Memoria corta

-
“Ho criticato il fatto che il Monumento alla Vittoria venga restaurato. Non chiedo l’abbattimento, ma una contestualizzazione e musealizzazione”, ha spiegato a SALTO l’ex portavoce provinciale verde Felix von Wohlgemuth, riaccendendo – assieme agli esponenti bolzanini della Süd-Tiroler Freiheit – un dibattito che si pensava concluso. Ma secondo gli addetti ai lavori, le polemiche oggi appaiono fuori tempo: il lavoro di depotenziamento simbolico e storico del Monumento è già stato fatto, grazie al percorso espositivo inaugurato nel 2014, e da allora non ci sono più state polemiche significative. "Forse perché l'operazione ha funzionato", sostiene chi se n'è occupato in prima persona.
Il Monumento alla Vittoria, progettato da Marcello Piacentini e inaugurato nel 1928 come massima celebrazione dell’italianizzazione fascista del Sudtirolo, è ancora interamente di proprietà dello Stato italiano – attraverso la Direzione Regionale Musei Nazionali del Veneto – ma oggi affidato in gestione al Comune di Bolzano. Dopo decenni di divisioni, la svolta è arrivata grazie a una non facile operazione congiunta tra Stato, Provincia e Comune.
-
La musealizzazione
Nel gennaio 2012 i tre enti firmarono un accordo di programma per trasformare il Monumento in uno spazio museale. Nasce una commissione storica paritetica composta da Andrea Di Michele, Hannes Obermair, Christine Roilo, Silvia Spada e Ugo Soragni. L’obiettivo è realizzare un percorso espositivo permanente, che sarà poi intitolato “BZ ’18‑’45: un monumento, una città, due dittature”, per contestualizzare il Monumento, raccontando non solo il Ventennio fascista ma anche l'Alpenvorland nazionalsocialista, l’italianizzazione forzata, i mutamenti urbanistici avvenuti nella Bolzano di Piacentini – e le tensioni del secondo dopoguerra.
-
Il risultato prende forma nei locali sotterranei del Monumento: una cripta e altri 13 ambienti per circa 700 metri quadrati di esposizione. L’apertura al pubblico avviene il 21 luglio 2014, alla presenza dell'allora Ministro alla cultura Dario Franceschini. Da quel momento, con il monumento storicizzato, la discussione pubblica si affievola: il Monumento è storicizzato, le scuole lo visitano numerose, così come bolzanini e turisti.
-
Il crollo del 2019
Ma la fragilità non è solo simbolica. Nel maggio 2019, una lastra di marmo di circa un metro per 20 centimetri precipita dalla facciata del monumento, spargendo frammenti tutt’intorno alla base: per fortuna, nessun ferito. L’accesso all'arco esterno viene immediatamente chiuso per motivi di sicurezza, mentre il percorso museale interno rimane accessibile fino alla chiusura per la pandemia. Durante il lockdown, vengono eseguiti una serie di interventi urgenti all’interno del percorso: infiltrazioni, umidità, allagamenti avevano danneggiato parti dell’allestimento. Il 25 settembre 2021 riapre finalmente il percorso espositivo sotterraneo, ma l’area esterna resta inaccessibile. I rilievi tecnici sono affidati al Ministero della Cultura, con il supporto dell’Università di Padova e dei suoi dipartimenti di Ingegneria Civile e Geoscienze.
-
Il 1° marzo 2022, in conferenza stampa, viene presentato l’esito degli studi: la struttura non desta preoccupazioni gravi, ma il rivestimento lapideo sì. “Il monumento fu costruito a risparmio”, commenta lo storico Andrea Di Michele. Materiali scadenti, perni metallici corrosi, malte deboli: è questa la vera fragilità del manufatto. Il distacco sarebbe stato causato proprio dal rigonfiamento e dalla corrosione dei perni interni.
A dirlo è anche Daniele Ferrara, Direttore della Direzione Regionale Musei del Veneto: “Non possiamo parlare di pieno ripristino, si interverrà puntualmente sulle parti fragili. Ci vorrà tempo e risorse. La riapertura dell’area esterna dovrà attendere”. Nel frattempo, si punta su strumenti digitali per migliorare l’esperienza di visita: una realtà immersiva con visori per realtà aumentata permetterà un “virtual tour” del Monumento.
-
Lo screening
“Da quando è venuto giù il lastrone c’è soprattutto una questione di sicurezza per il rivestimento traballante a livello statico”, spiegano dal Comune. Dopo tre anni di silenzi, arriva un primo passo verso la messa in sicurezza. L’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) entra in campo: lo scorso 19 settembre viene annunciato l’avvio di un programma articolato di analisi, conservazione e consolidamento del Monumento alla Vittoria.
-
Responsabile scientifico è l’architetta Chiara Matteazzi, affiancata da Cesare Crova (ICR) e da Paolo Faccio dello IUAV di Venezia. Il progetto prevede un approccio multidisciplinare: rilievi storici e digitali, laser scanner, fotogrammetria, analisi modali operative. Verrà creato un “Digital Twin”, un gemello digitale del Monumento che permetterà di monitorare in tempo reale lo stato di conservazione senza dover (ancora) intervenire fisicamente. Particolare attenzione sarà data all’umidità, alle fessure, ai materiali degradati. Un sistema di monitoraggio digitale con sensoristica avanzata garantirà la manutenzione, mentre gli interventi veri e propri saranno mirati, non invasivi, rispettosi dei materiali storici, con un impatto ambientale minimo. “Un lavoro di salvaguardia, con un intervento innovativo e replicabile”, precisa Ferrara.
