Anthony Salinitri #71, assist e gol
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Questa sera (20 dicembre), con inizio alle 19.45, l’Hockey Club Bolzano sarà chiamato al severissimo impegno casalingo contro i Black Wings di Linz. La squadra dell’Alta Austria è in imperiosa crescita e ha serie positiva attiva di cinque partite e 13 vittorie nelle ultime 14, oltre ad essere reduce dalla recente vittoria in casa su Salisburgo. Partita, quella di questa sera, di grande importanza per iniziare a comprendere veramente i valori in campo quest’anno. Inizia così un periodo infuocato che vedrà i Foxes sul ghiaccio praticamente ogni tre giorni nel prossimo mese e che porterà al rush finale verso i playoff.
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Dopo la complicata vittoria ai rigori a Feldkirch contro i Pioneers Voralberg, i Foxes sono rientrati alla base mercoledì a notte inoltrata. La convocazione di Hanlon per una breve seduta di defaticamento era per le 11 dell’indomani mattina sul ghiaccio del Palaonda. Eravamo presenti e abbiamo assistito all’allenamento, al termine del quale abbiamo incontrato Anthony Salinitri, una delle note più liete di questa prima parte di stagione dei Foxes.
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Attaccante ventiseienne proveniente da Windsor in Ontario, Salinitri è naturalizzato italiano da qualche anno in virtù delle sue origini, evidenti anche nel cognome.
E’ arrivato a Bolzano durante l’estate scorsa, proveniente dagli svedesi dello Stavanger Oilers, ha trascorsi oltre che nelle leghe minori e giovanili canadesi, anche nel Graz e nell’Asiago. Ad oggi è il primo dei biancorossi per assist (12) e terzo per punti (21).SALTO: Partirei dalla situazione in campionato. Siamo a metà stagione, che primo bilancio si può fare?
Anthony Salinitri: Penso che, nel complesso, fino ad ora, sia andata bene. Siamo nella zona alta della classifica a un punto dal Fehervar, in testa, ma con due partite in meno. Siamo dove dobbiamo essere. Ma parliamoci chiaro, per struttura e sistema di gioco non abbiamo fatto vedere ancora il nostro miglior hockey. Ci sono stati aspetti positivi in questa prima metà di stagione. Dobbiamo basarci su quelli per migliorare e lavorare e costruirci sopra la seconda metà del campionato.
Quindi possiamo essere ottimisti per l'obiettivo stagionale?
Sì, dobbiamo. In tutta franchezza, il nostro obiettivo è vincere la lega. Lo sappiamo noi e lo sanno i tifosi. Siamo la squadra migliore del campionato, giocheremo nel modo giusto e faremo tutto il necessario per arrivare al successo. È un processo che ci deve fare migliorare ogni giorno.
La partita con i Piooners è stata una partita dura e complicata. Avete vinto in rimonta anche grazie ai suoi due assist.
Sì, come sempre, la prima partita dopo una pausa di 10 giorni, per la Nazionale in questo caso, è sempre difficile. Lo sapevamo. A Feldkirch negli anni passati i Foxes hanno fatto sempre fatica, ma quest’anno, fino adesso, abbiamo portato a casa 5 punti su 6. Ci sta. È stata una partita difficile, con una partenza complicata. Credo però che dopo essere stati in svantaggio all’inizio, abbiamo fatto un ottimo lavoro con una buona rimonta. Ciò che ci serviva. Concluso bene con la vittoria ai rigori.
Anche ieri avete dato l’impressione di un gruppo molto unito. L’umore in spogliatoio?
Nello spogliatoio è tutto chiaro tra di noi. All'inizio dell'anno ci siamo prefissati degli obiettivi. Oggi siamo in linea con quelli. Ma il lavoro è ancora lungo e, come ho detto, c’è solo un modo per andare avanti. Dobbiamo continuare a migliorare ogni giorno. Sta a noi.
Finora abbiamo assistito a ottime vittorie ma anche a sconfitte pesanti. In particolare le due sconfitte con il Salisburgo preoccupano i tifosi. Il Bolzano è ancora in grado di battere i Red Bulls?
Sì, abbiamo fiducia. Quelle partite sono state una buona lezione per noi. Lo sanno tutti, Salzburg ha vinto la lega gli ultimi tre anni. Hanno la ricetta per il successo. Ma sono convinto che ce la abbiamo anche noi, qui a Bolzano: con i ragazzi che abbiamo, con questo staff tecnico abbiamo i numeri e soprattutto il sistema di gioco giusto. Va solo eseguito bene per vincere. Le partite top da qui alla fine saranno partite tecniche e fisiche assieme. Lo sappiamo e ce lo aspettiamo. Ma siamo in grado di vincere con chiunque. Ne siamo certi.
Abbiamo visto squadre molto diverse rispetto agli anni passati. Molte squadre sono migliorate. Quali sono più temibili, a suo parere?
Non credo che la testa della classifica attuale sia rappresentazione precisa dei valori, ma certamente il gruppo di testa è quello che si vede. Partendo dal fatto che sono convinto che siamo i migliori della lega, il livello è certamente alto ed equilibrato. Oggi direi che insieme a noi ci sono Salzburg e Fehervar, ma ci aggiungerei anche alcune altre squadre, a partire proprio dal Linz.
