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“La guerra comincia qui”

Dall'Italia a Israele, dalle università alle fabbriche di blindati: il ruolo di Leonardo, Rheinmetall e Iveco nella filiera europea della difesa, al "Nazra Film Festival".
Nazra Palestine Short Film Festival
Foto: SALTO
  • “Quali strategie possiamo adottare sul nostro territorio contro il genocidio a Gaza e la corsa al riarmo? Una corsa che parte anche da qui – e non è solo uno slogan: l’Italia, compreso l’Alto Adige, è parte integrante di un sistema industriale che vive anche di guerra”, ha ricordato in apertura il moderatore Alessio Giordano, introducendo il confronto promosso sabato dal Nazra Short Film Festival nella sala Angela Nikoletti a Bolzano. L’incontro, incentrato su produzione, commercio e impatti umani del settore bellico, ha voluto mettere a fuoco la progressiva “normalizzazione” degli interessi militari dentro l’accademia, la ricerca e le politiche economico-industriali italiane.

    “La guerra comincia qui”, ha confermato Carlo Tombola di Weapon Watch – l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei nato a Genova – citando lo slogan lanciato a Bilbao, quando i lavoratori portuali hanno individuato nella logistica militare delle navi da guerra uno dei nodi cruciali della corsa bellica contemporanea. Tombola si è concentrato sul commercio di armamenti italiani e sulle reti di subfornitura che alimentano conflitti in diversi paesi. Secondo Tombola, l’industria italiana partecipa non solo alla produzione ma anche alla manutenzione e agli aggiornamenti dei sistemi, meccanismo che “genera profitti costanti e una dipendenza strutturale dagli apparati militari stranieri”. Ha inoltre denunciato l’opacità dei flussi di esportazione e la difficoltà per la società civile di accedere ai dati reali sulle licenze e sui destinatari finali delle armi italiane.

  • “Ricerca pubblica nel sistema militare”

    Israele è un mercato strategico per il gruppo Leonardo, definito uno degli “snodi fondamentali della filiera bellica nazionale e internazionale”, in collegamento con colossi come Lockheed Martin e inserito nel programma degli F-35, uno dei progetti più costosi e tecnologicamente dipendenti dal know-how statunitense, come ha ricordato Rossana De Simone di Peacelink.

    De Simone ha ampliato il discorso sul piano etico, concentrandosi sulla penetrazione del complesso militare-industriale anche nella ricerca pubblica e universitaria: molti bandi europei e nazionali “mascherano sotto la dicitura ‘innovazione tecnologica’ progetti che finiscono per alimentare la filiera bellica”, finanziati anche da Leonardo. A esempio è citato il modello statunitense della DARPA, l’agenzia del Pentagono che finanzia ricerca universitaria: “Un modello che si sta replicando anche in Europa, dove università e centri di ricerca pubblici vengono spinti verso programmi a duplice uso: dietro progetti tecnologici apparentemente civili si nascondano spesso sviluppi a uso prima militare e poi civile”. La relatrice ha richiamato la necessità di “una coscienza critica dentro la comunità scientifica” e di “forme di obiezione di coscienza”, rivendicando il diritto dei ricercatori a scegliere di non contribuire a progetti di carattere militare.

  • Riflessione sull'industria bellica in rapporto con Israele: il giornalista Alessio Giordano, Rossana De Simone di Peacelink, Carlo Tombola di Weapon Watch. Foto: SALTO
  • Un passaggio è stato dedicato anche al tema dei test militari per gli armamenti in Sardegna, che secondo De Simone rappresentano “un laboratorio permanente per le industrie della difesa”. In riferimento a inchieste e studi locali, ha citato “danni ambientali e incidenze sanitarie gravi nelle comunità e negli ecosistemi vicino ai poligoni”.

  • La joint-venture Leonardo-Rheinmetall

     “L’amministratore delegato di Leonardo Roberto Cingolani, già Ministro italiano all’ambiente, ammette che siamo un paese in guerra. Ma lo fa promuovendo all’interno di Leonardo una linea di innovazione tecnologica che punta sulla transizione digitale, il cloud, l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, il calcolo quantistico – nel sistema produttivo e nei sistemi d’arma – legati alle Oto Melara e IDV/Iveco, neo-acquisita da Leonardo”, ha spiegato De Simone, illustrando il dossier “Piovono euro sull’industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo S.p.A. Le relazioni con Israele, focalizzato sulla principale azienda pubblica della difesa e le sue alleanze strategiche tra Italia, Germania, Israele e Turchia. 

    Uno dei punti centrali è la joint venture “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles” (LRMV) fondata lo scorso 24 febbraio . Leonardo e la tedesca Rheinmetall collaborano alla produzione di millw veicoli cingolati AICS/A2CS e oltre duecento carri armati Main Battle Tank (MBT), basati rispettivamente sui modelli Lynx e Panther KF51 della società tedesca. L’obiettivo è duplice: modernizzare i sistemi terrestri dell’esercito italiano e aprire il mercato internazionale ai nuovi mezzi “made in Europe”. La sede operativa principale è alla Spezia, con poli di sviluppo a Genova (cybersecurity), Brescia (sistemi d’arma), Ronchi dei Legionari (simulatori) e Roma Tiburtina (comando e controllo). Leonardo prevede da quest'alleanza un miliardo di euro di ricavi in cinque anni.

    L'asse italo-tedesco nella difesa terrestre si inserisce nel più ampio contesto del Piano europeo di riarmo “ReArmEurope” da 800 miliardi di euro, approvato dal Consiglio europeo nel 2025. Tale annuncio, osserva il dossier, ha immediatamente fatto schizzare in Borsa i titoli di Rheinmetall (+15%), Thales, BAE Systems, Leonardo (+16%) e Iveco (+6%).

  • Il ruolo di Iveco

    Nel settore dei sistemi di difesa terrestre, Iveco Defence Vehicles (divisione militare di Iveco Group acquisita da Leonardo con sede a Bolzano) è indicata come partner industriale di Leonardo e Rheinmetall per la fornitura di mezzi blindati all’Esercito Italiano, partecipando ai lavori con una quota del 12-15% – con Leonardo nel ruolo d'integratore tecnologico e coordinatore, Rheinmetall come fornitore di piattaforme corazzate e Iveco come costruttore con esperienza logistica e produttiva. La collaborazione Leonardo-Rheinmetall-Iveco rappresenta di fatto il nuovo polo europeo per i veicoli militari, in linea con le politiche per una maggiore “autonomia strategica” della difesa europea, ma anche con un chiaro orientamento verso l’export.

    Oltre alla LRMV con Rheinmetall, sostiene il dossier, Leonardo è impegnata nel Global Combat Air Programme (GCAP) con Regno Unito e Giappone. Nel 2022 Leonardo rende noto che la controllata statunitense Leonardo DRS ha firmato un accordo vincolante per la fusione con RADA Electronic Industries Ltd., azienda israeliana leader nei radar tattici, protezione delle infrastrutture critiche, sorveglianza delle frontiere, la protezione militare attiva e le applicazioni contro i droni. Infine, lo scorso 6 marzo, Leonardo ha annunciato una nuova joint venture con il gruppo Baykar, denominata LBA Systems, che consentirà di mettere insieme "il meglio" delle due aziende: le piattaforme della società turca (2 miliardi di ricavi nel 2024 e più di 700 droni consegnati) con la sensoristica, assieme alle capacità certificative su standard europei di Leonardo.