Sarà decisiva la finta equidistanza?

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L’aria che si respira parlando con persone non addette ai lavori ma comunque interessate alla politica (non parliamo, come noto, di una folla sterminata) è proprio come l’ha descritta Anna Scarafoni, la “donna forte” della destra italiana, è quella da “ora o mai più”. Uomini e donne delle due coalizioni che sostengono da una parte Claudio Corrarati per il centrodestra e dall’altra Juri Andriollo per il centrosinistra si sono letteralmente dannati l’anima per andare a caccia del voto degli astenuti al primo turno o degli indecisi, ma in questa sorta di sfida all’O.K Corral le cartucce sparate negli ultimi dieci giorni sono state comunque, salvo piccole scaramucce, all’insegna del fair play e della correttezza.
Lo stesso non può dirsi del pre-ballottaggio a Merano contraddistinto da toni molto aspri, soprattutto da parte di Dario Dal Medico contro Katharina Zeller e dalle tensioni nel centrosinistra per il sostegno alla candidata di Svp e MeranoCoraggiosa
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Bolzano e le analogie con il 2005
Per quanto riguarda il capoluogo, come detto, il centrodestra ha un’occasione storica ed è anche per questo che la coalizione ha investito grandi risorse economiche in costose inserzioni sui media e ha prodotto uno sforzo collettivo imponente in video di sostegno sui “social”. Chi c’era ricorderà che un’atmosfera simile a quella di oggi la si respirava anche vent’anni fa, prima nell’epico ballottaggio del 2005. Al primo turno Giovanni Benussi ottenne 23.520 voti, pari al 42,2%; Giovanni Salghetti Drioli, reduce dalla debacle nel referendum per Piazza della Pace-Piazza della Vittoria, il 34,8% e 19.400 voti (e gli altri candidati di centrosinistra ottennero circa il 5%), Elmar Pichler Rolle 9.327 voti, corrispondenti al 16,7%. Viene però quasi un colpo al cuore nel constatare che quella volta alle urne andarono in oltre 58.000, pari al 73% degli aventi diritto. Al secondo turno Benussi prese 25.619 voti, guadagnando quindi pochissimo, mentre Salghetti, appoggiato dall’Svp fece un balzo a 25.612, sette voti indietro. La Volkspartei, però, si rifiutò di governare con “Ivan” e si tornò al voto. Pochi mesi dopo, in novembre, quando l’Svp era meno pragmatica, mentre al governo c’era Silvio Berlusconi, appoggiò fin dal primo turno Luigi Spagnolli e il ballottaggio non fu necessario. Lo stesso accadde per lo Spagnolli bis nel 2010, quando a Roma c’era il secondo governo Berlusconi con una certa Giorgia Meloni nel ruolo di ministra della Gioventù.
Oggi le cifre non sono così diverse da quelei del 2005, se non per il drammatico calo dell’affluenza. Il primo dato che salta all’occhio, di una tristezza infinita, è che alle urne si sono recati 16.000 elettori in meno rispetto al 2005 (42.675). Pur prendendo 15.032 voti, e quindi 8.000 in meno rispetto al Benussi del primo turno (e 10.000 in meno rispetto al ballottaggio) Corrarati ha un punto di distacco in più (9), avendo ottenuto il 36,2% contro il 27,3% di Andriollo che ha totalizzato 11.326 consensi (8.000 in meno rispetto a Salghetti).
Quali margini di crescita ha, dunque, il candidato del centrosinistra? Anche se il Team K in versione Gennaccaro – abbastanza incredibilmente, visto che l’intesa per il primo turno sfumò dopo una lunga trattativa - ha deciso di astenersi, i suoi due uomini di punta Matthias Cologna e Thoma Brancaglion si sono schierati per Andriollo. L’elettorato urbano della formazione di Köllensperger è un po’ diverso da quello della periferia e quindi il centrosinistra può sperare che una buona fetta dei 2.837 voti (6,8%) presi da Cologna possano spostarsi su “Juri”.
