Il bilinguismo impossibile
Una società deve essere basata su principi di uguaglianza, tutti devono avere uguali diritti e uguali doveri e il governo di una comunità si deve prendere carico che questi principi siano realizzati.
Non pochi ritengono che in Alto Adige la minoranza italiana sia penalizzata in importanti settori (lavoro, abitazione, …). “Arme Italiener”, ho sentito pronunciare, ho perfino letto… Una delle cause di questo svantaggio è la mancanza di un bilinguismo reale che ci ponga su basi di parità. Chi afferma al riguardo la mancanza di impegno nello studio della seconda lingua non capisce o non vuole capire (ahimè quanta impenetrabilità a questa comprensione!) che non è sufficiente impegnarsi per conoscere, scrivere parlare, capire il tedesco standard che si impara a scuola. La situazione linguistica locale priva troppe volte l’italiano di ogni possibilità di capire il tedesco imparato o di esprimersi in questa lingua, perché in provincia il parlante germanofono comunica nella variante sudtirolese, o caparbiamente in italiano, se l’interlocutore parlante Standard Deutsch evidenzia una “cadenza” italofona. Inoltre, la separazione dei gruppi linguistici disposta in ogni istituzione rende difficile ogni contatto che non si limiti al convenzionale saluto di brevi incontri casuali. La consapevolezza di una frustrante situazione di svantaggio toglie lo stimolo ad imparare l’altra lingua e vede l’italiano costretto ad accettare passivamente una situazione che lo vede perdente.
L’assenza di un comune dialetto italiano (considerata povertà culturale) dovuta alla diversa originaria provenienza degli appartenenti al gruppo linguistico stesso, facilita il parlante tedesco nell’uso della nostra lingua, perché è la stessa lingua che impara a scuola (e, a suo ulteriore vantaggio, secondo le norme dell’insegnamento veicolare, che viene raccomandato/quasi imposto all’insegnante italiano, ma che al di fuori di questo contesto non viene accettato).
Dalla notte dei tempi l’italiano è per il Sudtirolo la lingua di confine, una lingua che di frequente si parlava e ancora oggi non di rado si parla anche in una famiglia sudtirolese. Al riguardo e ciononostante, sono recenti gli studi che comprovano un sensibile calo nella conoscenza della seconda lingua anche nel gruppo linguistico tedesco.
Ho insegnato a Merano e Burgraviato per più di vent’anni italiano lingua due nella scuola media tedesca, ho poi insegnato inglese lingua tre nella scuola media italiana. Come madre mi sono impegnata a crescere bilingue le mie figlie, seguendo il loro percorso scolastico nella scuola tedesca, in mancanza di una scuola con insegnamento nelle due lingue. Mi sono avvalsa per questo della mia formazione di insegnante di lingue. Ma diventare bilingue non può essere possibile solo ad una sparuta minoranza. La soluzione perché i nostri figli, i nostri nipoti possano godere degli stessi diritti, delle stesse opportunità è LA POSSIBILITA’ DI SCEGLIERE UNA SCUOLA CON INSEGNAMENTO PARITETITO, NELLE DUE LINGUE maggioritarie, secondo il modello della scuola ladina.
L’ostacolo con cui si giustifica il rifiuto di istituirla non esiste, perché nessuno viene privato del diritto di insegnamento scolastico nella sua madrelingua: si offre una possibilità in più a chi lo desidera, non la si impone. Non si deve, non si può più impedire una scelta che renda giustizia, che impedisca pari opportunità alla minoranza di una minoranza locale. La scuola con insegnamento paritetico avvantaggerebbe un’intera società, un intero territorio europeo, ponendosi ad esempio di avanguardia sotto molti aspetti, culturali, economici, sociali e spronando un’euroregione che stenta a partire, a dispetto dell’approvazione e dell’entusiasmo che viene espresso a nord e a sud del Brennero e di Salorno.
In settembre ci sono le elezioni comunali e per questo ritengo opportuno citare una legge regionale del Trentino Alto Adige che dà ai comuni ampie competenze in materia di lingue e patrimonio linguistico: “Il comune, nel cui territorio coesistono gruppi linguistici ed etnico culturali diversi, opera anche al fine di salvaguardare e promuovere la lingua, la cultura e l'identità di tutte le proprie componenti, riconoscendo alle stesse pari dignità..."
E siccome la scuola è lo strumento principe per la realizzazione di queste finalità, è logico che il consiglio comunale possa, attraverso mozioni (previste dall’articolo 13, secondo comma del Testo Unico), chiedere che la legislazione in materia venga modificata, introducendo l'insegnamento paritario nelle due lingue.
Liliana Turri