Resta il sospetto che, vista…
Resta il sospetto che, vista l’aria che tira a Bolzano, a offendere il decoro, secondo alcuni, fossero più i venditori che la merce in vendita ¡¡
Chapeau.
Pensandoci bene potrebbe essere tutta colpa delle forme voluttuose dello zenzero o di quei colori troppo accesi della frutta candita, o ancora dell’odore troppo pungente del curry o della curcuma. Sta di fatto che la polizia morale, iperattiva negli ultimi tempi a Bolzano, giunse alfine a stabilire che la merce in vendita su diversi banchi di Piazza delle Erbe a Bolzano offende pesantemente il decoro della città.
Affare complesso questo del decoro.
Come ti giri succede qualcosa che compromette l’immagine decorosa della città, quella fissata per sempre su quelle cartoline con i bordi dentellati che si vendevano delle tabaccherie. Ed è subito degrado. L’altra parola che comincia con la sillaba de e che finisce per comprendere una quantità crescente di attività umane come quella di chi schiaccia un pisolino sulla panchina o cerca di infilarsi in una connessione Internet sedendo sui gradini di una piazza.
Non so che cosa finirà per stabilire l’Eurac che di quando in quando stila una classifica dei termini maggiormente usati in provincia, ma per me il termine “degrado” ha già vinto con distacco la gara di quest’anno. C’è degrado ovunque e l’impegno per grattarlo via da sotto i ponti, i portici, le panchine, le fronde degli alberi non conosce soste.
E c’è anche la frutta secca.
Si poteva tollerare più a lungo che nella piazza storicamente più evocativa del centro bolzanino venissero impunemente spacciate merci di provenienza forestiera, proposte a cittadini e soprattutto a turisti da venditori non meno esotici?
No, non si poteva.
Così la polizia morale, delle fattezze immaginiamo di alcuni vigili annonari, ha rimesso le cose a posto. Inutile lo sciopero dei commercianti. Hanno dovuto piegarsi alla legge del decoro e infilare, tra un sacchetto di frutta candita e una miscela per spaghetti all’arrabbiata qualche chilo di prodotti freschi. Quelli sì che sono decorosi. Non c’è degrado in una pesca saturnina, in un avocado, in un paio di banane.
Resta il sospetto che, vista l’aria che tira a Bolzano, a offendere il decoro, secondo alcuni, fossero più i venditori che la merce in vendita, ma ovviamente quelli che hanno varato un piano per il rilancio della piazza questo non ammetteranno mai.
Intanto tutto procede con l’obiettivo di restituire allo slargo le fattezze di un tempo, di quando ad esempio vi soggiornava Goethe, che apprezzava il luogo, mentre Mozart lo trovò semplicemente disgustoso.
Quanto a questo, sempre per restare in tema di frutta secca e di spezie, una piccola notazione storica andrebbe fatta.
Che la vocazione storica di Bolzano sia quella di un centro commerciale è fatto ormai assodato. La città è diventata un centro di potere politico solo in tempi recentissimi. Per secoli i segni del comando stavano a Merano e poi a Innsbruck, a Trento e Bressanone quelli del potere religioso. A Bolzano si commerciava. L’edificio di maggior pregio si chiama Mercantile è e ospitò un’arciduchessa passata alla storia proprio per aver codificato le regole del buon commercio.
Si facevano grandi fiere più volte l’anno e mercati che vedevano la presenza di venditori e compratori provenienti dall’area germanica e la quella del Nord Italia.
Pensate voi che su quei banchi non vi fossero alcune tra le merci golosamente ambite in quei secoli: il pepe indiano, le spezie e i pezzetti di frutta che venivano canditi per conservarne il sapore anche quando i prodotti freschi, ammesso che mai potessero arrivare, sarebbero stati irrimediabilmente deteriorati? Erano i sapori che servivano a dare un gusto diverso a quel che si produceva e si consumava in loco e che costituivano il completamento di una gastronomia altrimenti più povera.
C’erano, sui banchi, molte varietà di frutta secca. Per quella forse più nota e utilizzata, l’uva passa o sultanina che dir si voglia, c’è perfino da raccontare un piccolo aneddoto dal sapore politico. Le “Rosinen” facevano parte spesso del repertorio di metafore che Silvius Magnago amava utilizzare quando doveva convincere i suoi riottosi compagni di partito che di una certa proposta non si potevano accettare solo le parti più dolci e gustose, ma occorreva farsi carico anche dal resto.
Sono le stesse “Rosinen” imputate di esser simboli di un degrado sui banchi del mercato di una città dove questi prodotti venivano commerciati con gran profitto dei mercanti e grande diletto dei ghiottoni già secoli addietro.
Resta il sospetto che, vista l’aria che tira a Bolzano, a offendere il decoro, secondo alcuni, fossero più i venditori che la merce in vendita ¡¡
Chapeau.
Man kann Rosinen picken oder Korinthen kacken, aber wenn man einen Obstmarkt will, wird man wohl auf beide Trockenfrüchte nicht verzichten können.
Man kann Rosinen picken oder Korinthen kacken, aber wenn man einen Obstmarkt will, wird man wohl auf beide Trockenfrüchte nicht verzichten können.