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Office acquistato, ma non istallato?

Dopo un anno l'installazione non è stata completata. E la stampa nazionale indica la Provincia di Bolzano quale esempio negativo di ‘dipendenza da software proprietario'.
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Foto: web

Il dibattito sull’uso o meno del software libero nella pubblica amministrazione altoatesina, che giusto un anno fa si era infiammato a più riprese su Salto, in questi giorni ha goduto addirittura di una ribalta nazionale attraverso alcuni articoli apparsi sul giornale Il Fatto Quotidiano

Domenica scorsa 9 aprile infatti è stata pubblicata la prima parte di un’inchiesta realizzata dal network Investigate Europe, che riunisce nove giornalisti di otto paesi ed altrettante testate. Scopo dell’inchiesta era ed è la denuncia dei presunti ‘sprechi digitali’ perpetrati attraverso il monopolio di Microsoft sui computer delle pubbliche amministrazioni continentali, di fatto in ostaggio della multinazionale fondata da Bill Gates

L’articolo sui quotidiano nazionale diretto da Marco Travaglio inizia ricordando come Microsoft continui a perdere terreno in diversi campi (smartphone, supercomputer, elettrodomestici ed auto iperdigitali), ma resti fatto a tutt’oggi monopolista nei desktop della pubblica amministrazione, totalizzando in questo settore il 30% dei ricavi di IT in tutta Europa
Il Fatto non usa eufemismi, sentenziando senza mezzi termini che i pc degli uffici pubblici europei sono di fatto incatenati ai programmi Microsoft, sulla scia di un meccanismo che gli esperti oggi chiamano 'vendor lock-in’. Ovvero: legati a un solo venditore. 
Quella dal software monopolista è una situazione che si sarebbe addirittura accentuata negli ultimi 10 anni, precipitando le amministrazioni pubbliche in una condizione di vera e propria ‘dipendenza’ dal dai sistemi e dal livello di sicurezza decisi unilateralmente da Microsoft in un regime in cui di fatto manca la concorrenza

I giornalisti che hanno realizzato l’inchiesta sulla persistenza del monopolio Microsoft puntano il dito sulla ‘sovranità limitata’ in cui sono di fatto relegati i paesi legati a filo doppio con i sistemi operativi, la suite da ufficio e il cloud di Bill Gates.  E sì che - scrive Il Fatto - la commissione europea conosce bene il problema causato da questa ‘dipendenza’, visto che nel 2013 ha fato realizzare un apposito rapporto in cui si chiede esplicitamente una nuova politica volta a trovare una via d’uscita dalla ‘necessità’ di affidarsi a software proprietari
Le istituzioni europee sono addirittura riuscite a quantificare il costo annuo della ‘non concorrenza’ software nel settore pubblica, quantificandolo in 1,1 miliardi di euro
E sì che Google, Facebook, controllo traffico aereo europeo, uffici fiscali di mezza Europa, persino Skype che è di Microsoft funzionano con Linux”, scrivono i giornalisti di Investigate Europe ricordando che - paradossalmente - persino la Difesa Italiana è passata all’Open Source. Raggiungendo ottimi risultati e facendo risparmiare alle casse dello stato quasi 30 milioni di euro

L’articolo de Il Fatto ricorda anche un aspetto, noto a tutti e confermato anche da studi specifici. E cioè che solo il 15% degli utenti usa appieno Office, mentre gli altri utenti dei computer delle pubbliche amministrazioni usano in pratica il desktop solo come una macchina per scrivere. Da qui la domanda sorge spontanea: perché allora pagare per tutte quelle licenze?