La linea Helewka, Salinitri e Bradley è forse la più stabilizzata e certamente la più prolifica. Anche ieri assieme avete ottenuto 5 punti. Ci parli del vostro gioco.
Penso che più giochiamo insieme e più si crea la chimica giusta. Ognuno mette sul ghiaccio tutto a partire dalle proprie qualità caratteristiche. Io sono un tiratore e quindi il mio compito è principalmente quello. Halewka e Bradley sono più playmakers e marcatori nello slot. Credo che insieme possiamo sfruttare in velocità capacità e qualità degli altri. Questo credo si stia vedendo e in quella direzione dobbiamo andare.
Lei è nato in Canada, a Windsor. Ci parli un po' di lei e della sua infanzia.
Sono nato e cresciuto in Canada, da genitori entrambi italiani. Per questo ho il passaporto italiano. L'hockey è sempre stato molto speciale per me, sono cresciuto giocando ogni santo giorno. Il mio obiettivo nella vita è sempre stato l’hockey. Oggi sono fortunato ad avere l'opportunità di giocare a livello professionistico. È così.
La sua carriera Oltreoceano? Lei è stato draftato dalla franchigia dei Philadelphia Flyers giusto?
Sì, sono stato chiamato dal sistema dei Flyers a 18 anni. Ho giocato 5 anni nella Ontario Hockey League. L’hockey è stato centrale nella mia vita fin da ragazzino. In questo non posso che ringraziare i miei genitori e mio fratello maggiore per gli sforzi e i sacrifici. È grazie a loro che oggi posso essere qui. In Canada l’hockey è veramente uno stile di vita e coinvolge tutto: casa, scuola, famiglia eccetera.
Windsor è nella regione di Toronto ma praticamente attaccata a Detroit. Quindi Maple Leafs o Red Wings?
No! Nessuno dei due. Sono cresciuto in un ambiente di tifosi dei Montreal Canadiens. Ho sempre indossato il rosso, il bianco e il blu!
Da qualche anno è cittadino italiano. Dove sono le vostre radici italiane?
La famiglia di mio padre è calabrese. Da parte di mia madre ho origini in Abruzzo e nella zona di Treviso.
Furono i suoi nonni ad emigrare in Canada, quindi?
Si. I miei nonni sia paterni che materni emigrarono in Canada. La maggior parte dei fratelli di mio padre è nata in Italia, lui è nato in Canada dopo il trasferimento.
Una domanda che facciamo sempre è sul numero di maglia. Qui a Bolzano ha il 71, ma abbiamo visto che in passato ha avuto anche il 10 e il 63. Come sceglie il numero?
Sì, il 10 è sempre stato il mio numero. Ho scelto il 10, da bambino, per via di Guy Lafleur, il giocatore di hockey preferito di mio padre, grande ala dei Canadiens degli anni ’70. Il 71 l'ho scelto perché è la data del compleanno di mio fratello, il 7 gennaio. Il 63 è l'anno di nascita di mia madre.
Un paio di domande sulla nazionale italiana del nuovo allenatore finlandese Jukka Jalonen. L'obiettivo è quello di non sfigurare alle Olimpiadi di Milano Cortina. Come sono andati questi giorni di ritiro?
Ogni volta che si indossa la maglia dell'Italia e si rappresenta il Paese è un’occasione speciale. È stata la mia prima esperienza sotto la guida del nuovo allenatore. E’ stato interessante e anche divertente. Abbiamo ottenuto il risultato che volevamo solo nella seconda partita, purtroppo. Ma la cosa importante adesso per me è continuare a sviluppare e migliorare il mio gioco e se avrò l'opportunità di rappresentare di nuovo l'Italia ai Campionati del Mondo sarà davvero speciale.
La questione è se il sistema di gioco scandinavo è efficace per una squadra di scuola comunque nordamericana come lo è la Nazionale italiana. Cosa ne pensa dopo questi giorni?
Il nuovo coach negli anni ha allenato squadre diverse che hanno sempre centrato ottimi risultati ai Campionati Mondiali. Partiamo da questo: credo abbia la ricetta per il successo. Ovviamente il nostro compito è quello di adattarci al meglio ai cambiamenti al sistema di gioco che sta apportando. È il nostro lavoro. Poi, nei primi due tornei abbiamo avuto successo sotto la sua guida. Siamo solo all’inizio, qualità e capacità della persona sono certe. Possiamo solo imparare. Ovviamente la squadra non sarà come quella dei Mondiali dell'anno scorso, ma credo che abbiamo abbastanza uomini all'interno del programma della nazionale per avere successo.
È vero che il sistema è un po' diverso. È chiaro che il coach si aspetta da noi velocità e agonismo e in questo, credo, che tra la squadra dell'anno scorso e quella di quest'anno ci sia una certa somiglianza. I numeri e la grinta ci sono. Poi i sistemi di gioco possono essere un po' diversi, ma in fin dei conti il coach Jalonen sa cosa sta facendo e noi dobbiamo mettere il meglio sul ghiaccio.Grazie Anthony. Appuntamento al Palaonda.
Si. Saluti a tutti e buon Natale.