Uccise una prostituta, Kevin Montolli condannato a 14 anni

L’omicidio risale al 9 settembre 2012, in via Macello, ai Piani. Il pm aveva chiesto 16 anni per il ventenne meranese ma il giudice ha riconosciuto solo due delle tre aggravanti contestate. Disposto anche un risarcimento alla famiglia: i due figli della vittima dovranno ricevere 100.000 euro ciascuno.

La sentenza. A distanza di due anni dall’omicidio della prostituta bulgara Svetla Fileva, ieri, 9 maggio, è arrivata la sentenza per Kevin Montolli: 2 mesi per porto abusivo di armi (il coltello che aveva con sé al momento del delitto) e 14 anni per omicidio volontario. Una sentenza “mite”, “equilibrata” secondo l’avvocato difensore Flavio Moccia: il pm Axel Bisignano, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto per l’assassino, tuttora in carcere a Bolzano, una condanna a 16 anni reclusione, ma il giudice Silvia Monaco ha fatto cadere l’aggravante dei futili motivi, considerando equivalenti le aggravanti della minorata difesa e della crudeltà. L’avvocato Moccia ha annunciato appello, per ottenere un’ulteriore riduzione della pena per presunta semi infermità mentale che, tuttavia, non è stata riconosciuta nella sentenza di ieri mattina. L’assassino non era presente in aula al momento della lettura della sentenza- arrivata alla fine di un procedimento con rito abbreviato-. “Una sentenza di grande equilibrio-è stato il commento dell’avvocato Flavio Moccia- L’aggravante della crudeltà ci ha lasciati perplessi perché questa ha un presupposto che è la dimostrata malvagità da parte dell’imputato: dato che qui ci si basa solo sul numero dei colpi di coltello, su questo punto, sul piano strettamente giuridico, avremmo l’esclusione dell’aggravante. Comunque dovremo leggere le motivazioni”.

L’omicidio. Era il 9 settembre 2012 quando il panettiere meranese, allora poco più che 18enne, Kevin Montolli, colpì con 36 coltellate la prostituta bulgara Svetla Fileva dopo un rapporto mancato. Un “sorriso” sul volto della vittima – come lo stesso Montolli raccontò agli inquirenti qualche tempo dopo- pare il motivo che fece scattare in Montolli il raptus che lo portò ad estrarre il coltello che aveva con sé e a colpire la donna, uccidendola. Il giorno dopo, fu lo stesso omicida a recarsi dalle forze dell’Ordine dichiarando di essere un testimone del delitto: ma la sua versione presentava troppe contraddizioni e fu presto intuibile che l’assassino, in realtà, era proprio lui. Secondo le diverse perizie realizzate sull’omicida in questi due anni, Montolli sarebbe un soggetto socialmente pericoloso: anche per questo motivo, ieri mattina, l’avvocato Moccia aveva chiesto per lui il ricovero in una struttura di cura diversa dall’ambiente del carcere.

La parte civile. Il giudice Silvia Monaco ha disposto un risarcimento per la famiglia della vittima: complessivamente, Montolli dovrà dare loro 250.000 euro, di cui 100.000 euro ciascuno ai due figli della donna, minorenni, 10.000 euro ai due fratelli della vittima e 20.000 euro ai genitori. Una cifra, tuttavia, difficile da reperire per il giovane dato che per lui, la Chiesa ha raccolto tra i fedeli 7.000 euro per il pagamento delle spese di difesa per le consulenze psichiatriche.