Gesellschaft | Bolzano

L'odissea di U.

Bozen solidale rende nota la storia di un senzatetto ammalato che negli ultimi giorni si è visto rimbalzare da un posto all'altro senza ricevere aiuto e sostegno. Anche l'ex Alimarket non ha potuto accoglierlo e ha passato le notti allo Spazio 77.
ex alimarket
Foto: Alessio Giordano
  • Bozen solidale rende nota la storia di un senzatetto ammalato che negli ultimi giorni si è visto rimbalzare da un posto all'altro senza ricevere aiuto e sostegno. "Una vicenda surreale, che purtroppo racconta la quotidianità di chi si trova intrappolato tra burocrazia e disorganizzazione istituzionale", afferma Federica Franchi di Bozen solidale.


    "U. B., 26 anni, cittadino turco con permesso di soggiorno per richiedenti asilo austriaco - scrive Franchi in una nota - arriva a Bolzano il 6 ottobre. Sta male e si reca all’ospedale: necessita di un dispositivo medico per monitorare il respiro durante la notte, condizione certificata anche da una precedente diagnosi in Svizzera. Il medico dell’ospedale di Bolzano conferma la necessità di un’accoglienza stabile, segnalando il caso ai servizi competenti. Da qui, però, inizia una vera e propria odissea: tra uffici chiusi, sportelli che si rimbalzano le responsabilità e protocolli che sembrano contare più delle persone. Il 7 ottobre U. si rivolge all’Infopoint, ma gli viene risposto che senza un documento rilasciato dalla Questura non può accedere all’accoglienza. In Questura, dopo ore di attesa, non riesce nemmeno a salire per fissare un appuntamento (per fare ufficialmente richiesta di asilo in Italia ndr). Si reca quindi in Caritas, dove gli operatori decidono di accompagnarlo personalmente il giorno seguente. Ma anche il 9 ottobre, nonostante la presenza di un volontario Caritas, l’accesso alla Questura gli viene nuovamente negato. Malato e sfinito, torna all’Infopoint: ancora nulla. Solo l’intervento di Bozen Solidale evita che trascorra la notte in strada, trovando un ricovero temporaneo allo Spazio 77. Venerdì 10 ottobre, dopo l’ennesimo tentativo, la Questura rimanda ancora una volta l’uomo all’Infopoint. I servizi sociali, pur consapevoli della situazione e dell’urgenza sanitaria, riferiscono di non poter agire a causa dei nuovi protocolli che richiedono il documento mancante. Solo in serata, la Croce Rossa prende in carico U. come soggetto vulnerabile e lo destina alla struttura ex Alimarket. Tuttavia, il centro è privo di prese elettriche nelle stanze: impossibile usare il respiratore. La soluzione? Chiamare un’ambulanza per riportarlo in ospedale. Dopo cinque ore di attesa al pronto soccorso, la risposta è disarmante: 'Questo è un ospedale, non un centro di accoglienza'. Sabato 11 ottobre, con tutti i servizi chiusi, U. rischia nuovamente di finire per strada. Solo l’intervento di Bozen Solidale evita che ciò accada". 

  • Ex Alimarket: il centro è privo di prese elettriche nelle stanze quindi il ventiseienne turco è stato trasportato in ospedale di Bolzano. Foto: Alessio Giordano/SALTO
  • Per Bozen solidale questa è una storia che suona come una denuncia: istituzioni - scrive Franchi - incapaci di rispondere anche ai bisogni più basilari, protocolli che diventano barriere, responsabilità che si dissolvono da un ufficio all’altro. Il tutto mentre una persona vulnerabile, con necessità mediche evidenti, viene trattata come un fastidio amministrativo. "Sembra il gioco dell’oca, ma qui non si tratta di un gioco: in ballo c’è una vita. E l’indifferenza istituzionale rischia di diventare complicità", dice Federica Franchi. "All'ex Alimarket sarebbe bastato mettere una prolunga, se non c'erano prese elettriche a disposizione. Invece è stato riportato in ospedale".

     

    "Non è solo una questione di mettere una prolunga che arrivi in stanza: una persona con questo tipo di difficoltà non poteva essere accolta"

     


    "Per motivi di sicurezza - replica Andrea Tremolada responsabile della Croce Rossa di Bolzano, che ha in gestione la struttura ex Alimarket - non ci sono le prese della corrente in stanza. Inoltre, visto che si tratta di una persona fragile non possiamo accoglierla con il rischio che si spenga l'apparecchio". E Tremolada sottolinea: "Non è solo una questione di mettere una prolunga che arrivi in stanza: una persona con questo tipo di difficoltà non poteva essere accolta. Ci sono un centinaio di persone presso la struttura, c'era anche il rischio che qualcuno staccasse la spina. Essendo senza fissa dimora, il soggetto è a carico del Comune di Bolzano che ha dato mandato ai servizi sociali, che cercheranno una soluzione".