politica locale, rischiano di minacciare lo sviluppo democratico del nostro Paese”.
Ciò non significa che con l’acquisizione dei quotidiani italiani di Trento e Bolzano Athesia abbia imposto da un giorno all’altro il pensiero unico nell’informazione regionale. La linea ufficiale viene affidata come sempre al “giornale di famiglia”, il “Dolomiten”, che opera sul pubblico sudtirolese-tedesco ed è diretto dal 1995 da Toni, il fratello minore degli Ebner.
Al momento dell’acquisizione, alle testate italiane è stata solennemente promessa autonomia e le redazioni de “L’Adige”, “Alto Adige” e “Trentino” sono impegnate a tutelarla. Così, per tornare all’esempio dei grandi predatori, mentre il “Dolomiten” invoca l’impossibile obiettivo di un territorio “libero da orsi e lupi”, l’“Alto Adige” continua a pubblicare servizi a sostegno della loro tutela.
Del resto, gli Ebner sanno benissimo che se trasformassero l’“Alto Adige” nella traduzione italiana del “Dolomiten” perderebbero gran parte dei lettori. Sanno che ogni impresa deve differenziare i propri prodotti. Soprattutto se si tratta di giornali rivolti a pubblici differenti per lingua, cultura, storia, insediamento e tradizioni. Ormai anche Athesia ha messo al primo posto il fatturato e i bilanci devono quadrare prima e più che l’ideologia.
Inoltre, dopo l’indigestione di giornali, il gruppo si trova ancora nella fase della riorganizzazione, dello sviluppo (la riapertura di alcune redazioni decentrate), del risparmio (gli esuberi di giornalisti e tipografi a “L’Adige”) e del test sulle possibili sinergie. Solo col tempo si potranno vedere gli effetti sull’informazione (a parte la proliferazione di foto del Presidente della Camera di Commercio Michl Ebner sui quotidiani di recente acquisizione).
Senza tetto né legge
In termini di sistema, invece, le parole conclusive del rapporto AGCOM, secondo cui le eccessive concentrazioni editoriali private rischiano di minacciare lo sviluppo democratico, imporrebbero alla politica di occuparsene seriamente.
In Italia infatti non esiste più alcuna legge che ponga un limite alla concentrazione dell’informazione su scala regionale. L’ultima che lo faceva era la cosiddetta “Legge sull’editoria” n. 67 del 1987, che in un articolo individuava come “posizione dominante” non solo quella di chi controlla su scala nazionale più del 20% della stampa quotidiana, ma anche quella di chi “giunga a controllare società che editano un numero di testate superiore al 50 per cento nell’ambito di una stessa regione”.
Se questa norma fosse ancora in vigore, Athesia si troverebbe ad avere in regione una posizione dominante e sarebbe costretta a cedere una parte delle sue testate – di sua volontà o per vendita forzata dal tribunale. Uno scenario dell’orrore.
Ma pensa un po’ la fortuna – proprio quella norma contro i monopoli regionali fu abrogata nel 2004 dalla cosiddetta “Legge Gasparri”: era il secondo governo Berlusconi.
Scrive su questo l’AGCOM: “Le maggiori criticità riguardano l’ambito geografico regionale, in cui, dopo l’abrogazione del 2004, risultano assenti (o di fatto inefficaci) soglie anti-concentrative a tutela del pluralismo informativo locale”.
Nonostante questo, l’acquisizione uno dopo l’altro dei maggiori quotidiani regionali ha sollevato proteste. All’indomani dell’acquisto de “L’Adige”, nel luglio 2018, Riccardo Fraccaro, ministro trentino dei Cinque Stelle (e chi, sennò?), tuonò, minacciò e promise: “La concentrazione editoriale in Trentino Alto Adige è un vulnus! Il Governo interverrà al più presto per ripristinare il divieto di possedere più del 50% delle testate in ambito regionale”.
“Stop alle posizioni dominanti a livello regionale”, gli fece eco Vito Crimi, sempre Cinque Stelle, che come sottosegretario all’editoria promise di presentare al più presto la necessaria norma antitrust.
Non è stata l’unica dichiarazione che ha preoccupato casa Athesia. L’altra, sempre dal Movimento 5 Stelle, riguarda l’eliminazione dei contributi statali ai giornali, compresi quelli per la stampa delle minoranze, che per il “Dolomiten” ammontano a 1,6 milioni di euro all’anno (e per la concorrente “Tageszeitung” a 880 mila euro).
