Manifesto STF, chiesta l’archiviazione
La Procura della Repubblica di Bolzano ha presentato richiesta di archiviazione nei confronti degli esponenti del partito della destra “tedesca” Südtiroler Freiheit, Eva Klotz, Sven Knoll, Werner Thaler e Stefan Zelger, sul caso dei manifesti provocatori apparsi nel 2019 alle fermate degli autobus e di fronte all’ospedale del capoluogo altoatesino con la foto dei piedi di un cadavere steso sul tavolo di un obitorio. All’alluce sinistro un cartellino con la scritta: “Il medico non sapeva il tedesco”. Indagati erano anche i responsabili delle società che avevano elaborato graficamente e pubblicato i poster.
A giugno 2020 la Procura aveva archiviato gli esposti presentati a suo tempo contro STF, responsabile dell’iniziativa propagandistica nell’ambito della campagna politica “Deutsche Sprache im Krankenhaus”. Ancora aperta era però la questione della querela per diffamazione presentata dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri dell’Alto Adige.
Alla base della richiesta di archiviazione, si legge nella nota odierna della Procura, vi è il necessario bilanciamento tra diritti costituzionali, quello alla libera manifestazione del pensiero (art. 21 Cost. e art. 10 della CEDU) e il principio di pari dignità di tutti i cittadini (art.3 Cost.). All’esito degli interrogatori resi dagli indagati e della memoria difensiva si deve evidenziare come nel caso concreto l’elaborazione grafica del manifesto si ponga al limite della continenza espressiva il cui rispetto è richiesto dalla giurisprudenza di legittimità per una corretta esposizione dei fatti.
D’altro lato il 4 novembre 2019, nell’immediatezza della divulgazione del manifesto - recita ancora la nota - gli indagati nel corso di una conferenza stampa hanno dichiarato di aver ideato la campagna politica “Hier stirbt das Recht auf Gebrauch der deutschen Muttersprache” per segnalare il problema del mancato rispetto del bilinguismo nel sistema sanitario sudtirolese e di aver scelto appositamente un’immagine forte per sottolineare come negli ospedali altoatesini, a causa della carenza cronica dei medici e ai rimedi scelti per farvi fronte, verrebbe negato ai sudtirolesi il diritto di utilizzare la propria madrelingua.
Essi hanno più volte affermato che in alcun modo il manifesto e la campagna politica volessero mettere in dubbio le capacità professionali dei medici, come evidenziato anche nel comunicato stampa pubblicato il 4 novembre 2019, nonché in occasione degli interrogatori ed infine nella lettera trasmessa all’Ordine dei Medici in data 3 marzo 2021. Dovendosi, pertanto, operare una doverosa contestualizzazione della condotta, la Procura della Repubblica ha ritenuto che il manifesto raffigurante l’immagine macabra ed ingiustamente allarmistica (non risultano infatti casi di decesso riconducibili ad una mancata conoscenza della lingua parlata dal paziente), seppur di dubbio gusto e inopportuno, non fosse diretto a veicolare un messaggio offensivo della reputazione dei medici, bensì a rappresentare graficamente in senso metaforico la morte del diritto all’uso della madrelingua (come esplicitato sul cartellino apposto sull'alluce del cadavere, immagine già utilizzata in precedenza anche dall'Ordine dei Medici di Vienna) nell’ambito di una campagna politica fortemente provocatoria e finalizzata a suscitare un dibattito politico.
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