Democrazia diretta, il mese prossimo

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In Consiglio provinciale a Bolzano sono approdati i due disegni di legge provinciali sulla democrazia diretta (n. 6/23 e n. 7/23), promossi dall’Iniziativa per più democrazia e presentati come primi firmatari rispettivamente da Brigitte Foppa (Verdi) e Alex Ploner (Team K) e sostenuti anche dagli altri partiti d'opposizione). L’esame dei ddl non si è concluso con la votazione e sarà ripreso a novembre: il dibattito generale si è infatti protratto per l’elevato numero di interventi, che ha esaurito il tempo a disposizione dell’opposizione. Una scelta non casuale, fanno sapere i proponenti, per consentire alla maggioranza – come auspicato dalla stessa SVP – di avviare nelle prossime settimane un confronto sulle eventuali modifiche da apportare ai testi. L’offerta di trattare sui disegni di legge rappresentebbe un’apertura, dunque, “un passo in avanti”, spiega Foppa, che invita la maggioranza a mantenere l’impegno politico – già assunto da alcuni esponenti prima delle elezioni del 2023 – di rafforzare gli strumenti di partecipazione diretta. In ogni caso, con il sostegno dell'intera opposizione e di Ulli Mair, i ddl sarebbe già stati sostenuti da 18 consiglieri contro 17.
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I due disegni di legge
Il disegno di legge n. 6/23 – “Modifiche in materia di ammissibilità dei referendum e composizione della Commissione referendaria”, prima firmataria Brigitte Foppa – mira a correggere le criticità emerse nell’applicazione della legge provinciale 22/2018 sulla democrazia diretta. In particolare, prevede di chiarire la piena ammissibilità dei referendum anche sulle leggi relative alla forma di governo, superando le interpretazioni restrittive adottate dalla Commissione referendaria, nonché di riformare la composizione della Commissione stessa, oggi formata da magistrati, sostituendola con un gruppo di esperti sorteggiati tra giuristi, avvocati e costituzionalisti indipendenti, al fine di garantire maggiore imparzialità e pluralismo.
Il disegno di legge n. 7/23 – “Semplificazione della raccolta delle firme e introduzione di un sistema digitale”, primo firmatario Alex Ploner – introduce la possibilità di raccogliere firme online tramite piattaforme sicure e riconosciute, oltre alla possibilità di sottoscrivere le iniziative in qualsiasi Comune, indipendentemente dal domicilio. Il testo prevede inoltre una riduzione delle soglie: 8.000 firme per un referendum propositivo, 5.000 per un referendum consultivo, 2.500 per un’iniziativa popolare. Ploner ha spiegato che “questi numeri sono allineati con le pratiche nazionali e con quelle di altre regioni italiane”, sottolineando come oggi “la partecipazione digitale sia un diritto, non una minaccia alla democrazia”.
Foto: Team K/Verdi -
Nel suo intervento introduttivo, Foppa ha ricordato che in sette anni di applicazione della legge del 2018 “non c’è stato alcun referendum partito dal basso, ma solo uno deciso dal Consiglio provinciale stesso”, segno – ha detto – di una norma “nata per favorire la partecipazione ma divenuta un ostacolo”. Ha criticato l’attuale Commissione, che in passato avrebbe respinto iniziative popolari “con motivazioni incomprensibili”, come nel caso del Consiglio dei cittadini per il clima del 2020, giudicato inammissibile “perché avrebbe toccato la forma di governo”. Ploner ha rivendicato la necessità di “superare la paura della partecipazione dei cittadini”, osservando che “in Alto Adige servono il 2% delle firme, mentre a livello nazionale basta lo 0,1%”. Ha denunciato le “scuse” utilizzate in passato – dalla tutela dei dati alla sicurezza informatica – per bloccare la digitalizzazione delle firme, e ha fatto appello alla maggioranza: “Se respingete questi disegni di legge, quale messaggio date ai cittadini? Che non vi fidate di loro?” Ploner ha ricordato inoltre le promesse elettorali di sostegno alla democrazia diretta firmate da diversi consiglieri della maggioranza.