Per il sottosegretario Crimi la cancellazione dei contributi “ai giornaloni” è sempre stato un pallino, senza tanti distinguo per la stampa delle minoranze: “Un solo giornale in lingua slovena – esemplificava tempo fa Crimi sul “blog delle Stelle” – prende un contributo fisso di 1 milione. Via!”.
Forse era sfuggito a Crimi che la stessa “Padania”, quotidiano dell’allora alleato leghista di governo, aveva ricevuto ben 61 milioni nei suoi diciassette anni di vita, e che da quei soldi dipendeva la stessa sopravvivenza del quotidiano di Matteo Salvini. Anche per questo, nell’epoca del governo giallo-verde, di fatti se ne sono visti pochi, sia sul tema dei monopoli regionali, sia su quello – molto più problematico perché c’entra anche la Costituzione – dei finanziamenti ai giornali di minoranze linguistiche.
Comunque sia, casa Athesia ha seguito fin dall’inizio questa ridda di proclami con il dito sul pulsante dell’allarme rosso. Cercando intanto di mettere la casa editrice al riparo dalle incertezze. Se i Cinque Stelle erano la minaccia, l’altro partner di governo, la Lega, poteva diventare la garanzia contro pericolose incursioni.
Con la nomina nelle Commissioni dei Sei e dei Dodici la ministra Erika Stefani dimostrò quanta fiducia riponesse in Michl Ebner, facendone il punto di riferimento regionale della Lega di Matteo Salvini, che il Sudtirolo e soprattutto il Trentino governa, immersa in quell’“ecosistema territoriale” così influenzato dai media del gruppo. Lo stesso Ebner, di gradimento governativo-leghista, sfiorò l’elezione a presidente della Commissione dei Sei e poi, quando l’ipotesi cadde, lasciò benevolmente il posto al leghista Filippo Maturi, facendosi fotografare mentre si congratulava col deputato appena nominato presidente.
Nell’occasione, il direttore di Athesia si tolse anche qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di quegli esponenti della Svp che l’alleanza con la Lega sembrano sopportarla con riluttanza, sebbene ci governino ogni giorno insieme la Provincia e la Regione.
Per spiegare infatti perché Maturi fosse l’unico candidato rimasto in campo, e come la Svp avesse perso una storica occasione a non puntare invece sullo stesso Ebner, il direttore di Athesia inviò un comunicato scritto in terza persona al portale indipendente (e notoriamente anti-Athesia – notate la finezza) “Salto.bz”: “L’ex senatore Karl Zeller e il presidente Arno Kompatscher – scrisse Ebner – hanno dichiarato ufficiosamente nel partito che non volevano Michl Ebner presidente della Commissione dei Sei”. Una frattura più esplicita con il Landeshauptmann e il suo braccio destro non si era mai letta. Da allora è una continua guerriglia tra Palazzo Widmann e via del Vigneto, sede della casa editrice.
Da parte sua, gli uomini della Lega a più riprese mostravano di puntare sul gruppo editoriale dominante nella regione che da poco governavano, completando finalmente il dominio leghista del Nord Italia. E visto che i Leghisti non sono maestri nella continenza, si permettevano anche di dichiarare che il presidente della Provincia doveva invece limitarsi ad amministrare, ché loro di politica parlavano solo con l’Obmann Achammer, il beniamino del “Dolomiten”. Finché durava il governo “Conte Uno” – e sembrava destinato a durare a lungo – tutto filava liscio e soprattutto era chiaro che Matteo Salvini non avrebbe mai permesso che un qualsiasi pentastellato tagliasse le ali all’impero editoriale che considerava amico.
Ma si sa come vanno le cose in Italia. L’8 agosto 2019 Matteo Salvini ha fatto cadere all’improvviso il suo stesso governo, chiedendo elezioni anticipate e “pieni poteri”. Il “Capitano” però si è sopravvalutato, la Lega è finita all’opposizione mentre Movimento 5 Stelle e Pd hanno dato vita al governo “Conte Due”. Un bel ribaltone, questo dal giallo-verde al giallo-rosso. Che ha avuto l’effetto di far salire nella posizione chiave di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri proprio quel Riccardo Fraccaro che aveva definito “un vulnus” le acquisizioni del gruppo Athesia e promesso una legge antitrust regionale.
Improvvisamente il gruppo Ebner era finito “dalla parte sbagliata”? Così titolò il quotidiano “Tageszeitung” con malcelata “Schadenfreude” (che è “la gioia per le disgrazie altrui”).