Il sindaco Claudio Corrarati si dice soddisfatto: “È una notizia molto positiva per la città. Il Monumento alla Vittoria potrà finalmente essere maggiormente valorizzato come luogo di memoria condivisa e dialogo”. Anche la Direttrice dei Servizi Culturali del Comune, Anna Vittorio, assicura la piena collaborazione dell’amministrazione. I tempi però si annunciano lunghi – dipende da quando (e quanto) lo Stato vorrà investire nella messa in sicurezza del rivestimento esterno del Monumento.
-
La mostra
Nel frattempo, a Roma, l’Istituto Centrale per il Restauro dedica nel prossimo weekend del 27-28 settembre, in occasione delle Giornate europee del Patrimonio 2025, una mostra al progetto. Il titolo è: “Dal Monumento ai Kaiserjäger al Monumento alla Vittoria di Bolzano. Un percorso nella memoria dell’arte di costruire”. L'obiettivo resta ricostruire la storia costruttiva del manufatto. Chi oggi denuncia il “restauro” come rischio di glorificazione fascista sembra dunque avere la memoria corta. Nessuno vuole riportare il Monumento alla Vittoria a un antico splendore, né l’intervento in corso cambierà il significato dell'operazione museale già realizzata. Resterà un monumento non più minaccioso – né per l’incolumità, né per la memoria collettiva.
-
Weitere Artikel zum Thema
Politics | Interview„Ich bin ein unbequemer Zeitgeist“
Culture | BolzanoIl Monumento malato
Culture | BolzanoRiapre il Monumento
Per una volta: assolutamente…
Per una volta: assolutamente NULLA da eccepire.
La volontà di mantenere…
La volontà di mantenere quella scritta significa voler mantenere un rapporto impari tra i 2 gruppi linguistici. Rapporto in cui il gruppo linguistico italiano deve continuare ad imporre la sua lingua a quello tedesco.
Ciò significa che non c'è nessuna volontà ad arrivare ad una convivenza serena, basata sul rispetto della cultura dell'altro.
Quindi er famoso "Miteinander"? Andò sta? Più che miteinander qua è un übereinander.
Con la creazione del museo e…
Con la creazione del museo e con l’anello attorno a una delle colonne, senza dubbio sono stati fatti dei primi passi verso una storicizzazione e una musealizzazione. Molti li considerano sufficienti, e certamente vanno riconosciuti come segnali positivi. Ma resta la domanda: è davvero abbastanza?
Io credo di no. Perché, nonostante l’intervento, il monumento continua a trasmettere un messaggio celebrativo, e questo non può essere risolto solo con qualche elemento di contestualizzazione. Sarebbe stato necessario un approccio più incisivo: ad esempio, un ingresso principale e visibile sul lato frontale (non nascosto sul retro), coprire di bianco l’offensiva iscrizione sull’architrave e, perché no, anche interventi simbolici come la rimozione dei fasci littori. Tutto ciò avrebbe contribuito a una vera decontestualizzazione e musealizzazione, capace di rendere chiaro che si tratta di un’opera appartenente a un passato autoritario e non di un simbolo da preservare nella sua intatta monumentalità.
È proprio questo il punto: i passi compiuti sembrano più un compromesso politico, un modo per poter dire che “qualcosa è stato fatto”, piuttosto che un’autentica elaborazione del passato. Chi sostiene questa posizione critica, lungi dal voler riaccendere conflitti etnici, chiede semplicemente un confronto più coraggioso e onesto con la memoria. È triste e anche un po’ ingiusto che tali voci vengano liquidate come disturbatrici, quando in realtà pongono una questione legittima: come rapportarsi oggi a un monumento che continua a portare in sé una simbologia di esclusione e sopraffazione?
P.S. Ed è quasi ironico constatare che, mentre in Italia capolavori di inestimabile valore attendono da decenni fondi per un restauro, qui si stanziano milioni per un monumento degli anni ’30. Evidentemente, anche il kitsch monumentale del Ventennio gode di priorità assoluta nel bilancio culturale.
Antwort auf Con la creazione del museo e… von Felix von Wohlgemuth
Ich denke auch, dass die…
Ich denke auch, dass die Kontextualisierung bzw. der "depotenziamento" richtig und gut waren; ein erster Schritt in die richtige Richtung.
Aber das jetzt aufgetauchte Projekt seitens des Staates, eine aufwändige Renovierung eines schlecht gebauten Denkmals durchzuführen, hat die Geister geweckt, die sich bisher - erfreulicherweise - etwas beruhigt hatten. Man könnte den Moment durchaus nutzen, um im Sinne Deiner Vorschläge eine weitere Abschwächung der martialischen und faschistischen Optik des Denkmals und des ganzen Platzes anzudenken!
Für mich ist die Inschrift HIC CETEROS EXCOLUIMUS LINGUA LEGIBUS ARTIBUS jedesmal eine unerträgliche und persönliche Beleidigung.
Man denke nur, es gäbe einen spiegelbildlichen Text an einem Denkmal irgendwo in Südtirol: Was würde der für einen Aufstand generieren!!
Anstatt die Diskussion für beendet zu erklären, plädiere ich dafür, sie neu zu eröffnen!
Das Denkmal wurde zur…
Das Denkmal wurde zur Verherrlichung des Faschismus gebaut. Man kann das für gut finden und Millionen für die Restaurierung ausgeben, weil man den Faschismus weiter verherrlichen will, oder man könnte das in miserabler Qualität gebaute Denkmal dem natürlichen Verfall überlassen als Symbol dafür, dass auch der Faschismus verfallen ist - aber anscheinend ist er es noch nicht.