A giugno si vota
Si andrà ad elezioni anticipate in giugno. È bastata la sentenza della corte costituzionale sull'Italicum per mettere i partiti in fibrillazione. Ognuno sa che la corsa a nuove elezioni non risolverà i gravi ed antichi problemi della politica italiana. Ma tutti fingono che possa essere la soluzione ai mali cronici del paese. Ed è iniziata la corsa al fantomatico 40 per cento. Perfino Giorgia Meloni sogna di poter aggiungere uno zero al quattro per cento del suo partitino. Ma anche Matteo Salvini, Beppe Grillo e Matteo Renzi si sono iscritti a questa competizione surreale. Tutti fingono di poterci arrivare. Matteo Renzi a pochi mesi dalla sua sconfitta bruciante cerca la rivincita. Con inverosimili promesse populiste: "Se torno, abbasserò l'Irpef". Una pulsione irresponsabile che potrebbe costare cara al Partito Democratico che si è trasformato in un campo di battaglia. Dimenticando la sua recente promessa di ritirarsi dalla politica, Massimo D'Alema è salito sulle barricate, minacciando la scissione e la fondazione di un nuovo partito di sinistra. Lo assiste il presidente pugliese Michele Emiliano che con parole di fuoco dichiara guerra a Renzi. Che da parte sua spinge per votare a giugno.
Accordo a sorpresa
A sorpresa martedì sera gli emissari di Renzi Roberto Giachetti, Lorenzo Guerini, Ettore Rosato e Matteo Orfini sono riusciti a compiere un vero miracolo: un accordo tra Movimento 5 Stelle, Lega, Fratelli d'Italia e PD per cambiare la legge elettorale al senato per adeguarlo a quello della camera. La prima seduta è stata calendarizzata per il 27 febbraio. L'Italicum emendato dalla consulta sarà quindi applicato anche al senato - con il premio di lista del 40 per cento, capilista bloccati, doppia preferenza di genere e una soglia di sbarramento del 3 per cento. Rimangono da definire alcuni dettagli, ma si può presumere che a fine marzo ci sarà il voto finale che apre la strada alle elezioni anticipate. Con ovvia soddisfazione del presidente Mattarella che aveva chiesto al parlamento l'armonizzazione delle regole tra camera e senato. Quella di Renzi, messo alle strette nel proprio partito, è stata un'operazione magistrale che ha scombussolato lo schema di gioco ed evitato che a settembre possano scattare i vitalizi, soddisfando cosí una richiesta del M5S. Ma l'applicazione dell'Italicum con la sua soglia alta per il premio di maggioranza potrebbe comportare anche un rischio notevole: che le elezioni finiscono con un testa a testa - esattamente come nel 2013.
Partito Democratico nel caos
Ora nel PD la confusione regna sovrana. Sembra scontato che la minoranza non sia disposta a sostenere l'operazione. Ma già si sta lavorando ad un listone di sinistra sostenuto da D'Alema, Emiliano, De Magistris, Pisapia, Vendola ed una parte della minoranza PD nonché di Sinistra Italiana, partitino spaccato al suo interno. Non è scontato che Renzi si candidi da premier. Ricordando i milioni di No al recente referendum potrebbe lasciare la carica a Paolo Gentiloni o a Graziano Delrio, due personaggi moderati, contrari al populismo ed ai toni forti. L'accordo fra i partiti che finora si sono insultati quotidianamente potrebbe anche aprire una breccia nella guerra permanente della politica italiana.
"La campagna elettorale - già rumorosamente iniziata - aumenterà i veleni e le solite risse politiche"
Armistizio tra partiti rivali
In altri paesi la lunga serie di scosse e le recenti tragedie sotto metri di neve avrebbero portato ad una sorta di armistizio fra i partiti, ad un moto di concordia nazionale per decidere misure importanti come una diversa gestione della protezione civile. E per affrontare insieme altri problemi urgenti come la mostruosa disoccupazione giovanile arrivata al 40 per cento. Una concordia che farebbe accettare agli italiani anche medicine amare, se ci fosse solo la convinzione che possano migliorare la situazione poco invidiabile del paese. Il fatto che l'attuale premier Paolo Gentiloni sia una persona pacata e contraria alle risse politiche potrebbe essere di auspicio. Ma è difficile che succeda. La campagna elettorale - già rumorosamente iniziata - aumenterà i veleni e le solite risse politiche. Mentre lo spread sale al livello più alto da tre anni, Bruxelles minaccia una procedura d'infrazione e chiede di ridurre il bilancio dello stato di 3,6 miliardi, la crisi bancaria è tutt'altro che superata e la disoccupazione giovanile è salita a cifre mai viste, ci consola la notizia che Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver pagato 10 milioni alle olgettine per testimoniare il falso nei processi Ruby. Giusto per convincerci che in Italia non cambia mai nulla.