Ma la “Tageszeitung” sottovalutava l’elasticità di casa Athesia. La quale, per bocca del suo avvocato, ai sensi della legge sulla stampa – e comunque annunciando querela – pretese il giorno dopo la pubblicazione sul giornale concorrente di una rettifica da incorniciare: “Tra Athesia e Lega – scriveva l’avvocato – non c’è mai stato alcun colloquio e nessun piano segreto. Le persone di riferimento in tema di contributo statale sono state esclusivamente il sottosegretario Vito Crimi e rappresentanti governativi dei Cinque Stelle”. Avete letto bene? Vito Crimi, quello dello “stop alle posizioni dominanti”! E i “Cinque Stelle” nominati per nome, come affidabili interlocutori! Se l’Italia aveva fatto la capriola, questo comunicato era una capriola al quadrato.
Nonostante lo shock del ribaltone, dunque, c’è da scommetterci: anche nell’era del “Conte Due”, passati i primi mesi del nuovo governo, ritroveremo casa Athesia immancabilmente “dalla parte giusta”.
....ottima analisi della
....ottima analisi della situazione mediatica ! Complimenti!
....ausgezeichnete Analyse
....ausgezeichnete Analyse zur Medienwelt In Südtirol!
E mentre l'analisi si ferma
E mentre l'analisi si ferma alla perspettiva tutta italiana, gli stessi imprenditori lungimiranti in modo più europeo già cavalcano l'euregio per mettersi in pole position anche nel Nordtirolo.
... senza parole...
... senza parole...
Tu dici che: “Le persone di
Tu dici che: “Le persone di riferimento in tema di contributo statale sono state esclusivamente il sottosegretario Vito Crimi e rappresentanti governativi dei Cinque Stelle”.
Vito Crimi era, nel momento al quale fai riferimento, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con la delega all'editoria. Come ben sai, in uno Stato di diritto come quello italiano, il ruolo del Sottosegretario è una figura istituzionale e pertanto, a legislazione vigente, i contributi all'editoria sono presenti nel nostro quadro normativo e pertanto andavano e vanno concessi. Questo però non modifica la posizione politica di Vito Crimi su quelle richieste. Attenzione collega, la tua critica riflette esclusivamente la tua interpretazione sbagliata delle parole apparse sul Tageszeitung e non ha nessun legame con la realtà dei fatti. Il MoVimento è assolutamente contrario alle concentrazioni editoriali, oggi più di ieri. Quando Ebner è stato nominato alla commissione dei 6 siamo stati gli unici a condannare pubblicamente questa scelta onde evitare il sommarsi di più "poteri", concedimi la parola, in capo alla stessa persona. La Democrazia, come sai, è il contemperamento delle esigenze delle parti e le decisioni per tutti sono poi figlie del dibattito democratico, la nostra idea è quella di evitare la concentrazione in capo ad un unico gruppo editoriale di quello che nel tempo è stato chiamato come "quarto potere".
In reply to Tu dici che: “Le persone di by Diego Nicolini
Diego, quelle parole tra
Diego, quelle parole tra virgolette che riporti sono la citazione della rettifica che Athesia ha fatto pubblicare sulla Tageszeitung. Le ho citate perché mi sembravano significative non di Crimi, ma di Athesia. Resta però il fatto che della piccola modifica alla legge sull'editoria, con la reintroduzione dei tetti alle concentrazioni su scala regionale, promessa da Fraccaro e Crimi, per adesso non si è visto nulla. Ma la legislatura durerà ancora per un po' e sono sicuro che prima che finisca i due proporranno finalmente in un disegno di legge la modifica alla legge sull'editoria che hanno annunciato.
Als Alternative zu den
Als Alternative zu den Athesia-Tageszeitungen gibt es neben der deutschsprachigen Tageszeitung eigentlich nur mehr den letzthin immer weniger beachteten 'Corriere dell'Alto Adige' als Beilage zum 'Corriere della sera' (weiß nicht, ob es im Trentino auch so einen 'Corriere del Trentino' gibt).
Inzwischen wird in Südtirol neben Online-Medien wie Salto die eine oder andere zweisprachige Publikation (Zebra) aufgelegt, vielleicht kommt es irgendwann auch zu einer mehrsprachigen Tageszeitung; evtl. als Überlebensmaßnahme für den angeschlagenen 'Corriere dell'Alto Adige'?
In reply to Als Alternative zu den by Matthias Wallnöfer
Complimenti! Tanto lavoro,
Complimenti! Tanto lavoro, tanta informazione per noi lettori