Proposte di legge “popolari” inutili?
Una tale proposta non dà diritto a un referendum nel caso che venga respinta dal Parlamento che può anche non esprimersi in riguardo oppure archiviarla subito. Di regola tutta la procedura si conclude con un breve dibattito nella Commissione competente. Per far passare una proposta di legge “popolare” bisogna essere più fortunati che in Gratta-e-vinci. Non esistono neanche dei termini chiari entro i quali il Parlamento è obbligato a occuparsi di queste proposte.
Come riporta il sito Openpolis.com nel periodo 1979-2014 su un totale di 260 proposte di legge di iniziativa popolare presentate 153 non sono mai state discusse in Parlamento, altre 104 sono state bocciate e tre accolte. Le tre proposte trasformate in legge risalgono al 1983, con l’introduzione della cosiddetta Tutela dei minori, al 1992 con le restrizioni alla caccia e la contestuale tutela dell’ambiente, ed al 1996, con le nuove norme riguardanti la scuola dell’obbligo. Tra l’altro queste tre leggi sono diventate tali solamente perché accorpate in Testi Unificati con proposte di iniziativa parlamentare o governativa.
Spesso le proposte di legge “popolari” trattano argomenti importanti per la società e l’economia, firmati da centinaia di migliaia di cittadini. La proposta di modificare il sindacato unico della polizia fu firmato di 500 mila, una sul sostegno degli anziani, avanzato dai sindacati, da 494 mila, nuove norme sulla provenienza degli alimentari perfino da 1,5 milioni di cittadini. In altre parole: l’iniziativa legislativa popolare è letteralmente mortificata in Italia. L’unico rimedio sarebbe quello di introdurre la vera iniziativa popolare sul modello californiano e svizzero, cioè di passare al voto referendario una proposta di legge “popolare” non accolta dal Parlamento entro un termine tassativo.
Man non devono sentirsi frustrati solo i promotori instancabili di iniziative popolari. Anche gli stessi parlamentari non se la cavano meglio. E per rendersene conto bisogna analizzare un’altra statistica, che riguarda specificamente questa legislatura, scrive Il Tempo online. Nel periodo 2013-14 di questa legislatura soltanto 26 disegni di legge proposti dagli eletti in Parlamento, su quasi 4000, sono stati approvati, anche all’interno di Testi Unificati: Se la percentuale d’approvazione per il Governo è del 20%, qui non arriviamo neanche all’1% (0,66%). È sconvolgente che quasi 4000 proposte di legge stiano nelle cassette del Parlamento a prendere la muffa. Tra i disegni di legge presentati tanto per fare numero, e quelli per cui non si ha tempo di discutere, le proposte dei parlamentari stanno diventando sempre di più una perdita di tempo, scrive Il Tempo.
A suffragare questo ragionamento è ancora più interessante andare a vedere quali sono le percentuali con le quali i vari partiti vanno «a bersaglio»: il massimo risultato (se così possiamo dire) lo ottiene SEL, che su 86 proposte presentate ne ha viste approvate 4, il 4,49%. Il Partito Democratico ha depositato oltre 1.400 proposte, di cui solamente 11 sono diventate legge (0,77%), ma in questo caso il PD può consolarsi perché sta al Governo le cui proposte passano in misura ben maggiore. La percentuale aumenta per Forza Italia (1,11%) e per Scelta Civica (1,77). Tutte le altre forze politiche non vanno oltre il 2%.
Insomma, il succo è che in Italia l’iniziativa legislativa sembra essere affidata in assoluta prevalenza al Governo, e che ai membri del Parlamento resta il solo ruolo di controllo e modifica. Eleggere il governo e ratificare le proposte di legge del Governo, se non mi sbaglio, non era però l’intento originale e unico del sistema parlamentare.
Heute konnte die "Initiative
Heute konnte die "Initiative für mehr Demokratie" dem zuständigen Landtagsbüro ca.11.500 Unterschriften zur Umsetzung eines besseren Gesetzes zur Direkten Demokratie übergeben !
Das freut mich und
Das freut mich und hoffentlich bewirkt dieses Volksbegehren auch was, wenn der Landtag es als starkes Zeichen der Bürger und Bürgerinnen für ein DD-Gesetz aufnimmt. Ich zweifle daran. Die Zahlen zum Volksbegehren auf Staatsebene sprechen jedenfalls eine klare Sprache: diese Art von Volksbegehren ist vor allem eine Fopperei der Bürger, Italien ist hier komplett im Rückstand.