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I turbamenti della maggioranza
Il confronto in aula ha messo in luce un’ampia convergenza sull’importanza della partecipazione dei cittadini, ma anche profonde divergenze sulle modalità tecniche e giuridiche per attuarla. In prima battuta, il presidente della provincia Arno Kompatscher ha annunciato che la maggioranza non avrebbe votato a favore nella forma attuale, rilevando “lacune tecniche e profili di incostituzionalità” del ddl 6/23, poiché secondo il Landeshauptmann lo Statuto d’autonomia prevede solo referendum confermativi. Sulla digitalizzazione delle firme, Kompatscher ha osservato che “non è chiaro come la piattaforma dovrebbe essere implementata” e ha proposto la creazione di un tavolo di lavoro congiunto per presentare una proposta condivisa. Ha invitato l’opposizione “a evitare di costruire muri accusando la maggioranza di limitare i diritti dei cittadini”.
Dalla SVP sono giunti interventi articolati ma spesso cauti. Se Philipp Achammer ha richiamato a sua volta la necessità di evitare rischi di illegittimità costituzionale e di lavorare su “una soluzione trasversale sensata”, Waltraud Deeg ha difeso il valore della partecipazione, ma ha avvertito che “ridurre troppo il numero delle firme richiede un corrispondente aumento del quorum”. Anche per Magdalena Amhof sarebbero “eccessivamente basse” le nuove soglie proposte, mentre Rosmarie Pamer ha condiviso l’obiettivo della raccolta digitale delle firme, ma ha definito il testo “troppo vago” e ha proposto di rivederlo. Anche Daniel Alfreider, Franz Locher e Harald Stauder hanno insistito sulla necessità di evitare l’uso “strumentale o divisivo” dei referendum, pur riconoscendo l’importanza della partecipazione civica.
“Mantengo la promessa, anche se non è nel programma di governo”
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L’assessora Ulli Mair (Die Freiheitlichen), cofirmataria dei disegni di legge, ha invece ribadito la propria "coerenza politica": “Sostengo la democrazia diretta da sempre, e mantengo la promessa fatta ai cittadini, anche se questo tema non fa parte del programma di governo.” Mair ha sottolineato che “la democrazia serve a ristabilire la fiducia persa e a evitare abusi e lobbismi”, pur dichiarando di non condividere tutti i dettagli tecnici dei testi e auspicando correzioni compatibili con lo Statuto. Ha ricordato i referendum obbligatori già previsti per grandi progetti, come la centrale di pompaggio, “primi passi nella giusta direzione”.
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L'ennesimo dissing
Uno dei momenti più tesi della discussione ha riguardato, ancora una volta, l'assessore e vicepresidente della Provincia Marco Galateo (Fratelli d’Italia). Pur riconoscendo di aver firmato in passato il “Patto per la democrazia diretta”, Galateo ha ribadito di non voler figurare tra i firmatari del disegno di legge “perché presentarlo sotto la bandiera dei Verdi avrebbe dato una connotazione politica a un tema che dovrebbe restare di tutti”. Ha inoltre criticato l’uso dell’immagine di sé e del logo del suo partito da parte dei promotori dell’iniziativa, definendolo “strumentalizzazione politica”. Foppa ha replicato accusandolo di affermare “minacce e bugie”: “Galateo sa bene che gli avevamo offerto di essere primo firmatario. Non avremmo avuto alcun problema a votare un disegno di legge a firma Galateo”. Secondo la consigliera verde, la democrazia diretta “richiede umiltà e spirito cooperativo”, non tattiche di posizionamento politico. Dopo l’intervento di Foppa, Galateo è tornato a parlare denunciando di essere stato accusato ingiustamente di essere bugiardo e affermando che “si sta facendo propaganda, non democrazia”. Anche Anna Scarafoni (FdI) ha respinto le accuse di incoerenza, difendendo la democrazia rappresentativa e mettendo in guardia dai “rischi di manipolazione emotiva” nei referendum. La discussione, come detto, si è chiusa senza un voto, ma con l’impegno politico di riaprire il confronto a novembre, quando le opposizioni e la SVP potrebbero presentare emendamenti o una nuova proposta unitaria.
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Antwort auf Capisco i movimenti della… von Alessandro Stenico
Le proposte di modifica…
Le proposte di modifica della materia a livello nazionale sono tante, portare le firme ad un milione, a 800.000, oppure ad un milione così suddiviso: la metà di raccolta digitale e l'altra sui banchetti, rapportare il quorum alla percentuale dei votanti alle ultime elezioni per il rinnovo della Camera. Più richiedenti per poter convocare gli elettori, ma meno votanti per approvare i quesiti, quindi.
