Politik | Importazione di gas

Il Green Deal nel mirino di Trump

Nella "guerra dei dazi" fra USA e UE sembra trapelare una strategia americana che va oltre al solo riequilibrio del bilancio commerciale fra i due blocchi.
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La crisi climatica riflettuta in una fontana a Yerevan, capitale dell'Armenia
Foto: Thomas Benedikter
  • Trump non demorde sui dazi: sulle importazioni dell’UE di auto, acciaio, prodotti farmaceutici e altro saranno imposti dazi fra il 20 ed il 25%. A nulla sono servite le proposte di compromesso di Bruxelles, ma interessante notare che l’unica via di scampo offerta da Trump agli europei è l’acquisto di gas naturale liquido (GNL) dagli USA per 350 mdi. Euro. Come illustrato da Giulia Signorello e Matteo Leonardi nel loro lucido servizo su ECCO gli USA nel 2024 hanno fornito il 45,5% del GNL consumato nell’UE pari a oltre 100 miliardi di metri cubi. Con particolare riferimento all’Italia, nel 2024 gli USA sono al secondo posto per forniture di GNL con una quota del 34,5% del GNL importato dall’estero, dietro al Qatar che detiene una quota del 43,6% e davanti all’Algeria che segna una quota del 14,8% (Fonte: ECCO Climate). Perché allora questa nuova imposizione del governo americano? Perché gli USA insistono a voler sostituire la dipendenza dell’UE nel gas dalla Russia con quella dagli USA?

    Considerando l’export commerciale (prodotti, non servizi) verso l’UE più della metà coniste in prodotti fossili, di combustibili e tecnologie di uso finale fra petrolio, prodotti petroliferi e altra attrezzatura per mantenere alta la dipendenza del sistema energetico europeo dall’energie fossile. In quest’ottica l’obiettivo negoziale di Trump può essere visto come un tentativo di minare il Green Deal europeo e con questo anche l’obiettivo internazionale di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, sabcito dalla Convenzione di Parigi del 2015 dal quale gli USA si sono appena sganciati.

    Perché il Green Deal non conviene a Trump, sembra ovvio. Attraverso il Green Deal noi europei stiamo costruendo affannosamente la nostra indipendenza e sicurezza energetica e la competitività industriale, sostituendo anno per anno le fonti di energia fossile con quelle rinnovabili. Già nel 2024 la produzione elettrica dai rinnovabili nell’UE ha superato quella realizzata bruciando petrolio, gas e carbone. Dal 2019-2023 l’UE ha ridotto la sua bolletta per l’importazione di fossili dall’estero di 59 mdi. Euro e questo grande risparmio potrebbe e dovrebbe crescere. Uno sviluppo che il governo Trump percepisce come grave minaccia.

    „L’obiettivo non è quindi solo comprare il gas per ridurre lo sbilancio commerciale‘“, concludono gli autori Signorello e Leonardi, ma di imporre di acquistarlo nel lungo periodo impedendo così all’Europa di costruire la propria indpendenza energetica. Naturalmente incide anche l’intenzione di impedire a noi europei di trovare nuovi fornitori più convenienti sul mercato globale e di puntare nell’export di più sui mercati asiatici evitando ogni dipendenza dal mercato statunitense.

    Perciò la strategia di Trump può essere letta come un tentativo di minare alla base le politiche climatiche europee imponendo le proprie risorse e prodotti fossili tradizionali. In altre parole: Trump impugna l’arma dei dazi per constringere noi europei a comprare più prodotti fossili se vogliamo continuare ad esportare prodotti di qualità sul loro mercato. L’attuale tira e molla sui dazi fra gli USA e l’UE può quindi essere interpretato così: l’obiettivo principale di Trump è quello di evitare che l’Europa, di fronte alla scelta americana di uscire dalla Convenzione sul Clima, si renda sempre meno dipendente dall’energia fossile importata e si orienti verso altri fornitori più convenienti.

    In questa luce desta preoccupazione l’intenzione del governo Meloni, espressa nel suo „Piano d’azione per l’export italiano“, di aumentare l’importazione di GNL e di armamenti dagli USA per riequilibrare la bilancia commerciale tra l’Italia e gli USA e per evitare il peggio dei nuovi dazi americani sui prodotti made in Italy. Mentre l’UE finora non è disposta di cedere sul Green Deal, si crea la minaccia concreta che alcuni Stati UE potrebbero spaccare il fronte unitario, non solo nei confronti della Russia come l’Ungheria e la Slovacchia, ma anche nei confronti degli USA sul piano dello scambio commerciale.

    A questo punto va ribadito: il Green Deal per l’UE non è solo lo strumento centrale per decarbonizzare la nostra produzione elettrica e il consumo di energia in generale, ma è anche una questione di sicurezza, indipendenza energetica e competitività di un continente povero di energia fossile, concludono gli autori di ECCO. Il dealer di fossili americano, invece, sta facendo di tutto per mantenere alto il grado di dipendenza dall‘energia fossile in barba alla responsabilità di tutti gli Stati di ridurre velocemente i propri consumi di energia fossile e delle emissioni CO2 in tutti i settori. 

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