Gesellschaft | GASTKOMMENTAR

"Osko dà voce a tutti"

Dopo le polemiche sulla trasmissione web uno degli animatori spiega: "Non dobbiamo piantare nessuna bandierina".
Oskoweb
Foto: Oskowebtv

Forse limitata, ma ho questa visione a scalare, parlando del territorio dove abito dal 1961. Europa, Euregio, regione TAA, TN e BZ, Merano. Love. 1961, gli effetti e le immagini ci sono ancora in me, di quel tempo lontano. Merano, zona caserme. L’appartamento, al piano terra, senza riscaldamento, in una vecchia caserma del 1881, che c’è ancora, la Cascino. Particolare, alle finestre sacchetti di sabbia, come nelle trincee della grande guerra; mia madre, due bambini piccoli, io 3 anni, mia sorella 1. Perché lì? Mio padre era carabiniere, trasferito dalle Marche in fretta e furia, perché qui facevano saltare i tralicci dell’alta tensione. La sera camminava avanti e indietro la sentinella armata, mentre il faro illuminava ritmicamente le nostre finestre.

Questa è la mia terra, questo l’esordio poco felice. Molti anni dopo penso di aver capito l’ovvio, l’essenziale: i sudtirolesi rivendicavano la loro terra, l’italiano era il colonizzatore. What else? Ma le questioni di territorio sono campi minati, mai del tutto resi inoffensivi. Il resto lo sappiamo, la concessione dell’autonomia e tutto ciò che ne è derivato. E la, precaria, sistemazione delle cose; anzitutto governare la convivenza tra occupato e occupante, trasformare il tutto in un esperimento politico, sociale, culturale. Incompiuto, come vediamo. In corso d’opera? Di sicuro. Per dire che oggi, la fotografia ci rimanda questo effetto in b/n coi contorni sfocati. C’è un silenzio davvero assordante. Gli storici ci dicono che italiani e tedeschi di qui si ignorano, semplicemente. Ognuno segue la sua via. Lo vediamo; ricordate FF, il settimanale, che fa la copertina su Dal Medico “l’italiano”? Un bell’imprinting etnico, tanto per chiarire come stanno le cose, non preoccupandosi (accorgendosi?) minimamente della forma. FF ha ragione, è così. Ma allora, che sta succedendo? Parliamo di indifferenza reciproca, di vasi-non-comunicanti? E quella lussureggiante, ma zootizzata, zona verde (il partito) dove – da dietro un vetro – possiamo vedere le due culture, lingue, storie parlarsi, progettare, vivere comunque un quotidiano bilingue 1 a 1. Ma, appunto, dietro un vetro. Domanda: chi sta dentro, chi sta fuori da questo spazio reso comune? Noi, di fatto monoetnici, o loro, di fatto plurietnici? Questo effetto separante – voi di là, noi di qua – ha generato l’episodio felliniano delle recenti votazioni meranesi.

Io non riesco a sezionare chirurgicamente l’accaduto: chi ha tradito, chi è il cavaliere bianco, chi ha fatto cosa, chi ha detto cosa. Vedo l’effetto, straniante, tragico, se possibile ancor più divisivo. Dove, di certo, i leader delle grandi manovre (Diego, Karl, Cristina) – sorta di generali attestati sulle colline col binocolo, mentre dalla valle sale il polverone con tutti dentro – in primis usano il dico-non dico. Ora, numeri alla mano – conforto della matematica – governa una giunta col sindaco italiano e una vice tedesca; fatto raro, recentemente. All’opposizione la coalizione con i Verdi – in pieno effetto verdeutschung – e quel che resta del centrosinistra italiano. Per 3 anni e mezzo vedremo quel che accadrà. Ma la commedia felliniana ci consegna ogni tanto le vampate di calore – e pure le censure – di chi ora deve accamparsi sui banchi dell’opposizione. Comprensibile, come il balzo in avanti del cavallo che non si aspetta di essere marchiato. In questa commedia, in pieno stile manganelliano aggiungo, noi di OSKO facciamo la nostra parte. Abbiamo ospitato tutti nelle nostre trasmissioni – e continuiamo a farlo, a volte ricevendo cortesi dinieghi – e proviamo a raccontare quel che succede, utilizzando però non la cifra della speculazione politica, ma quella del racconto in prima persona: chi sei, da dove vieni, qual è la tua storia, che politica hai in testa, qual è la tua idea di città? Altro non possiamo e non vogliamo fare. Ed è esattamente qui che nasce la censura verso di noi: OSKO non opera, non ragiona nelle categorie della politica – in primis l’ideologia – ma in quelle culturali e da queste estrae- o pensa di estrarre – l’essenza della persona, la sua vera cifra personale e stilistica. E spogliamo, credo, il re e visto il suo didietro diciamo che è nudo. E che cos’è questa nudità? E’ che viviamo in una piccola città confinaria, dove ci conosciamo tutti, e dove lo spettacolo della politica è un traballante carro di Tespi, che gira stancamente nei quartieri cittadini con lo stesso spettacolo. OSKO non può registrare e stare dietro al vuoto pneumatico delle dichiarazioni-di-intenti, dei bianchissimi e giustissimi valori sbandierati qui e là da tutti (chi governa, chi sta all’opposizione). E non ci sta a bollare nessuno appendendolo pubblicamente alla sua storia e alle sue radici, ma vuole capire oggi chi è, cosa fa e cosa pensa. Guardate, OSKO sa benissimo cos’è destra e sinistra, cultura e populismo, volgarità e menzogna, limiti umani e via discorrendo. Ma noi, a differenza di altri, non abbiamo bandierine da piantare come unico scopo per aggrapparsi a identità sempre più deboli e frastagliate che tutti abbiamo l’obbligo morale e politico di aggiornare. OSKO dà voce a tutti, approfittatene.

Bild
Profil für Benutzer △rtim post
△rtim post Mo., 06.12.2021 - 11:50

Früher gab es in Meran Gasthäuser ..., in denen noch diskutiert und auch "politisiert" wurde.
Gut, wenn heute auf andere Weise versucht wird, den Verlust der Debattenkultur und deren demokratiepolitischen Folgen für das Gemeinwesen entgegenzuwirken. Danke den Initiatoren!

Mo., 06.12.2021 - 11:50 Permalink