Politik | Tag der Autonomie

In lotta contro Roma – e Vienna

Il Sudtirolo celebra la sua “Giornata dell’Autonomia” a Castel Tirolo con ospiti da Trieste, Aosta e Ungheria – ma a scuotere le coscienze ci pensa una studentessa slovena. Kompatscher: “La riforma non è la fine dell’Autonomia dinamica”.
Kompatscher Durnwalder
Foto: USP/Fabio Bruccoleri
  • Il viaggio nel “giorno dell’Autonomia” sudtirolese inizia davanti ai palazzi del potere di piazza Magnago a Bolzano, con le auto blu degli assessori provinciali e regionali pronte a partire alla volta di Castel Tirolo, dove quest’anno si tiene la cerimonia ufficiale – in una location più defilata e “a porte chiuse” rispetto agli anni precedenti. Per chi invece (come lo scrivente) oggi viaggiava coi mezzi pubblici, era una giornata campale: con lo sciopero dei treni, gli autobus extraurbani si sono riempiti all’inverosimile, restando poi a loro volta imbottigliati nel traffico, in particolare all’imbocco della Val Passiria per i lavori del nuovo tunnel sotto Monte San Benedetto a Merano. Auto incolonnate, bus trasformati in scatole per sardine pendolari e turiste: uno spaccato del Sudtirolo contemporaneo.

  • Sognando le Nazioni Unite

    “Anche Maurizio Fugatti è stato un po’ frenato dal traffico” scherza il presidente Arno Kompatscher (SVP) scusando il collega governatore trentino per il ritardo, mentre introduce a braccio “e solo in lingua tedesca per facilitare la traduzione simultanea” la giornata di festa nella Sala dei Cavalieri di Castel Tirolo. Alle sue spalle quattro Schützen in abito da “Schildhöfe” (gli storici “masi degli scudieri” posti a difesa proprio della vicina Passiria) restano immobili tutto il tempo, come dei corazzieri tirolesi. “Oggi guardiamo fuori dal Tellerrand, dal nostro piatto. L’autogoverno e la protezione delle minoranze sono due facce della stessa medaglia”, torna a leggere gli appunti il Landeshauptmann, che cita in rassegna tutti gli aspetti fondamentali: l’Accordo Degasperi-Gruber firmato il 5 settembre 1946 (il prossimo anno ricorrerà l’ottantesimo anniversario), la quietanza liberatoria del 1992, fino ad arrivare all’immancabile Centro di documentazione per la tutela dei diritti delle minoranze previsto al nuovo Polo bibliotecario di Bolzano “con una delegazione ONU inclusa nel gruppo di lavoro”.

  • Il presidente della Provincia, Arno Kompatscher: "È mancata la fiducia nel regionalismo perché l’Italia non ha questa tradizione". Foto: USP/Bruccoleri
  • “A proporzionale e bilinguismo servono adeguamenti ben definiti e singole eccezioni ma solo per garantire servizi, in una logica di mercato del lavoro”, aggiunge il presidente della Provincia, che elogia il predecessore Luis Durnwalder seduto in prima fila: “Dal 1992 l’Autonomia s’è evoluta, con competenze su strade, scuole, energia, Ma le sentenze centraliste della Corte costituzionale si sono intensificate dopo il 2001. È mancata la fiducia nel regionalismo perché l’Italia non ha questa tradizione”. Ma per fortuna “abbiamo la chance di ripristinare l’autonomia legislativa sudtirolese pre-1992” e Kompatscher legge le parole sul principio dell’intesa della relazione accompagnatoria (firmata Calderoli-Casellati) alla riforma dell’Autonomia: “Qualora l’intesa non sia raggiunta, restano fermi i livelli di Autonomia già riconosciuti, che non possono essere intaccati”. Grandi sorrisi.

  • Con(tro) Roma

    Oltre il Tellerrand, si diceva. Nella prima tavola rotonda della giornata, dal titolo “Autonomie in transizione: le speciali tra riforme e identità” ha visto, oltre agli interventi di Kompatscher e Fugatti, dell’assessore agli enti locali della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Roberti (Lega), della segretaria generale della Regione autonoma Valle d’Aosta Stefania Fanizzi e della docente dell’Università di Innsbruck Esther Happacher. “Alcide Degasperi all’interno del Parlamento austroungarico lavorò per l’autonomia del Trentino, e lo stesso fece nel parlamento italiano” ricorda Maurizio Fugatti, che poi passa dritto al punto: “Dobbiamo cercare di ‘portare a casa’, di trattare in un’ottica pattizia la riforma dell’Autonomia, che deve evolversi ed essere dinamica”.

     

    Recuperiamo la competenza sull'ambiente (e i grandi carnivori), se questa non è autonomia dinamica…

     

    È la fine dell’Autonomia dinamica?” domanda provocatoriamente Happacher a Kompatscher, riferendosi all’intervista rilasciata a SALTO dal costituzionalista Roberto Toniatti. “Grazie della domanda – risponde il governatore altoatesino – bisogna ripetere milioni di volte che con questa riforma non morirebbe il principio della dinamicità dell’Autonomia. Recuperiamo la competenza sull'ambiente (e i grandi carnivori) che nel 2001 andò allo Stato, se questa non è autonomia dinamica… Mi pare un commento basato più sull’ideologia che sulla scienza. Ora l'obiettivo è portare a casa la riforma”.

