Ambiente | Trasporto pubblico

Sasa e bus, la realtà dei fatti

Dalla relazione in consiglio comunale a Bolzano la conferma: troppe dichiarazioni pro elettrico in passato ma la transizione energetica nel tpl locale sarà molto lenta.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Pagina di copertina delle slides presentate al Consiglio Comunale bolzanino
Foto: Sasa
  • Il consueto appuntamento annuale dei vertici Sasa in consiglio comunale si è tenuto il 21 maggio con una seduta ad hoc. Faticoso comunque da seguire per i tanti dati forniti e quindi l’analisi non potrà essere breve. Nel frattempo è uscito un comunicato di Sasa sull’approvazione del bilancio.

    Mi limiterò all’aspetto della flotta e della tipologia di trazione. Dalla relazione si evince che la flotta di Sasa conta 372 bus (180 bus per il servizio urbano), dieci in meno (di cui otto extraurbani) rispetto a fine 2022 eliminati per aver superato la “vita utile massima”, di cui 13 elettrici a batteria, 12 elettrici ad idrogeno e 78 “mild-hybrid” a gasolio, tutto il resto gasolio “puro” senza spintina elettrica.

    Nuovi bus in arrivo solo nel 2025, disattese le previsioni del 2022 e 2023 
    Bus con oltre 900mila km in circolazione in attesa di quelli nuovi

    Dal direttore generale Rossi De Mio si apprende che sono in arrivo 9 bus 18 m batteria-idrogeno (il direttore generale ho fornito una descrizione del funzionamento piuttosto originale: “… cioè quando non arriva più la batteria, la fuel cell scarica idrogeno nel motore quindi aumenta sostanzialmente l'autonomia…”), 2 batteria e 5 a idrogeno che, nonostante le promesse dei costruttori di fornirli entro fine 2024, secondo Sasa arriveranno invece solo nel 2025.

    Nuovi bus che sono stati annunciati così tante volte che sembra che ne dovessero arrivare ben di più. Comunque i numeri indicati nel 2022 (conferenza stampa PNRR) e nel 2023 (presentazione piano provinciale della mobilità sostenibile), come avevo già evidenziato, sono ora ufficialmente disattesi. Nel frattempo, ad esempio, i bus “ex Svizzera” comprati nel 2017 sono ormai sopra i 900mila km e potrebbero raggiungere a questo punto il milione di km.

    52 nuovi bus nel 2025: si “spera” in risorse aggiuntive, di fatto via libera di nuovo ai diesel-ibridi che rimarranno in strada fino al 2037
    I dubbi di alcuni consiglieri comunali

    Sul tema di cosa arriverà oltre ai citati sedici, questione sollevata anche dal consigliere Cologna, che ha citato i 52 indicati nel Piano Economico Finanziario del 2023 e di cui è previsto l’acquisto nel 2025, e dal consigliere Berger (“mi sembra di aver capito che non verranno più acquistati bus diesel”, a dimostrazione che qualche dubbio esiste)`, oltre che dal consigliere Benedikter (“ma Sasa ha preso una decisione di fondo di favorire l’idrogeno rispetto all’elettrico?”), la presidente di Sasa, Kofler, ha risposto indirettamente che la “strategia vincente”, peraltro benedetta dal CdA di Sasa, è un “mix energetico”, che “vanno bene sia elettrici che a idrogeno” ma che deve essere valutata la “sostenibilità economica-finanziaria per una transizione graduale” e per l’idrogeno “c’è molto da fare”. Sasa è rappresentante della provincia di Bolzano in Asstra, “viene presa come esempio” ed “invitata a convegni a Milano e Roma”.

    Il direttore generale ha poi riferito che i mezzi elettrici “sono pochi perché bisogna adeguare le infrastrutture necessarie con un processo passo dopo passo”. I precedenti vertici di Sasa non ne erano al corrente?

    Le linee metrobus finora non realizzate 

    Interessante poi il quesito del consigliere Cologna sui metrobus “post-tram”, in particolare sulla frequenza ogni quattro minuti di quelli che erano previsti da e per Laives (leggasi qui e qui, giusto come rinfrescata su prospettive cadute nell’oblio). La risposta non c’è stata e quanto prospettato post-referendum è rimasto sulla carta e riposa da tempo in qualche cassetto.

    Elettrico a batteria o a idrogeno? Le “influenze” degli anni passati hanno vincolato Sasa sull’H2

    Sull’idrogeno, si capisce che le “influenze” degli ultimi tre lustri, in particolare sul lobbying fatto dal “papa dell’idrogeno”, hanno “influito” non poco. Ma tutto va avanti solo con fondi supplementari, come ho avevo evidenziato più volte. Il “coinvolgimento” di Sasa per la “Hydrogen Valley” prevede un impianto di produzione di idrogeno presso Ecocenter finanziato da fondi PNRR “su un terreno di Seab e Provincia” con un impianto da 4 MW, “di cui due dalla rete” (certamente “green” con annessi certificati, come avviene presso la centrale H2 a Bz Sud) “e due dall’impianto fotovoltaico”. Un altro progetto prevede l’adeguamento del punto di rifornimento H2 al deposito per poter erogare “a 700 bar rispetto ai 350 bar attuali per altri mezzi”, camion (?) e auto… auguri, ed i lavori sono in corso.

