“Vogliamo parlarne anche a scuola”
“Talvolta capita che la storia vada al di là dai manuali scolastici irrompendo nelle nostre vite; il conflitto in Ucraina ne è l’esempio”. A dirlo è Cesare Premi, insegnante di lettere di lungo corso al Liceo Cantore di Brunico, ben consapevole dell’importanza di affrontare tematiche attuali all’interno delle proprie classi, anche se questo significa accantonare il rigido programma didattico. Come si possono dunque informare i giovani, gli studenti, un’intera generazione nata e cresciuta decenni dopo la Guerra Fredda, la caduta del muro di Berlino, la dissoluzione dell’URSS? Come la scuola può – e deve – fare chiarezza su ciò che sta accadendo nel cuore d’Europa, comunicando con i bambini più piccoli come con i ragazzi più grandi?
Non è facile essere insegnanti, come non lo è essere giovani studenti pretenziosi di una scuola che guardi all’attualità. È in queste circostanze che abbiamo approfondito come la guerra in Ucraina sia entrata anche nelle aule scolastiche altoatesine.
Da Mosca a Brunico, Dragosei incontra gli studenti
Tra le iniziative focalizzate sull’attuale situazione ucraina degne di menzione troviamo sicuramente l’incontro degli studenti del Liceo Cantore di Brunico con il giornalista Fabrizio Dagosei, inviato a Mosca del Corriere della Sera. La conferenza, tenutasi in presenza mercoledì 9 marzo nell’Auditorium della scuola, è stata voluta dal prof. Premi spiegando che “Dopo lo scoppio della guerra, abbiamo subito percepito la necessità di organizzare qualcosa a beneficio degli studenti. Grazie ad un nostro ex alunno siamo entrati in contatto con Dragosei, un profilo ottimale per sensibilizzare i nostri studenti”.
Spesso si è spinti a schierarsi. Dragosei, invece, è riuscito a spiegare queste tematiche nel modo più oggettivo possibile, evitando preconcetti filo-russi o filo-americani
Il giornalista che, tra gli altri, ha intervistato Gorbačëv e Putin, ha fatto luce sul processo di transizione tra l’URSS e l’attuale assetto geopolitico, la formazione degli oligarchi russi e l’attuale situazione in Ucraina. “Spesso si è spinti a schierarsi. Dragosei, invece, è riuscito a spiegare queste tematiche nel modo più oggettivo possibile, evitando preconcetti filo-russi o filo-americani. A volte – dice Premi– capita che la storia vada al di là dai manuali scolastici irrompendo nelle nostre vite. Non tutta la cronaca farà parte dei libri di storia, ma questo evento crediamo di sì e sembrava giusto approfondirlo. D’altra parte, comprendo le esigenze di altri docenti che, presi dalle tempistiche strette, si concentrano esclusivamente su un programma da svolgere, ma credo che in questi casi sia doveroso uno sguardo sul presente”.
Gli studenti non stanno fermi a guardare
Quando le iniziative di approfondimento e formazioni si fanno latenti, talvolta sono proprio gli studenti e le studentesse a reclamarle a gran voce. Tra loro anche Valentina Cagol, rappresentante degli studenti alle scuole Lévinas di Bolzano, che spiega: “Ad oggi, quando in classe si parla della situazione in Ucraina, non si fa informazione e si affronta l’argomento in modo poco approfondito. Probabilmente gli stessi insegnanti temono di fornirci notizie sbagliate o di schierarsi esprimendo delle opinioni personali”.
La scuola dovrebbe essere un luogo dove discutere anche di attualità
Che i social siano per i più giovani un mezzo per documentarsi, è chiaro, ma per Valentina non basta: “La scuola dovrebbe essere un luogo dove discutere anche di attualità. Si potrebbero riservare delle ore per l’informazione, declinando gli argomenti nelle diverse materie; magari otterremmo risposte a quello che più ci spaventa. Alla scuola richiedo progetti informativi ed educativi e, perché no, magari di prendere parte a qualche progetto a scopo umanitario”.
Progetti di solidarietà a cui, invece, hanno scelto di aderire gli studenti e le studentesse del Liceo Scientifico Torricelli di Bolzano. “È stata un’idea nata quasi per caso. Abbiamo accolto l’invito della Associazione Soniashnyck, che funge da collegamento tra il comune di Bolzano e l’Ucraina, a raccogliere cibo, beni di prima necessità e accessori per l’igiene” racconta lo studente Leonardo Vianello, rappresentante del Liceo. “Durante il pomeriggio di ieri, venerdì 11 marzo, abbiamo impacchettato tutto il materiale donato. Non mi aspettavo una risposta di questo genere, tantissime cose e innumerevoli persone. Temevamo una situazione ingestibile ma, in un brevissimo lasso di tempo, siamo riusciti a sistemare tutti i pacchi, ben 45” ha concluso.
Un flashmob per sensibilizzare i più piccoli
Guerra, bombe, militari. Sono parole che i bambini stanno sentendo sempre più spesso. Ma come si può spiegare agli alunni delle scuole elementari la nascita del conflitto in Ucraina? Lo abbiamo domandato a Walter Polla, Dirigente Scolastico delle San Filippo Neri di Bolzano dove, ieri, si è tenuto un piccolo flashmob a favore della pace. “Quello di ieri è stato il finale di un percorso sulla tematica della guerra. Siamo dell’idea – afferma il Preside – che sia un argomento da non evitare; con gli alunni va lasciato aperto un canale della discussione ponendo l’attenzione sulla pace e su chi opera a favore di quest’ultima”.
E sulla complessità dell’argomento affrontato, Polla sottolinea: “I bambini conoscono il conflitto, sanno cos’è un litigio e sanno cosa significa appropriarsi di una cosa altrui. In modo molto semplice si possono fare analogie simboliche tra l’attuale situazione e una disputa causata dall’incapacità di mettersi d’accordo. Certo bisogna articolare differentemente il discorso a seconda dell’età, ma parlare di questo tema con i nostri alunni è fondamentale. Inoltre, evidenziamo spesso che La guerra non è un videogioco, ma una cosa reale e seria. È importante che non ci sia confusione tra le due cose”.