Se ricordate, prima avevamo detto che il caso della Provincia di Bolzano aveva avuto la sua ribalta nazionale. 
Ebbene: l’Alto Adige è stato citato nell’articolo de Il Fatto di domenica scorsa come una sorta di ‘esempio negativo paradigmatico’. Riferendo nello specifico che in Provincia di Bolzano “per 4 anni un’equipe di 4 funzionari ha lavorato a tempo pieno per la migrazione verso LibreOffice che avrebbe comportato il risparmio di 500mila euro in licenze nel primo anno e 1 milione nel secondo secondo”. Questo prima che nel 2014 con il rinnovo della giunta avvenisse il contestato cambio di rotta di 180 gradi, con la conseguente “contestata delibera del 2016 che ha portato ad un appalto Consip per 5,2 milioni + IVA con lo scopo di spostare tutto sul cloud Microsoft gestito con Office 365”. 
Il Fatto nel suo articolo di domenica - a cui ha fatto una seconda pagina sul tema l’11 aprile ma questa volta senza riferimenti al ‘caso’ altoatesino - cita anche la consulenza affidata lo scorso anno prima della delibera e dell’appalto alla società Alpin di Bolzano. Mettendo in dubbio la terzietà della società (“la Alpin, che sul suo sito fa promozione di prodotti Microsoft, in sei giorni e al prezzo di 12mila euro ha concluso che per la Provincia di Bolzano è meglio restare con Microsoft”). 
Il riferimento all’Alto Adige da parte dell’inchiesta di Investigate Europe si conclude citando lo stesso responsabile IT ella Provincia Kurt Pöhl che nella delibera ammette come “la banda non sia pronta a sopportare una tale migrazione verso il cloud” e dicendo che di fatto “da maggio 2016 la Provincia versa 150mila euro al mese nelle casse della Microsoft per un programma non ancora installato”. 

Tutte falsità? 
Non proprio, perché di per sé - da informazioni in possesso di salto.bz - in effetti il pacchetto di software acquistato all’inizio della scorsa estate dalla Provincia in effetti non risulterebbe ancora completamente installato
Alcune fonti ritengono che addirittura una buona parte dei client di Office 365 non sarebbero ancora stati installati nel computer degli impiegati provinciali e di quelli attivi nel settore della sanità. E che dunque di fatto finora per ben un terzo del periodo di tre anni di durata nuove licenze, le stesse di fatto risulterebbero inutili per mancato utilizzo. 
La stessa voce è giunta anche ai Verdi e nello specifico alla consigliera provinciale Brigitte Foppa che lo scorso 31 maggio 2016 aveva presentato una dettagliata interrogazione in Consiglio Provinciale, chiedendo lumi in merito alla scelta di abbandonare l’Open Source e chiedendo il ‘conto della spesa’ relativo ai 5 milioni e rotti spesi invece per il software proprietario Microsoft. 
Abbiamo dovuto sudare 7 camicie per ottenere la risposta dell’assessora competente Waltraud Deeg e quindi appunto il dettaglio delle spese effettuate; da parte nostra resta un grande disappunto per una scelta onerosa per le casse della Provincia e che pregiudica la spinta all’innovazione”, conferma Foppa da noi raggiunta. 

Ma come sono andate veramente le cose per quanto riguarda le licenze e l’installazione dei nuovi Office sui computer della Provincia? 
Di fatto il roll out (ovvero la parte di training di un nuovo sistema informatico prima della sua definitiva messa in esercizio) non è stato completato, anche perché riguarda ben 6mila utenti. In merito poi alla quantificazione della percentuale di software già installati ed operativi c’è chi dice che sarebbe molto bassa, chi la quantifica in un 50% e chi invece - come il direttore della Ripartizione 9 della Provincia Kurt Pöhl che sovrintende all’intera operazione - la considera invece “a buon punto”. Forse proprio l’imminente nuova interrogazione dei Verdi contribuirà a far luce in questo senso. 
Altra cosa naturalmente è la questione delle licenze. L’anno scorso la vera emergenza, dal punto di vista della Provincia, era legata all’imminente scadenza (maggio 2016) delle precedenti licenze Microsoft. E quindi di fatto la situazione attuale dopo l’acquisto delle nuove licenze Office 365 Pro Plus mette in sicurezza gli uffici provinciali che, se non hanno ancora migrato nel cloud con Office 365 possono comunque operare con la precedente versione di Office in locale. 
La lentezza della migrazione al nuovo sistema è legata - ricordano ancora gli uffici provinciali - al fatto che in questa fase devono essere sostituiti circa 300 applicativi finora in usa alla Provincia, un’operazione che di certo non è realizzabile nel giro di qualche mese. 

Resta naturalmente l’amarezza da parte del mondo dei sostenitori dell’Open Source, che si estende in parte anche all’interno della stessa amministrazione provinciale. Un ambiente composito che si chiede in sostanza se la Ripartizione 9 e la Siag saranno in grado di completare la migrazione entro la primavera del 2019 quando scadranno le licenze triennali acquistate dall’amministrazione provinciale
Il direttore di Ripartizione Kurt Pöhl, da noi contattato, si dice convinto che "l’attivazione di tutte le installazioni i servizi connessi possa essere completata entro quest’estate".