Proclami e schermaglie a parte, però, il ragionamento per aggiornare lo strumento dei referendum, nella maggioranza, è iniziato. E potrebbe concretizzarsi addirittura in una riforma già avviata, quella sul premierato (serve infatti una riforma costituzionale per cambiare le regole del referendum abrogativo, fissate dall’articolo 75 della Carta, con i tempi lunghi della doppia lettura). L’orizzonte, in ogni caso, non sarebbe breve. Tuttavia uno spazio per rivedere le regole, ora che la raccolta di firme è più semplice e il quorum sempre più una chimera, è in corso. E un altro intervento potrebbe riguardare la fase di verifica dell’ammissibilità dei quesiti da parte della Corte costituzionale: prevedendo un passaggio precedente all’avvio della raccolta firme, oltre alle verifiche successive.
Boh forse il problema sta…
Boh forse il problema sta nel sistema politico diviso in "maggioranza" e "opposizione".
È chiaro che in questo contesto il sistema dei referendum viene usato dall'opposizione come "salvagente " per tentare di acquisire più peso politico.
Forse i referendum / democrazia diretta hanno più senso in un sistema politico in cui la maggioranza viene formata in base alla percentuale dei voti ottenuti e il diritto all'opposizione viene esercitato anche attraverso la voce dei referendum.
Antwort auf Boh forse il problema sta… von Evelin Grenier
Il preludio della democrazia…
Il preludio della democrazia diretta in Svizzera sta nel modello consociativo della „Konkordanzdemokratie“. Ma anche quel modello non risponde più ai preludi. Nell'attuale legislatura , gli elettori elvetici hanno votato contro le indicazioni del loro governo in 9 dei 26 progetti sottoposti a votazione. Il Consiglio federale ha un problema di fiducia, giusto per chiarire, non è che al governo sono rappresentati tutti i partiti presenti nel Parlamento, sono sette i ministri attualmente di partiti di centro e anche li molti dei quesiti sottoposti a votazione sono stati proposti dalle opposizioni. Bisogna però dire che li l'informazione funziona molto meglio !
Antwort auf Il preludio della democrazia… von Alessandro Stenico
Già per il solo fatto che ci…
Già per il solo fatto che ci sia concordanza si è molto avvantaggiati, a mio parere.
Significa che per ogni decisione si debba raggiungere una sorta di compromesso, grazie al quale non ci sono "vincitori" e "perdenti". Quindi eventuali conflitti vengono appianati già sul nascere, invece di lievitare per anni o decenni, creando malcontento in alcune parti della popolazione.
„. Ploner ha rivendicato la…
„. Ploner ha rivendicato la necessità di “superare la paura della partecipazione dei cittadini”, osservando che “in Alto Adige servono il 2% delle firme, mentre a livello nazionale basta lo 0,1%”. è solo un refuso o si è sbagliato il relatore della proposta di legge? .
Se gli aventi diritto al voto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre erano 50.869.304, quale è la percentuale rispetto alle 500.000 firme necessarie per promuovere un referndum : circa l'1% (e non lo 0,1%!) e se le firme a livello nazionale venissero portate ad un milione si raggiungerebbe il 2% o mi sbaglio ????
Antwort auf „. Ploner ha rivendicato la… von Alessandro Stenico
forse si intendevano le…
forse si intendevano le proposte di legge di iniziativa popolare che a livello nazionale non sono mai andate lontano, sono rimaste uno strumento inefficace , per le quali proposte effettivamente bastano le 50.000 sottoscrizioni
Negli ultimi trent’anni meno dell’1 per cento di quelle presentate in Parlamento è arrivata in fondo all’esame parlamentare.
Negli ultimi trent’anni, infatti, quasi tutte le proposte di iniziativa popolare presentate in Parlamento non hanno avuto successo. Secondo i calcoli di Pagella Politica, nelle ultime sette legislature – considerando anche quella attualmente in corso – solo cinque proposte di legge di iniziativa popolare sulle 196 presentate in Parlamento sono state approvate definitivamente: meno del 3 per cento sul totale. Se non si considerano le proposte approvate dopo essere state abbinate ad altre proposte di legge, e quindi ampiamente modificate rispetto ai testi iniziali, la percentuale scende sotto l’1 per cento.
https://pagellapolitica.it/articoli/leggi-iniziativa-popolare-approvate