Questa volta, però, gli aghi della bilancia sono due: l’Svp con il 15,1% (6.269) e il civico Gennaccaro con il 12,5% (5.185). La Stella alpina, come noto, è blockfrei solo per finta. Tutte le lobby economiche, dai contadini ai commercianti (ufficiosamente), dagli albergatori agli artigiani (ufficialmente), stanno con il candidato di centrodestra. Questo non è un segnale incoraggiante in caso di vittoria di Corrarati (che a livello numerico non avrebbe nemmeno bisogno dei voti Svp, potrebbe governare da solo con Gennaccaro) perché lascia presagire che queste lobby che hanno fatto il bello e il cattivo tempo nell’ultima Giunta Caramaschi continueranno a passare regolarmente all’incasso. Impossibile sapere quanti elettori dei 6.200 che hanno fatto la crocetta sul simbolo della Stella alpina si sentano non solo rappresentati da quelle lobby ma pure legati alle indicazioni di voto che vengono dall’alto. In ogni caso una discreta fetta degli elettori della Stella alpina, potrebbe seguire “la tradizione” anti-destra italiana e sostenere Andriollo.
Altrettanto complicato immaginare cosa farà l’elettorato di Angelo Gennaccaro. Osservando le cifre il centrista che sta in Giunta con il centrosinistra a Bolzano e in maggioranza con il centrodestra in Provincia, sembrerebbe aver “rubato” più consensi ad Andriollo, che a Corrarati, ma è possibile, se non probabile, che il suo elettorato scelga effettivamente di non schierarsi, il che sarebbe un grosso guaio – enorme, anzi – per Andriollo che ha molto terreno da recuperare. Per il candidato del centrosinistra sarebbe una pessima notizia pure se anche solo un quarto degli 8.000 elettori di centrodestra che votarono Benussi vent’anni fa decidesse di tornare alle urne per cogliere l’occasione di avere il primo sindaco di centrodestra nella città capoluogo. Ma gli astenuti, di solito, sono i più difficili da convincere.
Per avere qualche chance, dunque, Andriollo ha bisogno di tutti i voti del primo turno, più quelli del Team K, di un congruo numero di elettori della Stella alpina che non si sentono rappresentati dalle lobby economiche o che anche se fanno parte di una lobby non amano l’idea di un governo di centrodestra, di più della metà degli elettori che non seguiranno l’inclinazione di Gennaccaro nel non schierarsi e di una parte sostanziosa di “astenuti” di centrosinistra. Insomma, Andriollo è atteso ad una scalata del K2 senza bombole.
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Merano
A Merano la partita è completamente diversa. Quattro anni fa Peter Paul Rösch e Dario Dal Medico arrivarono appaiati (33,3% a 32,7%) con Katharina Zeller staccatissima al 18,3%. Al secondo turno la Volkspartei si dichiarò blockfrei ma sotterraneamente spinse per il candidato civico, che poi al ballottaggio vinse di soli 100 voti. Ora In partenza Katharina Zeller (33,1%) e Dario Dal Medico (31,7%). sono separati da 200 voti, 5005 a 4.809. La candidata di Svp e Merano coraggiosa sembra avere il vento in poppa grazie al sostegno dichiarato niente meno che dalla candidata del centrosinistra Ulrike Ceresara, dal Pd e dal Team K e da quello “etnico” degli elettori di STF che decideranno di andare a votare al secondo turno. Ieri è arrivata l’ufficialità dell’”equidistanza” dei Verdi, una scelta che ha letteralmente lacerato gli ambientalisti. Dopo l’ecatombe del primo turno che ha portato al dimezzamento dei consensi al partito è rimasto il vecchio “zoccolo duro” e i vertici devono aver valutato che una parte consistente degli aficionados è “anti-Svp”. Altrimenti la scelta sembra difficile da comprendere, se non come la restituzione del “pan” per la “focaccia” avuta 4 anni fa. Di qui la scelta di emulare l’Svp di Bolzano, ma la decisione di Ceresara di rompere con il partito che aveva di fatto imposto la sua candidatura al resto della coalizione alcuni mesi prima, è davvero significativa del livello di tensione nella coalizione e di quanto sia difficile per gli ambientalisti spiegare il mancato sostegno a Zeller ad una parte degli elettori.
