„Porteranno il segno di Caino“
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Israele una settimana fa lanciato l’operazione „Il carro di battaglia di Gedeone“. L’esercito israeliano ha intimato gli abitanti di Gaza a trasferirsi a Sud. Come riportato da Haaretz il 7 maggio uno degli obiettivi dell’operazione, come stabilito nell’ordine militare, è quello di „concentrare la popolazione e di metterla in movimento.“ Pensateci un attimo su questi termini: „Concentrare la popolazione“. Ho l’impressione che un ufficiale delle forze armate israeliane, addetto al lavaggio delle parole, quel giorno non sia stato di servizio. Ciò che colpisce è che il concentramento della popolazione viene definito come obiettivo dell’operazione, non come mezzo per raggiungere altre finalità. Non si tratta quindi del reinsediamento forzato temporaneo in un altro territorio fino alla fine delle operazioni militari. Si tratta di un obiettivo che dovrà essere raggiunto ad ogni costo. Alla fine di quest’operazione due milioni di abitanti di Gaza saranno ammassati in una zona a Sud della cosiddetta asse di Morag lungo il collegamento tra Khan Yunis e Rafah, controllato dall’esercito isrealiano. Questa zona abbraccia solo un quarto del territorio della Striscia di Gaza.
Come hanno esposto i prestigiosi giuristi israeliani Ilan Benvenisti e Haim Gans l’11 maggio su Haaretz, un tale trasferimento forzato in grande stile a Gaza non solo è un crimine di guerra, ma è anche un crimine contro l’umanità. E cosa succede con i milioni di abitanti di Gaza concentrati fra l’asse di Morag e la cosidetta Asse di Philadelphi, cioè il confine fra Israele e Egitto? I nostri politici parlano di „incentivi per l’emigrazione“. La settimana scorsa addirittura si è parlato di trattative tra il governo americano e la Libia, affinché possa accogliere un milione di „migranti“ di Gaza. In Libia, un paese che si trova sull’orlo del crollo sotto i suoi conflitti interni? Non si può definirlo in altri termini: Benjamin Natanjahu e il suo regime considerano gli esserei umani di Gaza come una specie di spazzatura umana da smaltire in altri paesi.
I soldati e le soldatesse che partecipano a questa operazione e leggono giornali, devono conoscere il contesto giuridico: l‘espulsione di massa è un crimine contro l’umanità. Questo crimine viene commesso non solo quando esseri umani con la forza vengono sbattuti su un camion, ma anche quando vengono forzati in altra maniera. Il diritto internazionale è chiaro. Anche l‘uso della forza in modo indiretto per costringere queste persone a lasciare la propria patria configura il crimine dell‘espulsione violenta.
Mio padre nel marzo del 1968 ha partecipato alle manifestazioni studentesche a Varsavia, per cui venne espulso dalle autorità polacche dall’università, arrestato senza procedere ad un processo. Il mio nonno materno, il sociologo e professore Zygmunt Bauman, appoggiò le proteste e venne licenziato dall’Università di Varsavia. L’allora primo segretario del partito comunista W. Gomulka, in un discorso antisemita, dichiarò, che gli ebrei non leali col governo dovrebbero lasciare il paese. Le autorità incorraggiavano l’emigrazione degli ebrei senza costringerli alla fame, senza far saltare le loro case, senza distruggere l’infrastruttura, il sistema sanitario, le scuole, il rifornimento con beni di prima necessità.
La pressione politica, economica e sociale esercitata in quel periodo sugli ebrei della Polonia naturalemente non può essere paragonata alla campagna violenta di sterminio e distruzione a cui assistiamo oggi a Gaza. Sotto le condizioni attuali a Gaza non esiste un’emigrazione volontaria. Chi se ne va, fugge. Coloro che se ne andranno, emigrano perché vittime di un crimine contro l’umanità. E Israele sarà reponsabile di una pulizia etnica criminale nel 21° secolo. Non so cosa dire. Si può ancora trovare parole? Un ordine di commettere un crimine contro l’umanità non è un ordine evidentemente illegale? Naturalmente lo è. Ci sono ufficiali e politici ebrei che oggi parlano apertamente del „concentramento“ della popolazione e dell’espulsione di centinaia di migliaia di esseri umani e permettono che bambini, donne e anziani innocenti muoiono di fame. Non dovremmo dire che hanno cancellato dalla propria anima gli insegnamenti morali fondamentali della storia ebrea, che ognuno di noi dovrebbe aver interiorizzato? Noi tutti sappiamo che la continuazione di questa guerra serve per la sopravvivenza di questo governo e alla sospensione del processo contro Netanjahu. Alla fine tutto questo porterà anche alla morte terribile degli ostaggi che si trovano ancora nelle mani di Hamas da quasi 600 giorni. Le generazioni future degli israeliani porteranno il segno di Caino, che oggi ci viene impregnato, oggi mentre continuiamo a bombardare, espellere, uccidere con la fame esseri umani indifesi. Cosa è capitato a noi? Come potremo vivere con ciò che abbiamo commesso?
Michael Sfard è un avvocato specializzato su diritti umani e diritto internazionale umanitario. Questo articolo è uscito il 17 maggio su „Haaretz“ ed è stato tradotto da Roil Ball dall’originale ebreo. Ho ripreso questo articolo nella versione tedesca, uscita il 22 maggio sulla FAZ.