    Nuovo deposito bus Sasa in “stand-by”

    Infine il d.g. ha riferito del futuro rifacimento, con fondi provinciali per ben 19 milioni di Euro, del deposito Sasa sia perché va adeguato per futuri mezzi a propulsioni alternative sia perché l’officina è ormai obsoleta. Iniziativa che per ora è in “stand-by”, anche per capire come gestire la flotta nel corso dei lavori, in quanto ora prevalgono i lavori finanziati con fondi PNRR. Ulteriore progetto la stazione di rifornimento H2 presso il deposito di Merano. Aggiungo, dopo che è stata smantellata quella di rifornimento di metano, ma ben si sa che il CNG/bioCNG era ed è visto come il “diavolo” per i bus del tpl in Provincia, forse reso antipatico dai vari interventi sul tema in passato proprio del sottoscritto, peccato che già oggi con quei bus la flotta sarebbe in parte decarbonizzata ma si preferisce tacere su questo. Chiedere a Trentino Trasporti per conferma.

    Audizione e conclusioni: troppi annunci nel passato e transizione energetica a tempo di lumaca
    Il cortocircuito della “governance” di una società in-house

    Alcuni aspetti:

    • l’era dei bus diesel non è finita e, senza ulteriori finanziamenti da fonti esterne, i bus diesel (seppur “ibridizzati leggermente”) costituiranno il prossimo (ultimo prima del 2030?) grosso acquisto di Sasa nel 2025 prima della scadenza del contratto di servizio nel 2029. Staremo a vedere se anche questa volta si farà una gara “chiusa”, quindi predeterminando di fatto chi la vincerà. Attenzione: tutto legittimo perché gare così ce ne sono state e ce ne sono tuttora. Basta indicare delle peculiarità tecniche che escludono di fatto altri concorrenti. Sul senso di gare d’appalto fatte così le perplessità non sono poche. Quando nel 2018/19 fu fatto il rinnovo massivo di quella che era la flotta “museale” di Sasa, calcolai che si spesero circa 3 milioni di Euro in più rispetto ad altri concorrenti (cosa già evidenziata in altri interventi) con altre tipologie di trazione.
    • ci sono “lavori in corso” per l’idrogeno ma i bus sono pochini e pure il progetto di retrofittare un centinaio di bus extraurbani da gasolio a idrogeno con nuovi motori termici pare essere stato accantonato visto quanto mi ha comunicato di recente, dopo un’attesa di “soli” sei mesi, la ripartizione mobilità della Provincia (“non sono previsti autobus retrofittati”).
    • si può ben affermare ormai a ragion veduta che i non pochi annunci del passato da parte dei precedenti vertici di Sasa, anche recenti, siano stati iper-ottimisti (es. qui e nel 2020, anche in consiglio comunale a Bolzano). La ristrutturazione del deposito, che chissà quando avverrà, lascia presagire che la “transizione energetica”, di cui tanto si parla, è, di fatto, rimandata al nuovo contratto di servizio 2029-2039.
    • si apprende dalla presidente che il CdA di Sasa si è riunito 46 volte nel 2023 e 10 sono state le sedute del “comitato di indirizzo”. Bene ma cosa viene discusso in tali organi di Sasa non si sa perché nulla trapela. Neanche la presidente è entrata nel dettaglio salvo accennare alla “condivisione” sulla “transizione energetica”. D’altronde non può che esserci accordo: vertici di Sasa nominati dagli azionisti che sono Provincia e i tre comuni di Bolzano, Merano e Laives, il finanziamento è tutto provinciale, la politica determina la composizione del CdA nel quale di certo non vengono messe persone “indipendenti” dalla politica stessa. Tutto perfetto, tutto fila liscio. Ecco perché quando ci sono critiche la politica comunale tace e acconsente perché altrimenti, di fatto, sfiducerebbe i rappresentanti di propria nomina. Politica che evita di organizzare audizioni con chi magari la pensa diversamente.
       

    Piano Clima? Mai citato

    Ultimo aspetto. Non ho accennato al Piano Clima 2040, perché? Perché non è mai stato citato (leggasi in proposito qui e qui). Le organizzazioni ambientaliste potrebbero risentirsene e non poco. D’altronde il “mantra” delle “fonti energetiche locali”, ripetuto ossessivamente da anni da Provincia e Sasa negli anni scorsi è stato disatteso in modo clamoroso perché, se gran parte della flotta va a gasolio, ben difficilmente questo gasolio arriva da pozzi petroliferi “made in Südtirol”. D’altronde il “Piano Clima” del 2011 fu disatteso in modo a dir poco clamoroso ma la politica fece finta di nulla.

    In ogni caso la transizione energetica nel tpl appare, purtroppo, piuttosto lenta e assai costosa e quindi avremo ancora per molti anni a venire autobus a gasolio, spesso fin troppo rumorosi, in strada. Con le decisioni che si prenderanno, forse dal 2038 avremo una flotta urbana tutta elettrica (idrogeno o batterie che siano). Quindi ben un quarto di secolo per arrivare a ciò che si prevedeva ad inizio dello scorso decennio. Eppure altrove sono stati più pratici e conseguenti, vedasi il caso virtuoso di Osnabrück in Germania