Il sindaco uscente Dario Dal Medico, appoggiato da tre civiche, si aspettava di essere nettamente davanti a Zeller e, dando per scontato di avere l’appoggio dell’elettorato della destra italiana forte di poco meno del 10% ha deciso di portare avanti una campagna tutta d’attacco puntando a screditare l’immagine dell’avversaria con lo slogan “votate un sindaco, non una dinastia”, alludendo al fatto che Zeller è figlia dell’ex deputato Karl e della senatrice Julia Unterberger. La cosa un po’ strana è, però, che con la “dinastia” Dal Medico sta governando (Zeller è vicesindaca) da 4 anni. Un posizionamento, quello del primo cittadino, che in caso di sua riconferma rende complicata una collaborazione post voto con l’Svp che ha 11 consiglieri come tutta la coalizione, anche alla luce della impossibile coesistenza di Verdi e destra italiana. Dal canto suo Zeller in caso di vittoria avrà l’imbarazzo della scelta e, per avere un riequilibrio etnico, dovrà probabilmente imbarcare l’Alleanza per Merano dell’onnipresente Nerio Zaccaria. Ma questi sono ragionamenti sui quali avrà senso spendere delle energie mentali a partire da domenica notte, a spoglio completato.
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Un altro contributo…
Un altro contributo tendenziosamente pro Zeller a soli due giorni dalle elezioni che non manca, come ormai da consuetudine, di bastonare i Verdi. Inoltre zeppo di approssimazioni comode, a cominciare dal nome di Rösch e dalla differenza di voti al ballottaggio (96) per finire ai partiti che adesso sosterrebbero la candidatissima. Parlare di "sostegno dichiarato dal Team K" non è del tutto corretto dato si tratta di sostegno personale di singoli candidati e non del partito di Köllensperger. Per quanto riguarda la Südtiroler Freiheit va detto che essa ha lasciato completa libertà di scelta ai propri elettori di cui forse qualcheduno è memore del fatto che 4 anni fa fu proprio la candidata "con il vento in poppa" a indurre il loro esponente principale e unico consigliere a candidarsi con l'SVP premiandolo poi con la presidenza del consiglio.
Il passaggio più tendenzioso si trova nell'analisi delle ragioni che avrebbero portato i Verdi ad astenersi dall'esprimere una dichiarazione di sostegno alla candidata favorita. Infatti, l'autore non riesce che immaginarsi un banale motivo di vendetta ("restituzione del “pan” per la “focaccia” avuta 4 anni fa") quando invece dovrebbe sapere che i Verdi erano ben disposti a sostenere Zeller in presenza di condizioni che p.e. il quotidiano Alto Adige ha definito "ragionevoli". Più che una vendetta consumata fredda mi pare che i Verdi abbiano imparato a non fidarsi (ricordiamoci come allora tutti i partecipi negarono fermamente qualsiasi patto fra SVP e civiche e la prima persino di far propaganda sottomano per Dal Medico prima del ballottaggio). Quindi cosa di più ragionevole e trasparente di chiedere apertamente la rassicurazione di partecipare alla prossima giunta? I Verdi hanno fatto vari tentativi con ipotesi sia senza che con Zaccaria in giunta. Ma Zeller questa rassicurazione non era disposta a darla. Quindi i Verdi si trovavano nella stessa posizione del Team K a Bolzano per il quale Köllensperger spiega oggi sulla Tageszeitung come mai non sostenga un candidato vicino al PD: Dobbiamo dare il sostegno a una parte che ci chiede di portare i nostri voti ma dopo ma ci dirà di andarcene perché la SVP metterà il veto? Con questa argomentazione esce benissimo pur non avendo nemmeno cercato un'intesa mentre ai Verdi meranesi un comportamento più propositivo viene imputato quale banale vendetta consumata per sentimenti “anti-Svp”. Interessante anche la valutazione dell'iniziativa di Ceresara, dipinta qui come altrove quale saggia scelta idealista di chi ha a cuore l'interesse generale dei cittadini. Dov'è rimasto il giornalismo serio che chiami questo passo per quello che è, e cioè un banale atto di opportunismo? Quando mai abbiamo assistito a un candidato sindaco che non avendo raggiunto il suo obiettivo lascia la lista per la quale è stato eletto in consiglio ancor prima del ballottaggio? Dov'è il grido allo scandalo? Non c'è perché lo scandalo va additato ai Verdi, da percepirsi come rancorosi, litigiosi, vecchi e divisi. Mission accomplished.