  • Confronto tra le Autonomie Speciali: (da sx) Stefania Fanizzi (Valle d'Aosta), i governatori Maurizio Fugatti (Trento) e Arno Kompatscher (Bolzano), l'assessore Pierpaolo Roberti (Friuli Venezia Giulia) ed Esther Happacher (Università di Innsbruck). Foto: USP/Fabio Brucculeri
  • “Per le altre autonomie siete un modello da seguire” sottolinea l’assessore del Friuli Venezia Giulia, “regione con 60 anni d’autonomia e 4 lingue ufficiali nata da condizioni storiche particolari, mutilata di un pezzo di territorio”, con città transfrontaliere come Trieste e la vicina Gorizia, quest’anno capitale europea della cultura”. “L’autonomia non è privilegio ma responsabilità – prosegue Roberti – le trattative con lo Stato sono un passo in avanti dal punto di vista normativo. Ma dobbiamo stare attenti: i pericoli arrivano da sentenze che entrano nelle competenze speciali, provvedimenti che fanno passare un principio, come sul terzo mandato” dice rivolgendosi al collega di partito Fugatti. “Se passa il principio costituzionale (del divieto, ndr), dell’ordinamento locale non ci faccio più nulla. Va scongiurato tale rischio”.

     

    I pericoli arrivano da sentenze che entrano nelle competenze speciali, provvedimenti che fanno passare un principio.

     

    “C’è una giurisprudenza costituzionale centralista”, gli fa eco la dirigente valdostana, “noto una certa distanza e una certa ignoranza dell’apparato amministrativo dello Stato che non conosce l’Autonomia speciale e le nostre difficoltà. Abbiamo subito due impugnative su una legge concertata con gli enti locali perché non sarebbe aderente ad alcune disposizioni del Codice unico degli enti locali. A Roma si domandano: perché siete diversi? Qui vedo il pericolo nel futuro dell’autonomia”, sottolinea Fanizzi.

  • L'Internazionale delle minoranze

    La seconda tavola rotonda, dal titolo “Tutela delle minoranze: promozione del dialogo e della pace”, moderata da Katharina Crepaz del Centre for Autonomy Experience di Eurac Research, ha avuto come focus la solidarietà e cooperazione tra le minoranze linguistiche. Particolarmente sentito l’intervento di Ana Grilc, membro del Consiglio di amministrazione del Club degli studenti sloveni a Vienna, che ha sottolineato la discriminazione strutturale contro la minoranza slovena in Carinzia. Grilc ha raccontato della recente retata della Polizia austriaca a Bad Eisenkappel: un blitz con cani e droni all’annuale campo antifascista degli studenti sloveni presso il museo-memoriale Peršman. Lì, nell’aprile del 1945, unità delle SS uccisero undici civili sloveni, martiri della resistenza slovena carinziana.

     

    È cresciuto il risentimento anti-sloveno nella popolazione, con sempre più attacchi alle minoranze

     

    “È una mossa incomprensibile, uno scandalo oltre che uno shock: i partigiani sloveni vengono diffamati e le autorità austriache mancano di sensibilità” sottolinea la studentessa viennese. “È cresciuto il risentimento anti-sloveno nella popolazione, con sempre più attacchi alle minoranze, scritte antislovene a Trieste, tagli ai finanziamenti per la minoranza linguistica. Il sostegno della Slovenia è di grande importanza per una piccola minoranza con pochissimo potere, è l’unico mezzo. Ma c’è bisogno di un’ alleanza tra le minoranze e a questo mi appello oggi”, è l’accorato invito finale di Grilc.

  • Minoranze unite: (da sx) Marlies Alber (Eurac), Ana Grilc (Club degli studenti sloveni a Vienna), Olivia Schubert (vicepresidente dell’Autogoverno nazionale dei tedeschi in Ungheria), Heinrich Huber (ladino collaboratore dei presidenti Magnago e Durnwalder) e Katharina Crepaz (Eurac). Foto: USP/Fabio Brucculeri
  • Olivia Schubert, vicepresidente dell'Autogoverno nazionale dei tedeschi d’Ungheria ha illustrato lo sviluppo della seconda minoranza più numerosa del Paese: “Durante il periodo socialista diminuì drasticamente chi si considerava appartenente al gruppo tedesco. Grazie a un ambiente favorevole alle minoranze, oggi circa 200.000 persone si dichiarano di lingua tedesca gruppo linguistico”. “L’Ungheria non aveva esperienza, il sudtirolese Christoph Pan ci ha aiutato nell’elaborate l’autogoverno. Noi siamo vicini al confine con la Croazia. Abbiamo vissuto la guerra nei Balcani, avevamo i rifugi in cantina, sentivamo gli spari. Mai più guerra su base della lingua”, è l’augurio conclusivo di Schubert. Il tempo stringe, il buffet si avvicina, e Kompatscher pronuncia le parole conclusive: “Autonomia è anche solidarietà, dobbiamo esserlo noi sudtirolesi, anche per il bene della nostra autonomia speciale. Anche con le altre minoranze in Italia e nel mondo”. Una “Internazionale” delle minoranze, insomma, possibilmente im Kampf gegen Rom – und Wien.