Formazione fra le Alpi per i giovani tunisini
Lorenzo Dellai torna nelle cronache regionali dopo il massacro del Museo di Tunisi con una proposta forte: aiutare in Trentino a costruire una nuova elite democratica per il paese del Nordafrica. Perchè ci interessi ciò che succede anche sulla sponda sud del Mediterraneo. Nordafrica molto legato alla nostra regione, certamente anche per un'immigrazione ormai “datata” di fine anni Ottanta inizio anni Novanta. Ad esempio dal 1989 vive a Trento Saadi Brahmi, imprenditore nel settore dei trasporti che da ottobre siede nel Parlamento tunisino.
Dellai nel suo editoriale ha voluto sottolineare come Trento sia la città di Chiara Lubich (fondatrice dei “Focolari”), di tanti missionari religiosi e laici e di molte organizzazioni di cooperazione internazionale. Oltre ai tanti giovani stranieri iscritti all'Università, fra Trento e Rovereto sono ospitati molti centri di monitoraggio, studio e formazione in tema di conflitti e di aree geopolitiche critiche. Tra questi ad esempio l'Osservatorio sui Balcani, che sta subendo in questi giorni pesanti tagli di personale venendo a mancare finanziamenti pubblici. Quindi il Cerpic, progetto di ricerca sulla politica internazionale e la risoluzione dei conflitti diretto da Filippo Andreatta (figlio dell'ex ministro Beniamino), poi ad esempio il Centro di formazione alla solidarietà e la Scuola di studi internazionali.
Due le proposte: attivare un «media civico» organizzato, sul quale i giovani trentini e tunisini possano condividere, riflettere, discutere. Quindi ospitare per periodi di formazione gruppi di studenti tunisini, così come avviene nella realtà della Rondine di Arezzo.